Articles by: Alessandra Grandi

  • Don’t miss the Miss. L’italiana più bella nel mondo, la ricerca passa anche per New York

    Per il secondo anno consecutivo Commissione Giovani NY e The Sunday NYC organizzano per lo Stato di New York, il concorso che seleziona le candidate a diventare la rappresentante USA per Miss Italia nel mondo.

    L’evento da non perdere si terrà sabato 20 Febbraio al Marquee (289 10th Avenue & 27th Street), a partire dalle 6.00 pm.
     

    Ma questo lungo viaggio comincia su Internet. In tempi di comunicazione virtuale, anche la selezione ai concorsi di bellezza passa per la rete. La prima scelta è stata fatta proprio on-line, dove di 30 ragazze 15 si sono già conquistate la passerella del 20 febbraio.

    Tra queste quindici cinque vinceranno la possibilità di partecipare alla finale americana che si terrà il prossimo 26 aprile. Una “battaglia civile” per cui ogni Stato (o quasi) mette in gara le sue rappresentati italo-americane più belle. La vincitrice rappresenterà gli Stati Uniti d’America in Italia. 
     

    Quella del 20 febbraio si preannuncia essere una serata ricca di sorprese, con momenti di intrattenimento in puro stile yankee, giurati seri pronti a divertirsi e ragazze agitate come da copione, ma che vivono l’esperienza con il sorriso e la leggerezza del gioco.

     

    Quali sono i requisiti per partecipare? Tanto per cominciare essere di nazionalità italiana, o avere almeno un genitore o un nonno di nazionalità italiana;  avere una conoscenza quanto meno elementare della lingua italiana; aver compiuto almeno diciassette anni e non più di ventisei; essere residenti negli Stati Uniti da almeno sei mesi entro la data del 30 Giugno 2010; essere di condotta incensurabile, e comunque non essere mai state implicate in fatti o vicende di pubblica rilevanza offensivi della morale comune.
     

    Poi ovviamente devono essere belle, ma non solo. Ci vuole qualcosa in più, quell’elemento difficile da spiegare, ma speriamo facile da riconoscere. Che sia spontaneità, freschezza, personalità, questo solo i giurati potranno stabilirlo e trovarlo. La ricerca passerà attraverso tre sfilate ed un confronto diretto con la giuria, composta da personalità di spicco della comunità italo-americana newyorchese. 

    Chiediamo a Graziano Casale, presidente della Commissione Giovani NY, come sono queste italo americane e che legame hanno con l’Italia.
     

    Lui ci racconta che per la maggior parte sono giovani nate qui di seconda o terza generazione, che si sentono molto italiane, cresciute con un legame affettivo per un paese che a volte non conoscono direttamente. La loro cultura italiana è spesso regionale, legata al luogo di provenienza della famiglia. Ma hanno viva la curiosità e il senso di appartenenza a quel paese lontano, ricco di fascino e tradizioni.
     

    Il più delle volte scelgono di partecipare per divertimento, senza delle vere ambizioni professionali legate al mondo dello spettacolo. Alcune di loro però hanno scoperto, proprio in occasione di questo concorso, di voler espandere i loro orizzonti nello show business e allo stesso tempo di voler accrescere la loro italianità. Insomma sembra questa essere un’occasione per riviere l’Italia attraverso lo sguardo di chi ha costruito l’Italia all’estero. Un gioco che sa di realtà. Un evento mondano che parla due lingue (in senso letterale, perché la serata sarà bilingue), ma che in fin dei conti ne utilizza solo una: quella della bellezza. So, don’t miss the Miss. 
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    MISS ITALIA NEL MONDO USA:

    THE SEARCH FOR THE NEXT MISS ITALIA NY 2010

    Saturday, February 20th, 6pm

    BUY TICKETS HERE
     
     
     

  • Events: Reports

    Independent Italian Film for a New York Audience

    Over the next few days, the Italian Cultural Institute of New York and Anthology Film Archives remind us that art knows no boundaries of time, language, and space.  
    Art, when it is good, survives and lives on with the audience, sharing stories and opinions that do not die but instead return to open our world of doubt. 

    The art that comes to find us, perhaps for the first time in New York, is that of Carmelo Bene, Franco Brocari, and Mario Schifano. The passionate young people responsible for this exceptional event are part of the association Vistanova, who also organized the Lucca Film Festival. The three-day event dedicated to independent Italian cinema begins on Friday, February 12, at the Anthology Film Archives, 32nd Avenue, NYC.
     

    Carmelo Bene, Franco Brocari, and Mario Schifano were friends who also shared the same vision, one of independent poetics that flowed through the underground culture of the 1970s. The aesthetics of Italian underground cinema is strongly linked, despite the physical distance, to the avant-garde New American cinema in New York, which attracted experimental filmmakers such as Warhol, Conner, Man Ray and many others. 

    Their mission was to erase the barriers that isolate experimental media by combining cinema with other art forms while transforming filmmakers, producers, and distributors of their own films into “artistic operators.” There was no single way of being a filmmaker; you could make films with the eyes of a painter-photographer, musician, poet, actor, or performer, and develop new film techniques in the process. 

