New York, Nazioni Unite. Donne in marcia contro la violenza di genere

Giovanna Pagnotta (March 08, 2014)
Personalità di spicco come Ban Soon-Taek, Nassir Al Nasser,Rosemary Di Carlo, Muna Rihani An Nasser, Lakshmi Puri, Dr. Allan E.Goodman, Trudie Stailer per citarne alcune, fianco a fianco con tante altre donne, tutte riunite alle Nazioni Unite con lo stesso obiettivo: marciare per porre fine alle violenza di genere.


New York, Nazioni Unite.  Donne, signore, ragazze insieme con indosso una pettorina bianca per fare storia come ogni anno ormai, dal 2008.


Di tutte le età e di tante nazioni, come le bandiere che sventolano davanti al palazzo di vetro, quasi a rendergli omaggio. Personalità di spicco come Ban Soon-Taek, Nassir  Al Nasser,Rosemary Di Carlo, Muna Rihani An Nasser, Lakshmi Puri, Dr. Allan E.Goodman, Trudie Stailer per citarne alcune, fianco a fianco con tante altre donne come tante, tutte riunite con lo stesso obiettivo: marciare per porre fine alle violenza di genere.


L’iniziativa è quella dell’UN WOMAN FOR PEACE un’istituzione delle Nazioni Unite fondata nel 2008 sotto il patronato di Ban Soon-Taek, per supportare programmi umanitari  a favore delle donne nei paesi emergenti e con conflitti in atto.

 

L’uguaglianza di genere  rimane infatti ancora un obiettivo da raggiungere nei paesi in via di sviluppo, dove anche i diritti più basilari, come quello alla vita, troppe volte vengono negati.

 

I dati raccolti dalle Nazioni Unite purtroppo dicono chiaro. In alcuni paesi sette donne su dieci sono vittime di maltrattamenti, stupri e addirittura di mutilazioni. Si parla di più di 100 milioni di donne sottoposte alla barbara pratica dell’infibulazione e ogni anno più di tre milioni di donne africane rischiano di essere sottoposte a  tale brutalità. E  questi sono solo i numeri che ci  arrivano, perchè la violenza sulle donne è insinuante e spesso nascosta. Entra nelle case e rimane li dentro. Apriamo solo una breve ma importante parentesi, anche se in questa sede ci concentriamo sui Paesi in via di sviluppo,  su quello che continua ad accadere anche nelle case dei cosiddetti Paesi sviluppati dove le donne subiscono ancora violenza. Questo per non pensare che alcune società siano immuni.

 

Ma torniamo ai Paesi in via di sviluppo quelli che per noi appaiono dati sconcertanti, lontani anni luce dalla nostra realtà, sono invece la normalità, complice soprattutto la mancanza di istruzione anche ai livelli più basilari.

 

Si conta infatti che per  più di 77 milioni di bambine non sia possibile nemmeno  frequentare le scuole elementari. E' un dato che può far capire subito quanto siano totalmente vulnerabili quelle che poi saranno quelle donne di domani.

 

L’educazione è infatti uno dei punti fondamentali del programma dell’UN WOMEN FOR PEACE che con il progetto University for Peace offre borse di studio a donne svantaggiate per poter studiare nell’ Università per la Pace in Costa Rica dove l’educazione e la crescita sono considerate base fondamentale per ridurre la violenza e il pregiudizio. 

 

In questa giornata viene sottolineata l’importante necessità di raggiungere l’uguaglianza di genere non “solo” per una questione di giustizia e di violazione dei fondamentali diritti umani, ma anche perché il progresso di molti altri settori dipende proprio da questo.

 

I paesi con una maggiore uguaglianza di genere sono quelli che godono di una maggiore crescita economica, le compagnie guidate da leader di sesso femminile sembrano solitamente avere prestazioni migliori. Le donne in tutto il mondo, e di tutte le fasce sociali utilizzano la maggior parte dei loro stipendi per il benessere della propria famiglia. Ridurre la povertà delle donne significa quindi ridurre la povertà a livello globale.

 

Ed è questo uno dei punti fondamentali sui quali la UN WOMAN FOR PACE progetta di lavorare per rendere tangibili le speranze di uguaglianza di tante, troppe donne.  Muna Rihani Al-Nasser, Deidre Imus, Sheika Paula al Sabah, Cindy Mccain  hanno discusso proprio di questo durante il pranzo nella sede centrale delle Nazioni Unite che si è svolto prima della marcia.  Prima di tutto è  importante il lavoro per una donna. Lavorare e magari possedere un’impresa, oltre che essere importante a livello remunerativo comporta una maggiore consapevolezza del ruolo che anche le donne possono svolgere all’interno della società e più in generale per l’economia stessa.

 

Il progetto Goldman Sachs 10,000, istituito grazie al grandioso contributo di Dina Habib Powell, presidente della fondazione Goldman Sachs, si occupa esattamente di questo.


Si tratta infatti di un programma che offre istruzione a livello manageriale e aiuta, anche finanziariamente, le donne dei paesi in via di sviluppo ad aprire le loro imprese. 

 

La giornata “March in March To end the violence against women” va dunque al di là della semplice consapevolezza della violenza di genere e si pone dei chiari obiettivi per contrastarla con dei progetti concreti.

 

Come anche l’UN TRUST FUND TO END VIOLENCE AGAINST WOMEN che dal 1996, fornisce aiuti e servizi per donne soggette a violenze e maltrattamenti e si occupa dell’implementazione di leggi e politiche per contrastare la violenza di genere.

 La violenza sulle donne non può e non deve essere considerata solo culturale, ma anche una grave violazione criminale.


E' importante quindi ancora anche marciare tra la gente, per la strada.  Anche in occasione di una giornata come quella celebra l'8 marzo anche se, negli anni,  sembra peredere sempre di più il suo autentico spirito. E' importante, in una società come la nostra accecata dal denaro, dove la festa della donna sembra diventata solo un fenomeno consumistico che porta a regalare qualche fiore ed una cena tra amiche, rigorosamente donne.


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