Articles by: Doriana Vari

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    Oscar Luigi Scalfaro,“figlio dell’Unità d’Italia”

    Ricordato oggi come un uomo austero e di saldi princìpi morali ed etici, viene considerato da chi lo conobbe, in quanto uomo e in quanto politico, un grande esempio d’amore spassionato per Dio, per la Repubblica, per la Democrazia e soprattutto per la Costituzione, che in prima persona si era impegnato a stilare. Si candidò, infatti, nella lista dell’ormai sciolto partito della Democrazia Cristiana, alle elezioni per l’Assemblea Costutuente, ed eletto nel 1946, per i due anni successivi, fu impegnato nella stesura della Carta Costituzionale italiana, di cui si dimostrò sempre attento tutore e difensore. Si battè sempre per il rispetto e l’osservanza a quelle norme che egli stesso si era impegnato a definire, e durante la sua carriera politica dimostrò più volte l’attaccamento a quella Carta, fondatrice dei valori democratici e repubblicani del nostro Paese.

    L’episodio che più degli altri lo testimonia è quello conosciuto come <<il fatto del ribaltone>>: nel 1994 Scalfaro ricopriva la carica di Presidente della Repubblica e il governo Berlusconi, essendo venuto meno l’appoggio della Lega, perdeva la maggioranza, quindi cadeva; Scalfaro, solo qualche mese fa, lo ricordava così: “Il Presidente del Consiglio Berlusconi era venuto a consegnare la sua delega, quindi dando la sensazione che si rendeva conto che aveva finito il suo compito. Non ricordo se nella stessa seduta o poco dopo tornò e mi disse: "Presidente, ti chiedo tre cose: lo scioglimento del Parlamento, la crisi di governo e che questi passi li faccia io col mio governo" (il quale si era dimesso pochi minuti prima). Io rimasi interdetto per un secondo, perché la persona mi aveva colpito la prima volta che mi aveva parlato di una cosa come se fosse stata vera e vera non era. Devo dire che per me negare la verità conosciuta vuol dire chiudere totalmente la possibilità di dialogo. Quindi mentre lui diceva, “ti chiedo tre cose”, mi fermai un momento e lui mi incalzò, “ti ho chiesto tre cose, cosa mi rispondi?”; "Ti rispondo tre no" - gli dissi - "perché su questa Carta, che anche in questo momento mi è vicina, su questa Carta ho giurato fedeltà, se io facessi questo farei un passo in favore di una parte e contro un'altra, e andrei contro al mio giuramento. Ti rispondo tre no". Non mi sarà perdonato”.

    Una presidenza, quella di Scalfaro, adempita in un periodo fortemente turbolento (25 maggio 1992 – 15 maggio 1999) : solo due giorni prima il suo insediamento al Quirinale, l’Italia subisce l’attentato a Giovanni Falcone e, meno di due mesi più tardi, quello al giudice Paolo Borsellino. Seguiranno <<il fatto del ribaltone>> e la gravissima vicenda di Tangentopoli con la relativa inchiesta di <<mani pulite>> nella quale Scalfaro fu trascinato in prima persona: nel 1922, Mario Chiesa (socialista) fu sorpreso nell’atto di incassare una tangente per un appalto, dunque venne arrestato. L’episodio fece partire un’inchiesta condotta dal magistrato Di Pietro (oggi leader del partito L’Italia dei Valori) che portò a galla una scandalosa realtà di corruzione e concussione ai più alti livelli del mondo politico e finanziario; furono imputati senatori, deputati, ministri, Bettino Craxi (allora presidente del consiglio), e diversi capi d’accusa furono mossi anche verso Oscar Luigi Scalfaro, che in quella occasione, in preda all’indignazione, pronunciò un memorabile discorso a reti unificate in cui spiegava la necessità di “non recar danno alla vita dello Stato e alla sua immagine nel mondo.

    Nessuno può stare a guardare di fronte a questo tentativo di lenta distruzione dello Stato pensando di esserne fuori – continuava Scalfaro- o siamo capaci di reagire considerando reato il reato ma difendendo ad oltranza gli innocenti e le nostre istituzioni repubblicane, o condannando tutto il popolo e noi stessi ad assistere a questo attentato metodico, fatale alla vita e all’opera di ogni organo essenziale per la salvezza dello Stato democratico. A questo gioco al massacro io non ci sto, io sento il dovere di non starci e di dare l’allarme. Non ci sto, non per difendere la mia persona che può uscire di scena in ogni momento, ma per tutelare con tutti gli organi dello Stato l’istituto costituzionale della presidenza della Repubblica”. Nei giorni successivi i funzionari furono indagati per il reato di attentato agli organi costituzionali e furono successivamente arrestati: Scalfaro aveva dunque ragione.
     