    “Carmelo Bene,” the young people from Vistanova told us, “was primarily known as a writer, actor, and stage director before filmmaker. Mario Schifano was a renowned painter and along with Brocari, lived and worked in Rome during the ‘60s and ‘70s, a flourishing period of artistic and cultural activity. Through their search to arrive at a deeply personal style of filmmaking, one can identify everyone in the Italian underground scene who preferred to create narrative films that could revolutionize cinema but also reach people beyond the barriers of the avant-garde. This film series offers a rare opportunity to see a selection of their work – five feature films recently restored and rarely seen in the United States.”
     

    To promote this hidden world to the next generation here in New York, this weekend’s retrospective is dedicated to highlighting the important work of these three Italian artists. 

    Here is the schedule:  

    FEB 12 at 7:15 PM

    NECROPOLIS by Franco Brocani, 1970  

    FEB 12 at 9:30 PM

    SCHIFANOSAURUS REX by Franco Brocani, 2008 

    FEB 13 at 6:30 PM

    OUR LADY OF THE TURKS / NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI by Carmelo Bene, 1968 

    FEB 13 at 9:15 PM

    SALOMÈ by Carmelo Bene, 1972 

    FEB 14 at 4:30 PM

    NECROPOLIS by Franco Brocani, 1970 

    FEB 14 at 6:30 PM

    UMANO NON UMANO by Mario Schifano, 1969 

    FEB 14 at 8:30 PM

    SCHIFANOSAURUS REX by Franco Brocani, 2008 

    The retrospective is curated by the Lucca Film Festival (the Vistanova organization) in association with the Italian Cultural Institute of New York and Anthology Film Archives. The films are all in Italian with English subtitles.

  • Il cinema indipendente italiano si racconta

    L’Istituto Italiano di Cultura di New York e l’Anthology Film Archives ci ricordano in questi giorni che l’arte non conosce confini di tempo, di lingua e di spazio.

    L’arte, qundo è buona, sopravvive e si rinnova nel pubblico che la segue, raccontando storie e opinioni che non muoiono e tornano ad aprire il nostro mondo di dubbi.

    L’arte che torna a trovarci, anzi raggiunge New York forse per la prima volta, è quella di Carmelo Bene, Franco Brocari e Mario Schifano. Il merito di questo evento eccezionale è dell’appassionato coinvolgimento dei curatori, Andrea Monti e Alessandro De Francesco, collaboratori dell’associazione ‘Vistanova’ che organizza il Lucca Film Festival. Parte quindi venerdi 12 Febbraio la tre giorni dedicata al cinema indipendente italiano. Banned Broken Sky, questo il nome della rassegna che avrà luogo all'Anthology Film Archives, 32 Second Avenue.
     

    Carmelo Bene, Franco Brocari e Mario Schifano erano amici ed erano accumanti da una visione, una poetica indiependente che scorreva sotterranea alla cultura degli anni 70.

    L’estetica cinematografica underground italiana si è fortemente legata, nonostante la distanza, all’avanguardia del New American Cinema newyorchese, popolata dalla sperimentazione cinematografica di Andy Worhol, Jonas Mekas, Conner, Man Ray e moltissimi altri.

    La loro missione era far cadere le barriere che isolavano le sperimentazioni espressive, unire il cinema e le altre arti e trasformare il film-maker, produttore e distributore dei propri film, in un «operatore artistico». Non esisteva un unico modo di essere film-maker, si poteva fare cinema con gli occhi del pittore, fotografo, musicista, poeta, attore, performer, arrivando ad elaborare nuove tecniche cinematografiche.

    “Carmelo Bene – hanno detto i ragazzi di Vistanova - era soprattutto conosciuto come scrittore, attore e regista teatrale, prima ancora che film maker. Mario Schifano era un rinomato pittore e, insieme a Brocari, lavorarono e vissero tutti a Roma negli anni sessanta e settanta, in un florido periodo di attività artistiche e culturali. Tramite le loro ricerche di raggiungere una profonda e personale forma di cinema, si possono identificare tutti nella scena underground italiana, che preferiva creare film narrativi in grado di rivoluzionare il cinema, ma di raggiungere anche le persone oltre le barriere delle avanguardie. Questa serie offre una rara possibilità di assistere ad una selezione dei loro lavori, 5 lungometraggi recentemente restaurati e raramente visibili negli Stati Uniti.”

    Per far conoscere questo mondo nascosto alle nuove generazione, anche qui a New York, nasce quindi la retrospettiva dedicata ai tre aritsti italiani, nel corso del prossimo week end. Questo il programma:

    FEB 12, 7:15 PM

    NECROPOLIS di Franco Brocani 1970,

    FEB 12, 9:30 PM

    SCHIFANOSAURUS REX di Franco Brocani 2008

    FEB 13, 6:30 PM

    OUR LADY OF THE TURKS / NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI di Carmelo Bene 1968

    FEB 13, 9:15 PM

    SALOMÈ di Carmelo Bene 1972

    FEB 14, 4:30 PM

    NECROPOLIS di Franco Brocani 1970

    FEB 14, 6:30 PM

    UMANO NON UMANO di Mario Schifano 1969

    FEB 14, 8:30 PM

    SCHIFANOSAURUS REX di Franco Brocani2008

    La rassegna è curata da Lucca Film Festival (associazione Vistanova) in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di New York e con l’Anthology Film Archivies. I film saranno tutti sottotitolati in inglese.

