L'amore di, con, e per Gianmaria Testa
Gianluca: Ho scoperto Gianmaria Testa per caso, qualche anno fa, in televisione. Il che, di per sé, è già una fortuna, vista la rarità dei suoi passaggi televisivi. Quale fosse il programma non ricordo, ma era uno di quelli che fanno la sera tardi sul terzo canale e che guardavo distrattamente poco prima di dormire. Così, tra una cosa e l’altra, a un certo punto appare sullo schermo un tizio che ha tutta l’aria di essere lì per caso: un tipo ordinario, dai ricci scarmigliati, i baffi folti, e un paio di occhialetti tondi da intellettuale. Se ne sta seduto dietro un microfono, abbarbicato a una chitarra, e ha tutta l’aria di voler cantare. Mi fermo, alzo il volume, giusto per sentire che combina, e aspetto la solita canzone politica, impegnata e, diciamolo, noiosetta. E invece.
Invece è una canzone d’amore. Parla di un aeroplano a vela e di un pilota con gli occhiali, di un transatlantico di carta e di un canarino da addomesticare. Il tizio canta con dolcezza, ad occhi chiusi, muovendo appena le labbra sotto i baffi. Da solo, con la sua voce e la sua chitarra, senza trucchi. La canzone dura tre minuti. Quando finisce mi accorgo di due cose: la prima è che in quel tempo non ho pensato a nulla, se non al piccolo pilota e al suo aeroplano; la seconda è che la voce calda di quel tizio si è già scavata un posto dentro di me. “Ritroveremo Gianmaria Testa tra poco”, sta intanto dicendo il presentatore. Bene, penso io. Lo aspetto.
E ho fatto bene. Quando il tizio riappare, dopo dieci minuti, sono pronto: mi sono seduto, ho smesso di cincischiare in giro e sono tutto per lui. A questo punto, Gianmaria Testa, senza saperlo, mi fa un regalo. Lo capisco subito, al primo arpeggio. Ascolto rapito e alla fine, come in trance, prendo un foglio volante e annoto quello che mi sembra il titolo. Un mattino qualunque, scrivo. E poi sotto, La tasca del mattino.
Il giorno dopo vado a cercare il cd. Lo trovo subito, tra i cantautori italiani. Sulla copertina ci sono una mongolfiera gigante e un transatlantico minuscolo, su sfondo blu. Montgolfières, è il titolo. Proprio così, in francese. Giro per dare un’occhiata ai titoli ed eccoli là, tutti e due: Un aeroplano a vela, la canzone del pilota, e Dentro la tasca di un qualunque mattino, l’altra, quella che mi è stata regalata allora e che ancora non mi ha lasciato. Ci sono entrambe. Compro il disco e torno a casa.
Gianmaria Testa ha fatto un sacco di strada da allora.
E io, di nascosto, mi sono infilato nella sua tasca e l'ho seguito
Marina: Ero a Parigi quando sentii parlare di Gianmaria Testa per la prima volta. Era l’estate del 2006, e stavo vivendo il sogno di una vita. Jacque, il mio professeur de français, me lo menzionò dando per scontato che, da italiana, lo conoscessi. E io, quasi con vergogna, risposi di no. A quel tempo era già amatissimo in Francia, in Italia invece, almeno per quanto ne sapessi, era ben poco conosciuto. Tu dois ecouter quelques-unes des ses chansons, tu l’ameras, mi promise.
Ma tu lo precedesti. Era la prima mattina che passeggiavamo insieme per Parigi, mi ricordo che pioveva, tanto. Eravamo diretti a Place Saint Michel, partendo da Montparnasse, dove avevo affittato una stanza, all’ultimo piano di uno degli edifici della Cité Universitaire. I vecchi negozi di libri usati, le vetrine cariche di volumi illustrati erano la nostra meta. E sotto quel cielo umido tu iniziasti a sussurrare Dentro la tasca di un qualunque mattino, dentro la tasca ti porterei, e con la mano che non veda nessuno, con la mano ti accarezzerei…. Non potrò mai dimenticarlo. Iniziò così tra noi due.