    Oscar Luigi Scalfaro fu, allora, un Presidente largamente amato da molti e altrettanto mal sopportato da altri. Fu un conservatore e, sopra ogni cosa, conservava la sua fedeltà e il suo amore per la Costituzione, lui, che la Costituzione l’aveva fatta, e che cercava di contagiare di questo amore l’intero Paese, la cui politica versava in una decadenza oltraggiosa.

    Morto all’età di 93 anni, dopo una vita di impegno politico che mai si separò da quello etico, dopo una vita vissuta nella fede cristiana e nell’osservanza dei suoi precetti, viene oggi ricordato con ammirazione e stima: Papa Benedetto XVI gli rende omaggio in quanto “illustre uomo cattolico di Stato che si adoperò per la promozione del bene comune e dei perenni valori etico-religiosi cristiani propri della tradizione storica e civile dell'Italia”; il Presidente Napolitano lo ricorda in quanto amico “schietto e affettuoso” e in quanto politico che “ha avuto sempre per supremo riferimento la legge, la Costituzione, le istituzioni repubblicane”. Il Premier Monti esprime in una nota “la partecipazione al dolore e al cordoglio di tutto il Paese” per la perdita di un uomo che si fece difensore “dei valori fondanti della Repubblica contenuti nella Carta Costituzionale, dandone testimonianza con la sua azione e il suo rigore a tutti gli italiani, in particolare ai giovani”; “Ha incarnato un'immagine della Repubblica cui tutti teniamo gelosamente: una Repubblica baluardo dei diritti dell'uomo e della pace, impegnata nel promuovere il protagonismo responsabile delle parti sociali, sollecita nel richiamare ciascuno all'adempimento dei propri doveri di solidarietà” continua Schifani e , conclude Bersani “Verso di lui, come italiani e come democratici, abbiamo una riconoscenza infinita e un grande dovere: non abbandonare le sue battaglie, ricordando sempre che la nostra è la Costituzione più bella del mondo”. Molti altri esponenti politici, in occasione della perdita dell’uomo e del simbolo che esso era diventato, hanno espresso il proprio cordoglio e il personale rispetto in questi termini, da Bindi a Fini, da Bertinotti a Casini. Tra le personalità politiche più in vista, solo Silvio Berlusconi si è astenuto dall’esprimere un parere, neppure di circostanza, sull’ex Presidente della Repubblica forse a causa degli antichi dissapori e della reciproca antipatia.
     

    Nel giorno della celebrazione dei suoi funerali, la figlia Marianna, ha voluto, ancora una volta, ricordare come il padre si sentisse “figlio dell’Unità d’Italia”, così, simbolicamente, ha deposto una corona di peperoncini (simbolo delle sue origini calabresi) sulla bara di quell’uomo nato a Novara, poggiata su un tappeto sul pavimento della chiesetta di Sant’Egidio a Roma: tutto intorno nessuna bandiera, solo due candelabri e le corone inviate dalle più alte istituzioni della Repubblica per onorare l’uomo e il politico.

  • Fatti e Storie

    27 Gennaio 2012. Il Giorno della Memoria in Italia

    “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case,/voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici:/considerate se questo è un uomo/che lavora nel fango,/che non conosce pace,/che lotta per mezzo pane,/che muore per un si o per un no./Considerate se questa è una donna/senza capelli e senza nome,/senza più forza di ricordare,/vuoti gli occhi e freddo il grembo/come una rana di inverno./Meditate che questo è stato” (Primo Levi – Se questo è un Uomo)

    Primo Levi, sopravvissuto al campo di Auschwitz, racconta la sua autobiografia, uguale a quella di milioni di ebrei. Racconta i giorni trascorsi, tra fatica, fame e terrore all’interno del campo di concentramento, racconta i soprusi subiti, racconta come la dignità di un intero popolo veniva lacerata e calpestata. Il volume di Primo Levi non è un racconto horror, è un racconto storico, e per questo fa ancora più paura.
     