  • Art & Culture

    Vision of wine

    Sens of Wine is the best name that Luca Maroni could give his creation, an international event dedicated to the promotion of wine culture. Because this is not an ordinary wine festival but a taste and sensory journey through a product that is not simply consumed, but one that should be discovered, understood, and felt.  
     

    The 2010 event was again held in the beautiful and impressive building that houses Cipriani 42 in New York City. Hundreds of people were drawn there over the course of the day on Thursday, February 4 and were seduced by the many Italian wines, by the excellent (and authentic) Italian food offered at Cipriani, and for the first time by the powerful works of art which allowed visitors to look at wine from a new perspective.  

    It is an experimental form of art that doesn’t have a name and that so far seems to be an exclusive pursuit of two Roman artists. Fabrizio and Piero’s artistic adventure came about two years ago in front of a painting on wood made by Piero’s father in the 1970s. In a moment, the two friends understood what they wanted to accomplish, and from there they could not stop. 

    They told us how they go about creating their work. The beginning is primal – everything begins with a primitive gesture, one that’s “male” and aggressive: splitting the slab of wood.

    Equipped with a chisel, they rip off the first layers of wood and allow the idea that is hidden within to emerge.  

    Piero has a different approach than Fabrizio, one that’s more reflective. He often begins with a precise idea, although in most cases the idea is transformed over the course of making the art and it eventually becomes what it wants to become. The artists give form to an idea that in some ways departs from will and awareness.   

    This follows a softer phase, using filings, where sand and paint imbued the painting with a feeling of calm and balance. These two states of mind, the aggressive and the most gentle, met and balanced each other in the work. 

    At their studio, Officina Materica, is where the release, creation, and discovery of senses take place. In exactly the same way shapes change as compared with an original idea, they change in the viewer’s vision in the same way. They are abstract works that are left open to interpretation and which inspire the primitive and sensitive imagination of the observer. They are works that hold secrets, the secrets of those who invented them and who read their own emotional experiences between the splintered grains of wood. 

    At Sens of Wine the paintings accompany and enrich the journey of those viewers who recognize a combination of colors and emotions reflected between what he tastes and what he observes. It’s like watching and actually seeing what you taste. 

    In his studio on Isla Negra, Pablo Neruda had a desk that essentially consisted of a piece of wood found on a beach. He would say that it was a gift from the ocean.

     
    I look at these paintings, which at one time were mute planks of wood, and I see the vision and sensibility of the men capable of giving new meaning to gifts from nature.

  • Vision of wine

    Sens of Wine è il miglior nome che Luca Maroni potesse dare alla sua creatura, una manifestazione internazionale dedicata alla promozione della cultura vinicola. Perché non si tratta semplicemente di una fiera del vino, ma di un percorso gustativo e sensoriale attorno ad un prodotto che non va semplicemente consumato, il vino va scoperto, capito, sentito.

    L’edizione 2010 della manifestazione si è nuovamente tenuta nella suggestiva e imponente cornice del Cipriani 42 di New York. Sono stati chiamati a raccolta centinaia di persone che nel corso della giornata di giovedì 04 Febbraio si sono lasciate sedurre dai tantissimi vini italiani, dall’ottimo cibo italiano (quello vero) al buffet di Cipriani e per la prima volta dalle potenti opere artistiche che hanno permesso di vedere il vino da una prospettiva inedita.
     

    Dopo il fortunato incontro romano dello scorso novembre tra Sens of Wine e Officina Materica, Luca Maroni ha coinvolto Fabrizio Di Nardo e Piero Orlando anche nell’edizione newyorchese.

    Abbiamo fatto due chiacchiere con gli artisti, che per la prima volta scoprono e si fanno scoprire da New York. Il loro entusiasmo è coinvolgente e il pubblico che partecipa all’evento è attratto e incuriosito dalla loro arte innovativa. Così come accade per il vino, anche queste opere richiedono un’esperienza sensoriale completa, vanno vissute col corpo. Capita di rado di poter toccare un quadro, in questo caso sono gli artisti stessi che chiedono a chi osserva da lontano di usare le mani insieme agli occhi.

    Le loro sono opere d’arte materiche, realizzate sul legno, con l’utilizzo della sabbia e dei colori. I quadri emergono, si strutturano, si animano, e cambiano con il cambiare della luce, della prospettiva, forse persino con lo stato d’animo di chi le fruisce.

     
    È un’arte sperimentale che non ha un nome e che fino ad ora sembra essere una ricerca esclusiva dei due artisti romani. L’avventura artistica comune di Fabrizio e Piero nasce all’incirca due anni fa davanti ad un quadro su legno realizzato dal padre di Piero negli anni 70. In un momento i due amici hanno capito cosa avrebbero voluto realizzare e non si sono più fermati.

    Ci raccontano come nasce un loro quadro. L’inizio è ancestrale, tutto comincia con un primo gesto primitivo, “maschio” e aggressivo: spaccare la lastra di legno.

    Muniti di scalpello strappano via i primi strati di legno e fanno uscire l’idea che è nascosta lì dentro.

    Piero ha un approccio diverso da Fabrizio, più riflessivo. Spesso comincia con un’idea precisa, anche se il più delle volte quell’idea si trasforma in corso d’opera e l’arte diventa ciò che vuole diventare. Gli artisti sono gli esecutori di un’idea che in qualche modo prescinde dalla volontà e dalla consapevolezza.