Dopo un pò tornammo in Italia, e tu mi regalasti un suo cd. Con esso, un biglietto. Quello che scrivevi per me era sempre pi_ prezioso del regalo stesso. E in quel foglio, la prima canzone che mi hai dedicato, "Come l’America". Di tutti i quadri che ho, di tutti i quadri sei tu la più enigmatica. Nudo di donna si ma…nudo di donna però, molto romantica...Impressionistica un po’ il rosso il giallo ed il blu che sanno d’Africa. E vorrei averti dipinta io ma non così, a mano libera; (…) e vorrei averti scoperta io si, però non così, come l’America, cantava Gianmaria accompagnato tra tutti da un violino dal suono acuto, che si infilava tra una strofa ed un’altra transformando le parole in note
Iniziammo ad ascoltare soltanto lui, sempre. Tu selezionavi i brani, e mi portavi in un percorso musicale che passava per Con la tua voce e Come le onde del mare, fino a Gli amanti di Roma e Biancaluna. Canzoni leggere, non impegnate, come hai detto prima, ma anzi che impegnavano noi, e accompagnavano tanti momenti importanti del nostro percorso insieme.
Come quando scoprimmo che avrebbe suonato a Napoli…te lo ricordi?
Sì, certo che me lo ricordo. Le piovose mattine di Parigi, quelle che Gianmaria deve conoscere così bene, dato che, in effetti, in Francia è stato apprezzato prima che in Italia.
E ricordo che, tra un rifugio e l’altro, siamo finiti in quel megastore sugli Champs Elysées, dove abbiamo scoperto l’uscita di Extra-muros, con quella magnifica copertina di mare aperto baciato dal sole al tramonto, o all’alba, non importa. Ci siamo seduti sulle scale a guardare i titoli. L’ho vista subito, Come l’America, come avessi sentito un richiamo. E avevo ragione. Di tutti i sogni che ho, dei miei miraggi sei tu, la più improbabile, isola persa nel blu, e riscoperta però, irraggiungibile….
Quante partenze ci sono, nelle canzoni di Gianmaria, e quanti ritorni; quanti amori attesi, consumati, lasciati a metà. Come gli Amanti di Roma, che sono tanti, ma quanti, chissà…
Siamo tornati in Italia ed eccolo lì, Gianmaria Testa, in baffi e cappotto, che beve una birra tutto solo, come uno qualunque, fuori al teatro dove aspettiamo di suonare per noi. Ricordo che abbiamo detto qualcosa, ma non ricordo cosa, e che lui fu dolce e gentile proprio come lo immaginavamo.
Ricordo benissimo, però, il modo in cui ha suonato. Era il tour di Da questa parte del mare, un viaggio carico di speranza e dolore. Ma il dolore, per fortuna, nel piccolo teatro in cui siamo raccolti si stempera, diluito dalla sua chitarra, addomesticato dalla sua voce. La voce che all’improvviso, in uno dei quei preamboli in cui si mischiano ricordi e sogni, introduce una canzone che non conosco.
Te lo dico, e drizziamo le orecchie. Tutto è già qui, dice. L’adesso e l’indomani, i torti e le ragioni…ma oggi, che era un giorno come tanti, hai preso le mie mani e poi le hai messe sui tuoi fianchi, ed io, che ballare non l’ho fatto proprio mai, mi sono perduto in un valzer che gira per noi…Era Valzer di un giorno.
È durato molto di più.
Mi ricordo che ti ho rimproverato quando ho sentito Valzer di un Giorno, quella prima volta con te. Ma come, una canzone cosi' bella e non me l'avevi fatta conoscere? Quella e' stata la prima musica su cui abbiamo ballato, e la serata in cui ho conosciuto finalmente i tuoi amici. Un altro passo avanti insieme a Gianmaria... Seguivamo le sue orme in giro per l'Europa da diversi mesi, Francia, Germania, Austria e poi finalmente in giro per l'Italia...e alla fine Napoli, uno spettacolo in un teatro piccolissimo... Eravamo quanti 50? Tutti seduti attorno al palco, in silenzio, e lui li' al centro solo con la sua chitarra. Ricordo quel suo sorriso anche io, prima dello spettacolo, quel sorriso che me l'ha fatto vedere come un amico per quelle due ore. E poi la gioia immensa che abbiamo provato quando ha vinto il Premio Tenco per Da questa parte del Mare, una vittoria quasi anche un po' nostra...
