Articles by: Francesca Di folco

  • Terremoto in Abruzzo. Cronaca di una morte annunciata?

    Il 10 Aprile 2009 è stato giorno di lutto nazionale in Italia, un venerdì Santo che mai nessuno si sarebbe aspettato di vivere in questo modo. Le vittime del terribile terremoto che ha sconquassato l’Abruzzo hanno ricevuto le esequie funebri,presso il cortile della caserma della Guardia di Finanza di Coppito, ad un passo da L'Aquila. Il rito religioso è stato concelebrato dai vescovi della città, guidati dall'arcivescovo Giuseppe Molinari e presieduto dal Cardinal Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano inviato dal Papa Benedetto XVI. 

    Si è rinnovato così un dolore che resterà vivo per chissà quanto tempo. Toccante la commozione percepita durante la cerimonia, unita alla compostezza di chi ha scelto di soffrire in silenzio. Moltissime persone sono arrivate anche dai centri vicini per assistere ai funerali e chi non piange nessun caro scomparso si sente fortunato ad aver "solo perso tutto". Le comunità di San Demetrio, Filetto, Pescomaggiore, Monticchio, San Gregorio, Casentino, San Pio delle Camere, Camarda, Tempera, Paganica, Bazzano, Poggio Picenze, Sant'Eusanio, Villa Sant'Angelo, benchè gravemente danneggiate, hanno risentito di meno del sisma e si sono strette in un lungo e mesto abbraccio a tutte le vittime del terremoto.

    L'attenzione, al momento dei funerali, era tutta per le 205 bare disposte sul terreno, scure e molte bianche, con i bambini che “non ce l’hanno fatta”, vicine o addirittura disposte sopra a quelle della mamma o del papà. Quasi a voler simboleggiare un eterno abbraccio tra genitori e figli uniti da un tragico destino.

    Alle esequie molte autorità che hanno voluto tendere omaggio alle vittime: il presidente Napolitano, il premier Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, il ministro dell'Interno Maroni e il sottosegretario Letta. Presenti anche il segretario del Pd Dario Franceschini, l'ex presidente del Senato Marini, Fassino e l'ex presidente Ciampi. Anche il Papa ha espresso il suo cordoglio implorando il riposo eterno delle vittime, la pronta ripresa dei feriti e per tutti il coraggio di continuare a sperare senza cedere allo sconforto.

    Sono però tante le polemiche apparse sui quotidiani e telegiornali italiani nei giorni successivi al sisma. Ci si chiede "perchè la Casa dello Studente si è accartocciata su se stessa? Come mai l'ospedale cittadino, inaugurato nel 2000, non ha resistito alle scosse sismiche? Come è possibile che la Prefettura è crollata?

    In particolare il quotidiano “La Repubblica” si pone domande e prova a rispondere ai tanti interrogativi nati dall’amarezza di questi giorni. Dalle inchieste condotte emerge che le costruzioni non “erano a norma di legge”. Secondo i tecnici si è edificato su un terreno “in pendenza”, in gergo “incoerente”. Gli specialisti dichiarano che “i crolli non sono frutto di malasorte, ma di incurie ben precise” e che “i palazzi non sono crollati a causa del terremoto, ma si sono accartocciati su se stessi perché non a norma di legge”. A pronunciarsi è Ermanno Lisi, Assessore Comunale ai lavori pubblici de L’Aquila, sostenendo che “in molti casi il cemento armato negli edifici non c’era” e che “le barre metalliche all’interno dei pilastri di ferro erano troppo distanti l’una dall’altra, mezzo metro” e che c'erano “pilastri da 30 centimetri per 60, invece che da 80 per 80” nelle costruzioni.

    Ancor più dure sono le dichiarazioni rilasciate al quotidiano "La Repubblica" da Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili secondo il quale “il cemento armato, anche se aggravato da sollecitazioni e spinte, se fatto a regola d’arte, deve reggere”. Paolo Clemente, ingegnere della task force della Enea-protezione civile, sostiene che quel cemento “non era di qualità” e dunque “incapace di assorbire e sprigionare energia”, per questo si sarebbe “sbriciolato non appena investito da una forte accelerazione”. Fa riferimento alla sabbia come elemento utilizzato dai costruttori. Non sabbia di cava, adatta ad essere impastata col cemento, ma sabbia di mare, piena di cloro e impurità e per questo capace di corrodere il ferro. L’ingegnere conclude che si può risparmiare dal 30 al 60% con questa modalità di lavoro.