    Segue una fase più dolce, di limatura, dove si utilizza la sabbia ed il colore e penetra nel quadro un sentimento di quiete ed equilibrio. I due stati d’animo, quello aggressivo e quello più docile, s’incontrano e si bilanciano.

     
    La loro Officina Materica è il luogo dello sfogo, della creazione e della scoperta dei sensi.Esattamente come la forma muta, rispetto ad un’idea originaria, nel momento in cui accade, allo stesso modo muta nella visione di chi osserva. Sono opere astratte che si lasciano interpretare e che colpiscono l’immaginazione primitiva e sensibile di chi le osserva e vive. Sono opere che conservano dei segreti, i segreti di chi ha inventato e di chi legge tra le venature scheggiate del legno le proprie esperienze emotive.

    In occasione di Sens of Wine i quadri accompagnano e arricchiscono il viaggio di chi riconosce una combinazione di colori ed emozioni tra ciò che gusta e ciò che osserva.

    È come guardare ed effettivamente vedere ciò che si sta assaporando.

    Pablo Neruda aveva nel suo studio di Isla Negra una scrivania costituita essenzialmente da un pezzo di legno trovato sulla spiaggia. Diceva che era un dono dell’Oceano.

    Osservo questi quadri, che una volta erano lastre mute di legno intrecciato, e vedo lo sguardo e la sensibilità degli uomini capaci di dare nuovo senso ai doni della natura.

  • Art & Culture

    Open Your Eyes...and Live "The Draw"

    On the occasion of the RAI Fiction Week, the world premiere of the TV Film “Il Sorteggio” [The Draw] took place on Tuesday, January 19, at Casa Italiana Zerilli-Marimò of NYU. Produced by RAI Fiction and directed by Giacomo Campiotti, the film stars Giuseppe Fiorello and offers a special appearance by Giorgio Faletti.
     

    The Draw is the story that was missing, the story that related the 'Years of lead' from the point of view of the third party, the people.

    Up until now the world of cinema has narrated the history of the Red Brigades either seen from the eyes of the State, or from the eyes of the terrorists. But the real unwilling protagonists of the story – the Italians – were caught somewhere in the middle.

    Those who were harmed have never had a voice within the national fiction. This film gives them back a voice by showing average men and women – who fight daily battles to gain bread and a parenthesis of lightness and passion – telling us about those distant 1970s. These citizens don't recognize themselves in the State, and aren't even aware of it. The State is seen as a master that takes without giving back. But at the same time they don't agree with the methods and the violence of the terrorists. It's them, the passengers of a derailed train, that must find their own answer, their fragile balance between that in which they believe and that which they must respect.
     

    The film takes place during the '70s in Turin, observing the life of FIAT workers. Tonino (Giuseppe Fiorello) is a man who lives without being overly concered about life. He's not serious with his girlfriend (Gioia Spaziani), isn't interested in the battles of his fellow workers, or in politics, doesn't care about his mother's expectations. His way of conquering lightness is by dancing. Tango is his suspension from the world, far from responsibility and hard work. But chance, a draw, forces Tonino to come to terms with his role in society.
     

    The time comes for him to make a choice, to take a side and decide what kind of man to be. He gets drawn for jury duty for a trial against the Red Brigades. His first reaction is one of confusion, not understanding what the State wants from him. What follows is an adolescent kind of joy in getting some days of paid vacation. But in the end, chilling, comes fear. Terror.
     

    One by one, all the members of the jury are threatened by the Red Brigades. If the legal number of six members (six righteous people, as pronounced by the judge, played by Ettore Bassi) isn't reached, then the trial can't take place. And that's the objective of the accused: dismantle the State's structure through terror. 

    Tonino is caught in the middle. He seeks help from his friend Gino, a Labor Union leader  played by Giorgio Faletti, to find a solution to his doubts. Gino believes in individual responsibility, in the power of the single person, in reason, and that the State often makes mistakes, but also that mistakes can't be washed away with blood. He tells him that is he declines his duty he loses the right as a free citizen to complain and criticize the wrongs of his country. Because the State is made of people who make choices.
     

    Tonino is a tightrope walker, making his way along the thin rope of his conscience, knowing he could get killed, but also realizing that if he declines, he would be giving up the only opportunity he'd have to make a difference and would still be killing a part of himself.
     

    The movie was screened to a full house and the public was moved and appreciated the film. Members of the cast and crew of this challenging project declared their satisfaction for having presented the film for a New York audience.

    The director told us that he doesn't consider this a historical film, but a film about the relationship between citizen and State that equally describes Italy today. 

    In relation to this Giuseppe Fiorello told us that growing up in Sicily, the terrorism of the Red Brigades was hardly noticed, since there was another kind of terrorism to deal with on a daily basis, Mafia.
     

    That is why he chose to play this role. “I didn't know many of the facts that the movie relates and that's why I accepted the part. I frequently choose my characters because they represent the opportunity to get a closer look at reality and events I ignore. Luckily I don't know anything – he said with a smile – so I always have the chance to learn something.”

    Luckily we can see this old story through a new pair of eyes, making it become a story about Italians today. Luckily we learn to recognize and admire the silent righteous men.