    Shoah, Olocausto, genocidio, lager, sono tutti termini coniati per designare e riferirsi alla più recente storia del popolo ebreo e a tutto ciò che l’ha determinata; sono tutti termini ormai noti che impongono rigore e riflessione, impongono interrogativi destinati a restare senza risposta: come può l’uomo odiare l’uomo? Come può la follia perversa e omicida di uno infettare gli animi e i cuori di una nazione intera? E perché la ferma volontà di pochi (troppo pochi) di proteggere questo popolo perseguitato non si è diffusa con altrettanta facilità? A tutto questo non esistono spiegazioni che possano giustificare o risposte che possano attenuare le colpe dei carnefici, oggi non ci resta che ricordare nell’attivo impegno e nella ferma speranza che, persecuzioni e stermini, restino, appunto, ricordo e non siano mai più presente.
     

    Il 20 luglio 2000 il Parlamento italiano, con la legge 211, instituisce la ricorrenza della Giornata della memoria aderendo alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata di commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati, dunque per non dimenticare. Per non dimenticare che l’odio semina sofferenza e morte, per non dimenticare che chi uccide un uomo uccide l’umanità intera, per non dimenticare che tutti gli uomini hanno pari dignità e valore, per non dimenticare che la civiltà si fonda, in primis, sul rispetto verso una cultura diversa, per non dimenticare che tra uomo e uomo non ci sono differenze.
     

    La presa di coscienza di quello che è stato deve allora partire dall’educazione: nelle scuole, nelle case, nelle piazze è necessario ricordare. E’ per questo che lungo tutto lo stivale nella giornata di oggi avranno luogo una serie di eventi atti proprio alla condanna e al ricordo dell’olocausto e dei suoi effetti:

    Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, annualmente, dal 2000, promuove, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il concorso “I giovani ricordano la Shoah”.

    A Milano, alle ore 10:30, questa mattina è stata depositata una corona di fiori presso l’ex Albergo Regina, comando SS e Quartier generale della Gestapo dal 1943 al 1945. Nel pomeriggio, avrà poi luogo alle un convegno, alle 17:30, presso la Loggia dei Mercati, che si aprirà con la lettura delle testimonianze dei deportati nei lager nazisti, e proseguirà con una serie di interventi da parte di alcuni testimoni della deportazione, figli e rappresentanti delle associazioni del Comitato permanente antifascista.
     

    A Torino, presso il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, si terrà la mostra “Qui non ci sono bambini. Infanzia e Deportazione”: si tratta di una mostra di disegni il cui autore che fu internato per 13 anni in un campo di concentramento, subito dopo la liberazione disegnò sul retro dei formulari delle SS l’esperienza del Campo per fissarla nel tempo. Inoltre alle ore 21:00 presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani verrà rappresentato “Come Sorelle”, ispirato al racconto “Sorelle” di Lia Levi.
     

    A Roma questa mattina è stata inaugurata la mostra promossa dal Comune di Roma in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dei Beni e le attività culturali “I ghetti nazisti” presso il Salone Centrale del Complesso del Vittoriano, una mostra che ripercorre la storia dei ghetti nazisti polacchi.

    A Roccella Jonica (RC) verrà proiettato presso il Convento dei Minimi un documentario sulla Shoah; inoltre sarà possibile visitare due mostre fotografiche: “Auschwitz…solo andata” di Domenico Scali e “Viaggio nel panico, 90 minuti ad Auschwitz” di Peppe Macrì.

    A Palermo, questa mattina ha avuto luogo l’incontro con Nuccio Pepe, autore del testo “Il Dubbio”.
     

    Queste e molte altre le iniziative si sono svolte e si svolgeranno lungo tutta la penisola in una giornata che si propone di diffondere quell’indispensabile principio sociale secondo cui ogni uomo ha diritto a una vita dignitosa, qualunque sia la sua origine; una giornata che nella quale si vuole imprimere ancora più a fondo nella mente di tutti il significato dell’odio verso l’uomo e dei suoi tristi effetti, una giornata in cui si ribadisce la gravità dell’appoggio a quella follia di discriminazione e di annullamento nei confronti di un popolo che è stato sterminato e che oggi, con lo stesso dolore, piange i suoi trascorsi. Insieme a questo popolo, tutti oggi abbiamo il dovere di ricordare, non solo per commemorare, ma per promettere un impegno attivo costante affinchè l’intolleranza dell’uomo verso l’uomo abbia fine alla luce dei drammatici effetti che essa comporta.