E' stato allora che abbiamo iniziato ad immaginare un nuovo viaggio a Parigi, quando magari lui ci fosse tornato... e invece ci siamo ritrovati a New York, insieme, seppur ad un oceano di distanza...
Sì, un premio meritato, il “Tenco”. Una giusta premessa, anche, per quest’avventura americana. Chissà come la troverà, la sua America, Gianmaria; e chissà cosa ci troverà di quel che si aspetta, da questa parte del mare. Magari ci arriva su un transatlantico di carta o su un aeroplano a vela. Lo vedo bene a bordo di entrambi.
Ma io, per me, preferisco pensare il suo indolente faccione piemontese già lì, nel buio del Joe’s (chè troppa luce non si addice alla poesia), un attimo prima di iniziare; in quel silenzio magico che si crea appena prima che il fiato trattenuto si trasformi in canzone. Comunque andrà, so che sarà un bel viaggio, per noi e per lui. E alla fine, anche se non lo avremo fatto tutto insieme, alla fine di questo volo potremmo chiederci anche noi, “con gli occhi controvento al cielo”, dentro le nuvole del pomeriggio, nei pomeriggi delle città, ma chissà dove è incominciato tutto…
Chissà.
Gianmaria Testa, è italiano, italianissimo, vive nelle Langhe in Piemonte, eppure c’è voluta la Francia per scoprirlo (Nicole Courtois Higelin, la sua prima produttrice francese).. Ad oggi ha registrato sette dischi: Montgolfières (1995), Extra-Muros (1996), Lampo (1999), Il valzer di un giorno (2000), Altre Latitudini (2003), Da questa parte del mare (2006) e SOLO-dal vivo (2009) e ha suonato in più di 1500 concerti in Francia, Italia, Germania, Austria, Belgio, Canada, e Stati Uniti.
Moltissime le collaborazioni con altri musicisti italiani del jazz e del folk: da Gabriele Mirabassi e Enzo Pietropaoli a Paolo Fresu; da Rita Marcotulli a Riccardo Tesi (col quale ha dato vita al “Progetto Saramago”, una sorta di omaggio al grande nobel per la letteratura); da Enrico Rava (insieme al quale ha presentato con grande successo "Guarda che luna!", spettacolo dedicato alla figura di Fred Buscaglione, a Battista Lena per il quale ha fatto la voce recitante e ha cantato nel suo ultimo lavoro discografico ("I cosmonauti russi") dedicato alla navicella spaziale MIR.
A settembre 2003 un’altra esperienza importante: lo spettacolo Attraverso realizzato al Festival della Letteratura di Mantova con Erri De Luca, Marco Paolini, Mario Brunello, Gabriele Mirabassi.
Da ricordare, per il 2004, due altre produzioni importanti: RossinTesta, viaggio surreale con Paolo Rossi e Chisciotte e gli invincibili, da un testo inedito di Erri De Luca.
Il 13 ottobre 2006 è uscito Da questa parte del mare, un concept album totalmente dedicato al tema delle migrazioni moderne, una riflessione poetica, aperta e senza demagogia sugli enormi movimenti di popoli che attraversano questi nostri anni. Sulle ragioni, dure, del partire, sulla decisione, sofferta, di attraversare deserti e mari, sul significato di parole come “terra” o “patria” e sul senso di sradicamento e di smarrimento che lo spostarsi porta sempre con sé. A qualsiasi latitudine.
Da questa parte del mare ha ricevuto la Targa Tenco 2007 come miglior album dell’anno.
Gianmaria presenterà il suo nuovo album SOLO-dal vivo publicato da Fuorivia nel 2009, il 1 Aprile 2010 (8 pm) al Joe's Pub di Manhattan
Joe's Pub
425 Lafayette Street
New York, NY 10012
(212) 539-8778
Biglietti: 25$
Apertura porte: 7 pm
Per ulteriori informazioni:
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