     

  • Art & Culture

    Open Your Eyes...and Live "The Draw"

    On the occasion of the RAI Fiction Week, the world premiere of the TV Film “Il Sorteggio” [The Draw] took place on Tuesday, January 19, at Casa Italiana Zerilli-Marimò of NYU. Produced by RAI Fiction and directed by Giacomo Campiotti, the film stars Giuseppe Fiorello and offers a special appearance by Giorgio Faletti.
     

    The Draw is the story that was missing, the story that related the 'Years of lead' from the point of view of the third party, the people.

    Up until now the world of cinema has narrated the history of the Red Brigades either seen from the eyes of the State, or from the eyes of the terrorists. But the real unwilling protagonists of the story – the Italians – were caught somewhere in the middle.

    Those who were harmed have never had a voice within the national fiction. This film gives them back a voice by showing average men and women – who fight daily battles to gain bread and a parenthesis of lightness and passion – telling us about those distant 1970s. These citizens don't recognize themselves in the State, and aren't even aware of it. The State is seen as a master that takes without giving back. But at the same time they don't agree with the methods and the violence of the terrorists. It's them, the passengers of a derailed train, that must find their own answer, their fragile balance between that in which they believe and that which they must respect.
     

    The film takes place during the '70s in Turin, observing the life of FIAT workers. Tonino (Giuseppe Fiorello) is a man who lives without being overly concered about life. He's not serious with his girlfriend (Gioia Spaziani), isn't interested in the battles of his fellow workers, or in politics, doesn't care about his mother's expectations. His way of conquering lightness is by dancing. Tango is his suspension from the world, far from responsibility and hard work. But chance, a draw, forces Tonino to come to terms with his role in society.
     

    The time comes for him to make a choice, to take a side and decide what kind of man to be. He gets drawn for jury duty for a trial against the Red Brigades. His first reaction is one of confusion, not understanding what the State wants from him. What follows is an adolescent kind of joy in getting some days of paid vacation. But in the end, chilling, comes fear. Terror.
     

    One by one, all the members of the jury are threatened by the Red Brigades. If the legal number of six members (six righteous people, as pronounced by the judge, played by Ettore Bassi) isn't reached, then the trial can't take place. And that's the objective of the accused: dismantle the State's structure through terror. 

    Tonino is caught in the middle. He seeks help from his friend Gino, a Labor Union leader  played by Giorgio Faletti, to find a solution to his doubts. Gino believes in individual responsibility, in the power of the single person, in reason, and that the State often makes mistakes, but also that mistakes can't be washed away with blood. He tells him that is he declines his duty he loses the right as a free citizen to complain and criticize the wrongs of his country. Because the State is made of people who make choices.
     

    Tonino is a tightrope walker, making his way along the thin rope of his conscience, knowing he could get killed, but also realizing that if he declines, he would be giving up the only opportunity he'd have to make a difference and would still be killing a part of himself.
     

    The movie was screened to a full house and the public was moved and appreciated the film. Members of the cast and crew of this challenging project declared their satisfaction for having presented the film for a New York audience.

    The director told us that he doesn't consider this a historical film, but a film about the relationship between citizen and State that equally describes Italy today. 

    In relation to this Giuseppe Fiorello told us that growing up in Sicily, the terrorism of the Red Brigades was hardly noticed, since there was another kind of terrorism to deal with on a daily basis, Mafia.
     

    That is why he chose to play this role. “I didn't know many of the facts that the movie relates and that's why I accepted the part. I frequently choose my characters because they represent the opportunity to get a closer look at reality and events I ignore. Luckily I don't know anything – he said with a smile – so I always have the chance to learn something.”

    Luckily we can see this old story through a new pair of eyes, making it become a story about Italians today. Luckily we learn to recognize and admire the silent righteous men.

     

  • Una malattia senza nome, la scienza senza risposte, una famiglia che non si arrende



    Ho incontrato Massimo Quaranta, sua moglie Anita e le loro due figlie, Alessandra e Serena, alla stazione centrale prima che prendessero, come ogni giorno, il treno che da New York li riporta a Mahopac, dove vivono ormai da Novembre. Sono tre anni, da quando è nata Serena, che vivono in marcia.

    Serena fin dalla nascita è affetta da Encefalopatia Epilettica, ma nessun medico finora è riuscito a chiarire il suo quadro clinico, a capire cosa provochi le sue violentissime e frequenti crisi e soprattutto ad individuare una cura. Ma se adesso si trovano negli Stati Uniti è per seguire la speranza di una nuova terapia e magari di una guarigione.
     
    La storia della malattia di Serena, e del calvario che inevitabilmente ne segue, comincia a pochi giorni dalla sua nascita. I genitori notarono subito che la neonata mangiando si soffocava, ma la prima risposta generale fu che era lei ad essere troppo vorace e che mangiando avidamente non riusciva a respirare.

    Ma i disturbi continuavano e si facevano sempre più insistenti e preoccupanti, tanto da spingere al ricovero presso l’Ospedale S.S. Annunziata di Taranto. I medici non collegarono mai quei disturbi al richiamo dell’Engerix B, vaccino per l’epatite B, che la madre ha fatto durante il primo mese di gravidanza, quando non sapeva ancora di essere incinta, nonostante all’epoca sia il medico pediatra che il ginecologo avessero escluso delle conseguenze sul feto. La gravidanza è seguita regolare e la bambina alla nascita pesava ben kg 3.860 per 51 cm di lunghezza.
     