  • Fatti e Storie

    Liberalizzazioni e Crescitalia. Cosa ne pensate? Lo abbiamo chiesto ad alcuni romani

    Roma, 24 gennaio 2012. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano firma, rendendo attuativo, il decreto legge varato dal governo Monti. Si tratta del contestatissimo decreto Crescitalia, ossia quel pacchetto di liberalizzazioni che, secondo il Presidente del Consiglio, “daranno il via a una grande azione economica e sociale”. Il decreto in questione, approvato dal Consiglio dei Ministri solo pochi giorni fa, ha il fine di salvare il Paese dallo stato di recessione in cui attualmente versa, così, a essere colpite, sono diverse categorie, dai commercianti, ai privati, ai liberi professionisti.

    Gli italiani, dunque si preparano, volenti o nolenti, a una serie di cambiamenti e riforme che sembravano impossibili in un paese come il nostro. Tra le misure adottate dal governo troviamo:

    Farmacie e attività notarili: sarà indetto un grande concorso straordinario per l’apertura di nuove farmacie, ve ne saranno cinquemila in più in tutto il Paese, una ogni tremila abitanti, e, ognuna deciderà dei propri orari, turni e sconti indipendentemente dalle altre. Tuttavia crolla la proposta secondo cui i farmaci di fascia C potranno essere venduti anche nei supermercati. Per ciò che riguarda la professione di notaio, invece, tutto si limiterà all’aumento della concorrenza visto che saranno messi a disposizione cinquecento scrivanie in più.

    Professioni: si va incontro all’abolizione delle tariffe minime e massime, dunque ogni professionista stabilirà in accordo con ogni singolo fruitore il costo della sua consulenza; verrà inoltre introdotto l’obbligo di presentazione al cliente di un preventivo scritto. Per accedere all’esame di Stato, poi, saranno sempre obbligatori diciotto mesi di tirocinio.

    Assicurazioni RC auto: chiunque accetterà di far installare una scatola nera sul proprio veicolo avrà diritto a un prezzo più basso dell’assicurazione auto; in questo modo si tenta di scoraggiare false perizie.

    Benzinai: visto il recente spropositato aumento del costo della benzina, nell’acquistare e rivendere il carburante, dal 30 giugno, nessuna pompa di benzina sarà vincolata dalle marche né da orari che regolino l’apertura e la chiusura; inoltre chiunque possegga un distributore, avrà la possibilità di rivendere anche prodotti non-oil.

    Commercianti: ogni negozio avrà la possibilità di proporre al cliente sconti in ogni momento dell’anno, si pone dunque fine all’era dei saldi; inoltre gli orari d’apertura e chiusura degli esercizi commerciali non saranno prestabiliti, ma ogni proprietario potrà stabilire per sé.

    Banche: verrà imposta una riduzione del prezzo delle commissioni bancomat, verranno abolite le spese di bollo nel conto corrente base, e nel concedere un mutuo ogni banca ha l’obbligo di presentare al cliente almeno tre opzioni di assicurazione.
     

    Ma tutto questo ha un prezzo, ovvero l’aumento dei punti vendita e delle filiali, nonché l’aumento della concorrenza in ogni ambito.

    Inevitabile la reazione dei diretti interessati: da qualche giorno scoppiano lungo tutto lo stivale scioperi e manifestazioni: scioperano gli avvocati e i benzinai, si lamentano i farmacisti, manifestano i commercianti, protestano le banche, discutono i notai. Il tutto si riassume in un blocco totale: in Sicilia e in Calabria mancano ormai carburante e viveri, e in allarme sono anche la Puglia, la Basilicata, la Campania e il Lazio: una specie di nuova spedizione dei Mille che, nuovamente, dalla Sicilia va verso il Nord e che questa volta, sveste la camicia rossa e, ai forconi (ormai diventati simbolo del primo anello della catena alimentare), affianca i tir che impediscono l’accesso e l’uscita dagli svincoli autostradali. A fare da eco agli autotrasportatori decisi a protestare ad oltranza, interverranno nel mese di febbraio i farmacisti, gli avvocati, i benzinai.

    Ma se la lente d’ingrandimento si sposta invece su quegli italiani che non vengono colpiti direttamente dalla manovra Monti, si nota una strana, inspiegabile calma:

    Roma, 25 Gennaio 2012. Siamo stati nei pressi di via Casilina e nei pressi della stazione Tiburtina e, per strada, abbiamo chiesto ai passanti cosa pensassero della legge sulle liberalizzazioni.
     

    La signora Rosetta, 81 anni, pensionata, alla nostra domanda, confusa e incerta chiede “ma chi liberano? E da dove?”; mentre suo marito, il signor Pietro 83 anni, pensionato, la ammonisce e commenta “siamo anziani e non conosciamo le nuove tecnologie”.
     