    Le inchieste aiuteranno a far luce su questa tristissima vicenda perchè è necessario che chi ha sbagliato paghi. Si deve rendere giustizia alle vittime, ai parenti di quest'ultime e tutti coloro che pur essendo ancora in vita, hanno visto in pochi secondi crollare i sacrifici di un'intera esistenza.

    Il terremoto è una guerra senza bombe, ma ciò che distrugge ulteriormente è la superficialità di chi fa il proprio mestiere pensando solo al tornaconto personale e non alla sicurezza delle vite coinvolte. E dare del  "superficiale" a chi si comporta così, è fare un complimento.

  • Talento ed originalità nel fashion italiano: le proposte di Marco Grisolia


    Al 50 di Greene Street, nei pressi di Soho, un'atmosfera febbrile ha caratterizzato un'intera serata dedicata al fashion italiano. Una nuova proposta per la moda viene dall'Italia. Il giovane stilista emergente Marco Grisolia ha presentato alla Ennagon Gallery una nuova collezione, capi d'alta sartoria provenienti dal suo "Atelier Paro'".



    La Galleria è semplice ed accogliente, arredata con utensili da lavoro e oggetti stravaganti disposti qua e là.. uno stile che ricorda retrobottega di artisti in erba. Mentre gli spettatori, comodi fra poltroncine e divanetti, si scambiano pareri e punti di vista sulla sfilata, noi ci mescoliamo a loro per saperne di più sugli ultimi gusti e tendenze italo-americane in fatto di moda. Parliamo con Maria Pasqua Palladino, avvocato alle Nazioni Unite, che ci racconta che i suoi acquisti negli States sono vari per stile e taglio, spesso preferisce alternare un abbigliamento classico con un più eccentrico. Infatti, per la giovane avvocatessa, un "American Style" vero e proprio non esiste e a suo dire la moda americana è un mix di generi e gusti diversi in cui ci si può facilmente ritrovare, vista l'enorme varietà dell'offerta. Preferisce affidarsi al proprio buon gusto e rimanere fedele alle creazioni dell'artigianato italiano, realizzate da stilisti apprezzati come nel caso di Marco Grisolia. Dice di conoscerlo da poco, per questo si trova qui...per metterlo alla prova.


    Il nostro giro fra gli spettatori della sfilata continua e conosciamo Giulia Coccia, una delle organizzatrici dell'evento, che da vera esperta del Fashion Style ci parla dei capi che stiamo per ammirare. Giulia, entusiasta e visibilmente emozionata, è un fiume in piena quando racconta che "Marco ha anni di specializzazione in alta sartoria al suo attivo. Ha lanciato la collezione statunitense composta esclusivamente da pezzi unici, creati appositamente per questa sfilata e la clientela Newyorkese". Giulia continua specificando che "i capi sono realizzati tutti interamente a mano e sono di ottima qualità poichè le stoffe sono di prima scelta".  Evidenziamo a questo punto l'audacia con cui questo giovane stilista tenta il salto nella Grande Mela e Giulia ci risponde che' "Marco ha energie e talento per entrare di fatto nel Fashion American Style, avere la visibilità che di sicuro merita e...sfruttare la sfilata di oggi come trampolino di lancio per entrare nel mercato statunitense creando una clientela newyorkese di nicchia. Il suo desiderio è creare uno stile ponte capace di unire la classicità e l'eleganza tipica della moda italiana col brio e l'eccentricità caratteristici invece delle moda americana".  
    La chiachierata con Giulia è stata davvero soddisfacente, il tempo di ringraziarla e inizia finalmente la sfilata. I 36 capi rendono onore ad una grande varietà di generi: si passa da uno stile "marcato e diretto", tipico degli anni '80, alla totale astrazione degli anni '60; da abiti con colori caldi, con tante sfumature di giallo ad altri presi dal mondo naturale come il verde muschio, il cristallo e il nero. I modelli esprimono originalità ed eleganza e testimoniano una profonda cura e  ricercatezza nella scelta dei materiali, con accostamenti che rendono pregiato ogni prodotto. Il pubblico è entusiasta e molte sono le giovani italo-americane che, a fine sfilata, si complimentano con lo stilista: le creazioni italiane ancora una volta sono sinonimo di eleganza e originalità, unite alla qualità delle stoffe.