    Quella che segue non è soltanto una complicatissima storia clinica, ma è soprattutto una drammatica storia umana, vissuta e raccontatami con coraggio e amore.
    Massimo e Anita vengono da Grottaglie, in provincia di Taranto, e hanno attraversato l’Italia alla ricerca di una risposta ed una soluzione per la figlia minore. Dall’ospedale G. Gaslini di Genova, al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, al Sant’Andrea e infine al Bambin Gesù di Roma. Nessun medico è riuscito ad elaborare una diagnosi precisa, ma quel che più lamentano in genitori di Serena, nessuno medico ha dimostrato capacità di ascolto. È dall’inizio della vicenda che Massimo Quaranta, vivendo quotidianamente le crisi della bambina, sostiene che il suo sia un problema metabolico, semplicemente considerando il fatto che le crisi si scatenano per l’appunto nel corso dell’ora successiva al pasto. Qui negli Stati Uniti sembrerebbe che le sue ipotesi abbiano trovato una conferma attraverso l’assistenza medica della dottoressa Giuseppina Benincasa Feingold, che sta operando su Serena la sinergy hbot, una terapia innovativa della medicina iperbarica.
     
    A tre anni Serena non è in grado di mantenere il busto ed il capo in posizione eretta, non fissa lo sguardo, non sorride, non parla, non afferra gli oggetti, non risponde agli stimoli. Ha in media 7/8 crisi epilettiche forti al giorno, più altre d’intensità inferiore. È affetta da intossicazione da metalli pesanti, probabilmente concausa della malattia, per cui va regolarmente disintossicata.

    Una delle tante difficoltà che riscontrano i medici è data inoltre dal fatto che le scariche nervose sono multifocali e partono contemporaneamente da diversi punti del cervello, e non in uno solo, impedendo quindi un intervento operatorio. La bambina va tenuta sotto controllo giorno e notte, perché durante attacchi improvvisi spesso vomita e rischia il soffocamento. Quello che ha, ma che forse non sa di avere, è l’immenso amore dei genitori, che non si arrendono all’incapacità della scienza di dare una risposta.
     
    Le cure che sta affrontando in questo momento sono costosissime e non possono essere effettuate in Italia per divieto di carattere normativo. È per questo che i Quaranta sono venuti a Mahopac, dalla dottoressa Feingold del Valley Health and Hyperbarics, per poter migliorare la qualità di vita di Serena.


     La storia della vicenda della piccola

    Serena Quaranta raccontata dalla voce dei suoi genitori
     
     
    Qui hanno trovato non solo terapie innovative e medici disponibili, ma anche una comunità italo-americana coinvolta e disponibile.
    “Ci teniamo a ringraziare le associazioni di italo americani in America, che sono per noi di grande supporto. L'AMNI di New York, lo stesso vale per la Federazione delle Associazioni della Campania USA , ed i pugliesi, in particolare nella persona di John Mustaro. Tutti, appena sentono la nostra storia e sanno che siamo italiani dimostrano grande disponibilità e partecipazione. “
     
    Quali sono le difficoltà maggiori che invece avete riscontrato venendo qui?
     
    La prima difficoltà è stata alimentare. Trattandosi il suo di un problema principalmente metabolico, Serena è intollerante a diversi alimenti, tra cui glutine e lattosio. Sfortunatamente qui troviamo alcuni alimenti che potrebbero andare bene per lei, ma che rivelano contenere degli altri componenti dannosi. Trovare un equilibrio è difficilissimo. L’altra problematicità è invece normativa. Abbiamo infatti sempre bisogno di ricevere dall’Italia i farmaci essenziali alla cura di Serena, ma sfortunatamente le leggi che governano l’esportazione dei farmaci dall’Italia non concordano con le regole per l’importazione negli Stati Uniti. Stiamo cercando una risposta ed un sistema che ci permetta di assistere Serena anche attraverso la risoluzione di questi problemi.
     
    Avete riscontrato altri casi come quello di Serena in Italia? Qual’ è la casistica e come affrontano questa malattia senza nome le altre famiglie?
     
    Abbiamo scoperto altri casi, soprattutto in Puglia, principalmente a seguito della nostra apparizione a Mattino 5 (Canale 5), che ci ha dedicato un’intervista. Purtroppo non sempre queste disgrazie capitano in famiglie istruite, in grado di contrastare l’arrendevolezza dei medici. L’unica soluzione che viene offerta in Italia è di convivere con il dolore e la malattia. Sopportare la croce e abbandonare i bambini al loro destino. Noi non potremmo mai arrenderci. Non possiamo accettare che nostra figlia resti senza speranza, senza soluzione, a dover sopportare tutto questo dolore.
     
    Quale differenza principale riscontrate nell’approccio medico italiano e in quello americano?
     
    Qui negli Stati Uniti hanno un approccio multidisciplinare. In Italia ci sono molti medici bravi, ma manca la ricerca, mancano le strutture e manca una mentalità multidisciplinare. In Italia i bambini e le loro famiglie vengono quasi abbandonati a se stessi, senza ricerca, con una assistenza approssimativa e senza informazione. Non è facile in quelle condizioni reagire psicologicamente. Non bisogna infatti gestire solamente la patologia, ma anche gestire la patologia all’interno della famiglia. I medici devono stimolare la forza di reazione dei genitori, hanno il dovere di incoraggiare e sostenere. Noi ci affidiamo a Dio e agli amici che ci hanno dimostrato grande solidarietà, anche attraverso una raccolta fondi che ci ha permesso di venire qui a fare questo nuovo tentativo.
     