    Pamela, 24 anni, mamma e casalinga, si sente in dovere di giustificarsi e “quando ascolto i telegiornali capisco la metà delle cose che dicono, non ho capito cosa stiano facendo Monti e i suoi”.
     

    Alberto, 58 anni, impiegato, spiega “credo che le liberalizzazioni possano avere effetti positivi a lungo termine, ma bisogna pensare anche a quelle persone che a causa delle liberalizzazioni diminuiranno il loro fatturato, quindi l’ideale sarebbe considerare la questione caso per caso, ma è impossibile. D’altra parte io non mi sento in grado di formulare giudizi, non so offrire un’alternativa possibile, perché l’informazione che riesco a ricavare dai tg o dai giornali non mi basta per avere un quadro completo su quello che succede”.

    Anna, 46 anni, giornalaia, è fortemente contrariata da questa manovra, sostiene che “i giornali non si vendono più come una volta, le persone, soprattutto le nuove generazioni, preferiscono trovare le notizie su internet anche perché è tutto gratuito, quindi l’aumento dei punti vendita ci penalizzerà da tutti i punti di vista; e credo che questo non riguardi solo i giornalai, ma tutte le categorie che sono toccate da questo decreto”.
     

    Emilia, 62 anni, ex docente di economia ed ex consigliere della regione Basilicata, sembra avere un quadro più nitido e completo della situazione: “ guardo almeno due tg di reti diverse e leggo almeno due quotidiani ogni giorno, inoltre per diversi anni mi sono occupata di politica, tuttavia non credo che l’informazione sia di semplice fruizione e sicuramente non è adeguata all’Italiano medio che molto spesso non ha il tempo per approfondire autonomamente”… “Personalmente non sono del tutto contraria alle liberalizzazioni, credo però che il tutto debba essere svolto con la massima oculatezza, è fondamentale trovare il giusto equilibrio perché se nel tentativo di aumentare i posti di lavoro si concede l’avvio di un numero eccessivo di attività, la maggior parte di esse saranno inevitabilmente destinate al fallimento”.

    Infine, Andrea, 30 anni, conducente d’autobus di linea urbana, lancia il suo grido sicuro e chiarissimo in romanesco: “fanno bene a liberalizzare, così almeno magnamo tutti!”

    Alla luce di queste testimonianze è facile capire come, probabilmente, il problema principale sia quello del reperimento delle informazioni: i telegiornali e le trasmissioni televisive fanno ricorso a termini specifici che evidentemente i più fanno fatica ad assimilare, ne deriva necessariamente una diffusa confusione generale o, peggio, un’arrendevolezza passiva degli italiani rispetto agli argomenti da cui si sentono tagliati fuori. Ma se la Res Pubblica è Cosa Pubblica, di tutti, allora il popolo, non dovrebbe essere in grado almeno di comprendere fino in fondo ciò che sta accadendo a quella Cosa che prima di tutto e più di tutto gli appartiene?

  • Fatti e Storie

    Ricapitolando un anno italiano

    Come spesso capita con l’avvicinarsi della fine dell’anno, tra un pranzo sovrabbondante e una tombola in famiglia, ci si ritrova ad affrontare quel temutissimo momento in cui Coscienza vuole che si tirino le somme dell’anno appena trascorso. Ma una buona parte degli italiani, oltre che ricapitolare i successi e le sconfitte personali, si ritroverà, suo malgrado, ad esaminare anche quelli del suo Paese.

    Nessuno avrà dimenticato che il 2011 si era aperto in Italia spalancando le porte allo scandalo escort: le immagini della diciassettenne Karima El Mahroug, nota in tutto il mondo con il nome di Ruby Rubacuori, riempivano la rete, le televisioni e i giornali nazionali (e non solo nazionali) per via dei chiacchieratissimi contatti che la ragazza marocchina intratteneva con il Presidente del Consiglio allora in carica; contatti che molti italiani tendevano a ignorare o sottovalutare e che altri, invece, tendevano a sottolineare e, qualche volta, a enfatizzare. Nonostante il suo ottimismo, dunque, il 2011 per Silvio Berlusconi arrivava privo di serenità, se non altro a causa del latente timore di una crisi che il Premier continuava a smentire ma che l’Italia e tutto il mondo iniziava a vedere più vicina.