    Al termine della sfilata abbiamo intervistato il realizzatore degli splendidi capi, Marco Grisolia, del quale abbiamo conosciuto esperienze lavorative, pensieri e curiosità.

    Marco raccontaci un pò di te, della tua vita, della tua giovane e promettente carriera... 
    Mi chiamo Marco Giovanni Grisolia e sono nato a Scalea, in provincia di Cosenza, il 23/04/1978. Per inclinazione naturale mi sono sempre interessato alle forme, ai colori, e alle loro diverse declinazioni. Questa sorta di creatività istintiva mi ha consentito di evadere dalla realtà del mio luogo d’origine.
    Ho scelto di continuare gli studi per dare un metodo alla fantasia: a Milano ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Brera nella sezione d’arte concettuale e allo stesso tempo ho seguito un corso privato di moda..tutto è partito da lì. In modo del tutto naturale studi diversi tra loro hanno confluito per dare vita ad uno stile unico e personale. L’attività lavorativa inizia a concretizzarsi a Firenze, dove ho esercitato presso una nota azienda italiana leader nella produzione d’abiti da cerimonia maschili.
     Come nasce l’idea di aprire l’Atelier e a cosa ti ispiri per le tue creazioni?
    Desideroso di produrre una mia linea, sono riuscito a raggiungere  questo obiettivo tramite l’incontro grazie all'incontro con una giovane imprenditrice, Paola Romaniello: con lei è nato un profondo sodalizio che ha portato alla creazione di “Parò”. Ti posso dire con orgoglio che dal 2006 a Roma, nel cuore del quartiere Parioli, l’Atelier Parò presenta regolarmente alla sua clientela selezionata due collezioni l’anno, costituite da modelli unici. Io e Paola affianchiamo ai capi pronti realizzazioni su commissione. La lavorazione è sartoriale e l’amore e la passione si riflettono nella cura di ogni singolo dettaglio. Così l’abito concepito cresce, si trasforma e raggiunge la sua forma compiuta: proprio come ogni donna, le singole creazioni hanno una loro "personalità", un modo distinto di fare e mostrarsi. La ricerca del bello fine a se stesso a cui ci ispiriamo è appropriata ad una donna in continua evoluzione, alla ricerca di se.  Oltre al progetto di NY abbiamo ultimato in questi giorni una collezione ad hoc per una boutique in apertura a Saint-Tropez. 
     Le tue creazioni hanno gran successo a Roma...ma non ti sei fatto mancare New York. Come sei approdato nella Grande Mela?
    Sembrerà semplicistico e fin troppo fatalista attribuire la realizzazione del mio debutto newyorkese alle mie stesse clienti ma è proprio cosi che è andata: abbiamo convogliato tutte le energie e i contatti giusti verso un unico obiettivo, nonostante l’imperante crisi del settore. In effetti ciò che si è visto in passerella è un vero e proprio omaggio alle tante amiche che vivono e lavorano tra l’Europa e gli States. Tante donne dal diverso background (… le nomadi di lusso, così come le chiamo io…). Professioniste di successo che sfidano il fuso di continuo per business o per amore. Tutti insieme uniti da un unico fille rouge, la passione per la moda.
     Cosa ne pensi della moda americana? In cosa si differenzia da quella italiana?
    Non credo affatto che la creatività conosca confini geografici, ma sono dell’idea che un’espressione artistica di senso compiuto, quasi sempre, venga sorretta da un intrinseco patrimonio culturale che ne fa la differenza. In questi ultimi anni NewYork ha portato alla ribalta tantissimi nuovi talenti che convivono assieme ai brand-impero che da sempre hanno dominato la Grande Mela… L’ascesa della next generation americana è l’esempio eclatante di quanto sia necessario alimentare il sistema moda di "nuova linfa". In Italia la situazione è palesemente più statica, se non del tutto in controtendenza con ciò che avviene altrove. Eccezion fatta per qualche singolo e sporadico caso, le accademie e le scuole di moda del Belpaese sono sature di "matite creative"... in attesa di riscatto.    