    Serena ha una sorella di cinque anni dolcissima e allegra, che ha subito preso confidenza con me. Massimo e Anita mi hanno sorpresa per la loro grande forza, per la dignità ed il coraggio che dimostrano nel vivere una storia difficile da raccontare. In questa prova hanno un’arma dalla loro parte, la capacità di vedere il buono nelle persone, e la fiducia che l’amore sopravvive, resiste e nutre. E speriamo anche che l’amore e la determinazione aiutino a trovare la strada della scienza e della guarigione.
     
    Per maggiori informazioni sul quadro clinico o per partecipare alla raccolta fondi potete visitare il sito dedicato www.unsorrisoperserena.com


     


  • Il Volo di New York. "Il tempo che vorrei" all'Istituto Italiano di Cultura

    “È stato bello venire alla presentazione del libro qui a New York prendendo la metropolitana e non un aereo, dal momento che mi trovo qui da un mese e mezzo” . Così comincia l’intervento di Fabio Volo venerdì 22 gennaio all’Istituto Italiano di Cultura di New York, per la presentazione di “Il tempo che vorrei”, edito da Mondadori.

    È questo il suo quinto libro, ma nonostante ciò in Italia, lui dice, ancora non viene considerato uno scrittore. “Questa è una delle grandi differenze fra l’Italia e l’America. Qui nessuno si scandalizza se fai l’attore, lo scrittore, il presentatore TV e il DJ alla radio. Fa tutto parte di una carriera artistica. In Italia ti giudicano male se oltrepassi dei territori definiti. Un po’ per provincialismo, un po’ perché il mercato è piccolo e la competitività alta”.
    Prende in mano il microfono e non si ferma più. L’intervistatrice al suo fianco fatica a fermarlo per rivolgergli qualche domanda. La sala piena (tante persone in piedi) è tutta per lui. Curiosa di conoscerlo personalmente e di sentire dove porterà questo nuovo romanzo.

    E Fabio l’accontenta subito, parlando quindi di cosa racconta “Il tempo che vorrei”.
    A differenza dei lavori precedenti, questo romanzo non si concentra solo su una storia d’amore tra un uomo e una donna, ma parla anche del rapporto tra un padre ed un figlio che per anni non sono riusciti a comunicare, e di quanto dalla mancanza di tenerezza possano scaturire dinamiche difficili da gestire nelle relazioni sentimentali .
    Il protagonista del romanzo viene da una famiglia modesta, dove il padre è costretto a lavorare duro per mantenerli. Il suo sacrificio è un gesto d’amore che il figlio, da bambino, non è in grado di interpretare.
    Il primo capitolo è raccontato con la voce del protagonista negli anni dell’infanzia. Per lui il padre è un uomo misterioso, con cui non scherza, non gioca, dal quale non riceve dimostrazioni di affetto, né parole d’incontro. Mentre la madre è una complice e una compagna di giochi.
    Quando arriva per il padre il tempo della pensione ritrova un figlio adulto, che da una nuova prospettiva riesce a riconoscere l’amore silenzioso che il padre gli ha dedicato durante tutta una vita. Lo sguardo dell’autore cerca di raccontare la difficoltà e il desiderio dei due uomini di recuperare il loro rapporto. Perché come dice giustamente Volo “non si può inventare la vita, la vita è un processo lungo”.
    Un uomo che per una vita intera non ha fatto altro che lavorare, senza concedersi mai una tregua, mai un sorriso, il giorno in cui la sua nuova vita di pensionato inizia, scopre di non sapere come vivere. Allo stesso modo un figlio che non ha ricevuto o capito l’amore del padre, non sa come amare una donna.
    Così il protagonista attraverso il confronto con il padre cerca di capire e rimediare ai suoi errori sentimentali. Perché l’amore si impara dall’amore. Non si può inventarlo, così come non si può inventare la vita.
    Padre e figlio trovano un nuovo territorio per cominciare quel viaggio di conoscenza e scoperta ritardato troppo a lungo. Ci vuole del tempo, ma è un percorso da compiere, anche se costa fatica: “Potrei paragonarlo allo sforzo che compie una larva nel liberarsi dal suo guscio per diventare farfalla. Da fuori vorresti aiutarla, aprire quella gabbia per lei e lasciarla uscire. Ma è quella lotta, quel dimenarsi, che le dà la forza necessaria che le serve poi a volare. Bisogna lasciarla fare da sola, darle il suo tempo”.
     
    Fabio Volo risponde alle domande che gli vengono rivolte dal pubblico con ironia e leggerezza, senza però togliere serietà e consapevolezza alle cose che dice. Che si parli di matrimonio, di figli, di Italia, di lavoro o di viaggi, dietro l’immediata spontaneità c’è sempre il desiderio di condividere riflessioni meditate.

    Ovviamente c’è occasione di parlare anche di New York, città da lui cercata ed amata. Quando qualcuno gli chiede perché l’ha scelta, lui risponde che è merito della sua dimensione e delle sue possibilità. New York è una grande metropoli divisa in piccoli quartieri, ognuno dei quali è autosufficiente e offre di tutto. Il suo quartiere è il Greenwich Village. Inoltre New York ha un altro grande merito, la possibilità di vivere liberamente la solitudine, vista come una dimensione intima e privata da dedicare al proprio mondo interiore, ma allo stesso tempo è facile uscirne e incontrare gli altri.