    Intanto il Paese discuteva sul da farsi a proposito della guerra in Libia e ancora una volta vi era una frattura dell’opinione pubblica: se una parte di italiani sosteneva l’interventismo, un’altra parte temeva che proprio l’intervento delle forze armate potesse non solo minare i rapporti tra Italia e Libia, ma soprattutto violasse’articolo 11 della Costituzione che recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Il 20 Marzo, comunque, le truppe italiane entreranno in Libia rompendo quel rapporto d’amicizia, anche personale, che meno di un anno prima era stato sancito da Berlusconi e Gheddafi personaggi-simbolo dei rispettivi Paesi.

    Il Governo, intanto, è impegnato nella formulazione di alcune leggi che riguardano la privatizzazione del servizio idrico e la costruzione di centrali nucleari sul suolo nazionale. La reazione delle varie associazioni dei consumatori e di molti gruppi politici è inevitabile, diventa Referendum: nelle giornate del 12 e del 13 Giugno gli italiani chiamati alle urne decideranno che la gestione del servizio idrico resterà pubblica; che in Italia non verranno costruite centrali nucleari e, infine, che la legge del 7 aprile 2010 relativa al legittimo impedimento verrà abrogata.

    Intanto l’Italia sente sempre più forte il peso di una crisi economica che ancora non viene ufficialmente dichiarata: il governo Berlusconi continua a proporre ed approvare tagli alla la scuola, la sanità, le forze dell’ordine. La reazione degli italiani è inarrestabile: le manifestazioni, da Settembre, si susseguono copiose dal Piemonte alla Sicilia: scendono in piazza gli studenti, le donne, i lavoratori, i disoccupati, tutti coloro che sentono incalzare rapidissima una crisi che ormai viene paragonata a quella del 1929.

    Crollano le borse di tutto il mondo, l’euro perde sensibilmente di valore, lo spread italiano schizza alle stelle: questa crisi tanto scongiurata ha assunto dimensioni così grandi che non può più essere negata; e convince (o costringe) Berlusconi a presentare al capo dello Stato le sue dimissioni il 12 Novembre. Vista l’estrema urgenza e criticità in cui versa il Paese, il giorno successivo, il Presidente della Repubblica affida al Professor Onorevole Mario Monti la carica di nuovo Presidente del Consiglio e l’incarico della formazione di un governo tecnico che attui una manovra in grado di sanare il gravissimo disagio del Paese, oggi ufficialmente in recessione.

    Viene a sorpresa nominato Ministro degli Esteri, l'Ambasciatore a Washington, Giulio Terzi di Sant'Agata che lascia gli Stati Uniti.

    In pochi giorni l'Italia arrivano le prime decisioni, si avviano riforme, l'impatto a livello internazionale c'è ma è pane di questi giorni.

    Così si chiude questo anno politico italiano che abbiamo cercato di semplificare in questo racconto che ci ha costretto certo a grandi omissioni.

    In questo momento apprendiamo che si è spento Mirko Tremaglia. Sono stati diverse le personalità politiche che questo 2011 ci ha portato via.  Ricordiamo l'ultima e riportiamo alcune parole che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha detto appena ha appreso la notizia della  scomparsa:
    “Resta particolarmente forte l'impronta del suo impegno per dare voce e rappresentanza agli italiani operanti all'estero e del suo sforzo di partecipazione politica fino all'estremo delle sue energie”

     Ma il 2011 italiano, naturalmente, non può essere riassunto nella sola scena politica ed economica. Da sempre l’Italia è Paese di cultura, di senso della religione e di molto altro, per questo è importante elencare in una rapida carrellata i più importanti eventi che hanno caratterizzato questo 2011.

    - Dal 15 al 19 Febbraio, come di consuetudine, è andata in onda su Rai1 la sessantacinquesima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, condotto, quest’anno da Gianni Morandi, uno dei nomi più grandi della canzone italiana. Vincitore indiscusso per la categoria “Artisti” è stato Roberto Vecchioni con “Chiamami ancora amore”, mentre il primo premio per la categoria “Giovani” è stato assegnato a “Follia d’amore” di Raphael Gualazzi.

    - Nello stesso mese di Febbraio pare sorgere una grande vittoria in ambito medico: dall’Università di Pisa parte infatti la lotta alla retinite pigmentosa, una malattia genetica dell’occhio che può sfociare nella cecità. Grazie a una ricerca condotta dall’Ateneo pisano insieme a quello milanese e al CNR di Pisa, pare si sia trovato un farmaco (ancora in sperimentazione) capace di rallentare la patologia nella sua mutazione.