     
     Quali differenze hai riscontrato nell'organizzare una sfilata per una passerella newyorkese? Immagino tu abbia scelto modelli, materiali, tagli e colori diversi da quelli usati per rispondere alle esigenze delle clienti italiane...
    Ti deluderò probabilmente ma la mia non è stata una ricerca specifica e di settore, piuttosto una sorta di esercizio di stile finalizzato alla sperimentazione di forme, materiali e colori. Ho sentito l’esigenza di distaccarmi, per quanto ciò sia possibile, dagli schemi e dai parametri stabiliti dalle leggi di mercato, non per ribellione o presunzione ma per naturale inclinazione a certi processi creativi. Ho seguito il mio istinto, prediligendo un temperamento artistico ad uno prettamente imprenditoriale. I 36 outfit che "Parò" ha presentato a NewYork non sono destinati al grande pubblico, di fatto sono concepiti come pezzi unici, realizzati con tessuti ricercati e assemblati con metodo sartoriale. 
     In cosa il tuo stile potrebbe essere affine ai desideri delle clienti d'oltreoceano? Immagino che sei hai realizzato una sfilata di successo come questa starai certamente pensando di avvicinarti ai loro gusti...
    Sempre più donne, a qualsiasi latitudine, subiscono il fascino dell’avanguardia o per lo meno di tutto quanto di innovativo gli stores possano loro offrire. I gusti stanno cambiando radicalmente, lo scenario piatto e nel contempo frammentato di qualche anno fa sta lasciando paradossalmente il posto ad una tendenza “globale” a cui tutte le capitali della moda Milano, Parigi, New York, Londra sembrano aderire. Il tentativo è quello di "farsi spazio" nel mercato con prodotti non ancora presenti nel guardaroba. La ricerca spasmodica di originalità e individualismo a tutti costi invoglia le acquirenti a spingersi oltre le grandi griffe. Realtà "meno note", nonostante la crisi economica, stanno vedendo una crescita esponenziale, ma silenziosa.

     In cosa ti differenzia il tuo estro creativo dagli altri stilisti? Qual'è il valore aggiunto che potresti apportare alla moda italoamericana emergente?


    Gli stilisti emergenti, italiani e non, sono veramente tanti, per me è impossibile decodificare il loro stile per poi scorgere similitudini o differenze con il mio modo di intendere e fare moda. Comunque è una cosa che non amo fare. Il grande Gianni Versace diceva che “più siamo più valiamo”. Ognuno seguendo il proprio stile ha il compito e il dovere di esprimere il proprio talento e di metterlo a disposizione dell’umanità per far sì che si possa lasciare un segno tangibile nella storia del costume così come fecero prima di noi i grandi couturier del passato. Ancora c’è tanto da dire e tanto da fare…sono convinto che ci sia spazio, per tutti!                                                                             

     






     

     

  • You Tube: la nuova frontiera del Vaticano


    Il Vaticano intende attivare un canale di video sharing su You Tube dove fedeli cattolici o semplici curiosi potranno seguire e tenersi costantemente aggiornati rispetto al Papa Benedetto XVI e alla Chiesa. La svolta tecnologica, già anticipata da fonti vicine agli ambienti pontifici, verrà confermata e meglio definita nel corso della conferenza stampa di venerdì prossimo, 23 gennaio. In quella sede verranno stretti accordi diretti tra la Santa Sede, rappresentata da Padre Federico Lombardi, e Henrique de Castro, managing director dell'area media di Google, azienda proprietaria di YouTube.

    Risale al 1983 la fondazione del Centro Televisivo Vaticano (CTV), diventato dal 1996 un organismo collegato a pieno titolo alla Santa Sede. che ad oggi offre un vasto numero di servizi: le trasmissioni in diretta delle principali celebrazioni ecclesiastiche, tra le quali l'Angelus e le Udienze Generali offerte dal Papa, insieme a servizi relativi alle visite e ai viaggi del Papa ; i servizi quotidiani dedicati alle attività pubbliche del Pontefice, immagini che vengono  poi distribuite ad agenzie e Tv nazionali e non; la produzione di documentari storici; le attività di archivio su una videoteca di oltre 10.000 cassette, 4.000 ore di registrazioni a cui attingono emittenti televisive e documentary producers di tutto il mondo.
     
    Il Vaticano ha inoltre aperto un suo sito Web (vatican.va) nel 1995. Oggi si occupa di informazioni sugli eventi religiosi in corso nelle varie Basiliche romane e funge da portale di accesso alle biblioteche Vaticane virtuali.

     
    Sarà il CTV ad alimentare il nuovo canale di You Tube di filmati, news e documenti video cosi che "chiunque voglia possa averne conoscenza e fruirne direttamente, senza mediazioni", dicono dal Vaticano. 

     

     

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