    È qui che Fabio ritrova il suo “io”, l’italiano che fa la pasta in casa e la porta ai vicini americani “sempre pronti a chiamare il delivery, e mi considerano uno chef”; quello che vive in uno “studio” così piccolo che “mia nonna lo chiamerebbe stanzino e ci metterebbe le scope”; quello che frequenta tanto italiani che turchi, cinesi, e slavi “perché a New York non c’è differenza tra ‘noi’ e ‘loro’ come invece succede in Italia”. È il Fabio che cerca e trova “il suo posto nel mondo”, perché “non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa che direzione prendere”, dice infine citando Seneca.

  • Il caso che l'Italia non racconta

    C’è una storia di attualità che in questi giorni i media italiani non stanno raccontando.
     

    È una protesta che non risuona, probabilmente perchè non indigna la stampa né le autorità, ma che invece è doveroso raccontare. I protagonisti di questa vicenda sono Manuel Incorvaia e Francesco Zanardi, due uomini gay di Savona che il 4 Gennaio hanno cominciato la loro battaglia pubblica in difesa dei diritti dei cittadini omosessuali. Una battaglia non violenta che vive nella privazione del cibo. Lo sciopero della fame vuole infatti essere uno strumento pacifico per costringere il Parlamento italiano a calendarizzare una legge sulle unioni civili e il matrimonio gay.
     

    Un gesto estremo, in alcuni casi criticato dalle stesse organizzazioni gay per le modalità individuali con cui viene svolto, che diventa ancora piu doloroso e drammatico perchè ignorato dalla società italiana. 
     

    Francesco e Manuel non sono nuovi a manifestazioni di protesta volte a dare luce alle richieste delle comunità omosessuali perchè vengano rispettati i diritti civili di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o dalla loro sessualità.
     

    La scelta di dare vita ad una battaglia pubblica inizia nel giorno in cui Francesco viene aggredito a Mykonos fuori da una discoteca gay. Prosegue attraverso la ricerca di un dialogo con il sindaco di Savona Federico Berutti ed una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nell’ottobre del 2009 i ragazzi invitano la popolazione di Savona ad appendere fuori dai balconi un drappo blu, come segno di partecipazione e sostegno della loro causa. Ricorrono anche al tribunale della loro città perchè dichiari l’illegittimità del provvedimento con cui l’ufficiale di stato civile del Comune di Savona ha rigettato la loro richiesta di matrimonio.
     

    L’ultima tappa di questo viaggio è lo sciopero dello fame iniziato a Montecitorio e che tutt’oggi prosegue, nel silenzio nazionale, nella loro abitazione privata. 
     

    Abbiamo raggiunto Francesco Zanardi, al quale chiediamo per prima cosa quali siano le attuali condizioni di salute.

    Manuel ha dovuto sospendere al 10° giorno, io sono al 18° e ieri sera sono stato male e ho dovuto chiamare un medico. Ora mi sto nutrendo con intergratori ma non sospendo assolutamente.
     

    Quale risposta avete avuto finora dalla autorità? 

    Dalle istituzioni italiane nessuna, questa sera dovevamo essere a un programma con Michele Santoro, ma lo hanno censurato. Domani avremo un talk show a Genova con più di 300 ospiti e sabato verrà a farci visita il Senatore Ignazio Marino. Il parlamento Europeo ha invece risposto e ha già preso provvedimenti. A Bruxelles sono indignati per il comportamento dell’Italia e due Europarlamentari stanno facendo da qualche giorno lo sciopero della fame per sostenerci. Il governo italiano invece non si fa sentire, CI LASCIA MORIRE DI FAME .

    Sono state organizzate diverse manifestazioni in tutto il paese con lo scopo di sostenere la vostra protesta e solidarizzare con la vostra fatica. Due voci che diventano un coro riescono a farsi sentire o ancora persiste l’indifferenza?

    Non c’è indifferenza, ma la gente è scoraggiata perchè i giornali invece di parlare di due che stanno facendo lo sciopero in Italia per sposarsi, parlano del matrimonio gay in Portogallo! Molta gente ci sostiene e sta scendendo nelle piazza, ma se i giornali non parlano nessuno lo sa. Sabato partirà “La fiaccola dei diritti”una fiaccola che si accenderà ogni due giorni in una città differente d’Italia.

    Come rispondete a chi, anche all’interno delle associazioni gay, vi critica sostenendo che queste proteste vadano organizzate con le associazioni e non su libera e privata iniziativa?

    Li ignoriamo, le associazioni in Italia non esistono e anche in questo caso non riescono ad organizzarsi.
     

    Perchè avete scelto di agire con un gesto cosi` estremo? 

    Perché  era l’unico modo, ripeto le associazioni italiane non funzionano.
     

    Adesso, a diciotto giorni dall’inizio del digiuno, vi sembra sia cambiato qualcosa? Cosa sperate di raggiungere?

    Stanno iniziando a muoversi ora ed è per questo che non molliamo. Speriamo molto nell’Unione europea e negli stati membri che possono fare pressione sull’Italia.

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