    - Il 12 Marzo muore Nilla Pizzi, divenuta simbolo della canzone italiana in quanto vincitrice della prima edizione del Festival di Sanremo con la celebre canzone “Grazie dei fior”, e resa nota anche tra le generazioni più giovani anche da brani quali “Papaveri e Papere” e “Vola colomba”.

    - Dal 17 Marzo si aprono i festeggiamenti in onore del centocinquantesimo anno dell’Unità d’Italia: non solo tricolori che sventolano dalle finestre di molti appartamenti a significare l’importanza della ricorrenza, ma anche notti bianche, spettacoli musicali e teatrali, sfilate, parate, si svolgono nelle principali città della penisola durante il corso dell’intera giornata sino a tarda notte. Le luci e le bandiere bianche, rosse e verdi, coloreranno per il resto dell’anno moltissime vie e piazze anche nei piccoli centri.

    - Il mese di Maggio si apre invece con un’importantissima manifestazione religiosa: il primo giorno del mese i fedeli di tutto il mondo si danno appuntamento a Roma per assistere e celebrare la beatificazione di uno dei Pontefici più amati di sempre, Papa Giovanni Paolo II.

    - Lo sport più amato e più seguito dagli italiani, si sa, è il calcio. Quest’anno a gioire e organizzare festosi caroselli sono stati i tifosi del Milan, la cui squadra, il 7 Maggio, ha conquistato il suo diciottesimo scudetto aggiudicandosi il titolo di vincitore nell’annuale campionato italiano di Calcio.

    - L’8 Luglio il premio letterario più ambito d’Italia, e quest’anno giunto alla sua sessantacinquesima edizione, il Premio Strega, viene assegnato a Edoaedo Nesi con la sua autobiografia “Storia della mia gente”.

    - Dal 13 al 31 Luglio ha luogo a Shanghai la quattordicesima edizione dei campionati mondiali di nuoto FINA ai quali gli atleti italiani si sono aggiudicati oltre alle quattro medaglie di bronzo e alle due d’argento, ben tre medaglie d’oro, una vinta da Settebello (squadra nazionale maschile di pallanuoto) e due dalla giovanissima Federica Pellegrini ormai notissima per i suoi successi sportivi.

    - A settembre, un team di ricercatori svizzeri guidati dall’italiano Antonio Ereditato aveva sconvolto il mondo supponendo di aver smentito la teoria della relatività generale elaborata da Einstein. Il team, da Ginevra, aveva sparato dei neutrini fino al Gran Sasso e aveva certificato come queste particelle si fossero spostate a una velocità che supera quella della luce. Attualmente si stanno conducendo delle ricerche che spiegherebbe che il fenomeno dei neutrini che viaggiano più veloci della luce non smentisce ma si sovrappone alla teoria dello scienziato tedesco.

    - Il 23 Ottobre l’Italia è scossa dalla morte di Marco Simoncelli, il giovanissimo motociclista morto sotto gli occhi di milioni di telespettatori a causa di un incidente durante il Gran Premio della Malesia.

    - Il mese di Novembre ha coperto l’Italia con piogge torrenziali. Le ripercussioni di più grande rilievo si sono verificate a Genova e Messina: fiumi di fango hanno percorso le strade di alcuni centri e nell’alluvione hanno perso la vita dieci persone. Grande, anche in questo caso, è stato il turbamento dell’Italia intera e in moltissimi sono stati i volontari che tempestivamente si sono adoperati per aiutare gli abitanti  delle città invase dall’acqua e dal fango, segno questo, di una grande umanità che unisce la penisola da Nord a Sud.

    - L’ultimo mese dell’anno si è aperto all’insegna della vittoria della legalità: un blitz organizzato con rigore e maestria ha portato alla cattura e al conseguente arresto di Michele Zagaria detto “Capostorta” dopo sedici anni di latitanza. Emblematiche le parole del capo dei casalesi al momento dell’arresto sono state “Avete vinto voi. Ha vinto lo Stato”.

    - Il giorno di Natale si è spento Giorgio Bocca, giornalista, scrittore e prima di tutto partigiano. Giorgio Napolitano lo ha ricordato con commozione per la sua coerenza e per il suo amore per la libertà e per la democrazia.

    Per l’Italia un 2011, dunque, ricco di eventi, pieno di passioni, che lascia però agli italiani un senso di inquietudine dovuto a una difficile situazione economica che vede il Belpaese privato della sua serenità. Qualcuno scrive ironicamente su facebook “Inizio a sperare nella profezia dei Maya”, ma in realtà tutti sappiamo che gli italiani amano il proprio Paese e non rinunciano al sogno di un’Italia nuova…di nuovo!

  •  Fiorello in una foto pubblicitaria per il suo ultimo show.
    Fatti e Storie

    Ilpiùgrandespettacolodopoilweekend: il fenomeno Fiorello

    Dalla radio alla televisione, dalla musica all’imitazione…Rosario Fiorello non sembra avere alcun limite!

    Presentato per la prima volta sul piccolo schermo a “Una Rotonda sul Mare”, ottenne la vera popolarità nel 1992 come presentatore di “Karaoke” vestendo coloratissime giacche e portando una lunga coda ai capelli che lo rappresentava.
     

    Finalmente tra il 2001 e il 2004 scoppia il grande successo di “Stasera pago io”, “Stasera pago io in Euro” e “Stasera pago io Revolution”, varietà che gli permetteranno di affermarsi come mattatore televisivo su Rai 1. Intanto Fiorello riscuote grande successo anche in radio con “Viva Radio 2”, un eclettico programma condotto insieme a Marco Baldini dal 2001 al 2008, durante il quale lo showman siciliano sfodera tutte le sue doti di cantante e di comico.

    Dopo essere stato il protagonista di un irriverente programma su SKY, Fiorello torna infine alla Rai con uno show tanto chiacchierato quanto riuscito: si tratta de “ilpiùgrandespettacolodopoilweekend” titolo palesemente tratto da uno degli ultimi successi musicali dell’amico Jovanotti “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”.

    Lo show, già prima del suo inizio, era stato inondato di critiche a causa del budget eccessivamente alto di cui si aveva necessità (dodici milioni di euro per sole quattro puntate), ma già dopo la prima messa in onda (lunedì 14 Novembre), ogni bocca era stata messa a tacere visto l’inaspettato esito: 8,9 milioni di spettatori (per il 39,2% di share)  avevano seguito un Fiorello più vitale che mai.

    Il boom di ascolti, dunque, aveva rivelato come i fondi stanziati per la realizzazione del programma fossero stati ben spesi. Merito della grandiosa campagna pubblicitaria che la Rai aveva svolto? Merito dei followers su Twitter del comico siculo? Poco importa se il programma riesce a scavalcare senza difficoltà la concorrenza. Infatti, mentre su Rai 1 Fiorello si esibisce da solo e con ospiti diversi, su Canale 5 va in onda “Grande Fratello”, il reality show più seguito in Italia, che, inaspettatamente, registra solo quattro milioni di telespettatori.
     

    Lo stesso ampio successo sarà riscosso nella puntata del 21 Novembre (dodici milioni di telespettatori) e in quella del 28 Novembre (quattordici milioni di telespettatori); e non potrebbe essere altrimenti! Su un palcoscenico che reca una scenografia straordinaria, l’ilarità di Fiorello coinvolge indistintamente uomini e donne di tutte le età e di ogni appartenenza sociale e politica che si lasciano trasportare da una comicità frizzante e mai volgare: agli sketch ironici sugli atteggiamenti e sul lessico delle nuove generazioni, seguono le imitazioni di personaggi quali Carla Bruni, Andrea Camilleri e molti altri; non mancano le parodie su Twilight (la nota saga che ha come soggetto l’amore tra un’umana e un vampiro) e sul noto programma “X Factor”, né manca una satira politica che non ha nulla di sottile o pungente, è piuttosto distesa ed estremamente semplice, qualità che inevitabilmente suscitano un riso divertito e leggero.

    Ne sono esempi esilaranti i messaggi che, con l’aiuto dei vip che Fiorello casualmente scorge in platea, vengono rivolti ai capi di governo europei: Michelle Hunziker è simpaticamente costretta a tradurre un messaggio per la cancelliera tedesca Angela Merkel, Edwige Fenech volgerà in francese un messaggio a Nicola Sarkozy, e Natalia Titova parlerà a Putin per conto del conduttore del programma di Rai 1.
     

    Alle molteplici e diversissime esibizioni di Fiorello in chiave comica se ne alternano alcune musicali che lo showman di Rai1 propone al suo pubblico da solo o insieme ad ospiti di eccezionale spessore: Giorgia, Elisa, Biagio Antonacci, Caparezza, ma anche artisti internazionali come i Coldplay, Michael Buble, Tony Bennett.
     

    Insomma, da tre settimane a questa parte, è nato un vero e proprio caso televisivo che viene definito il “Fenomeno Fiorello” e che costringe la maggior parte degli italiani, il lunedì sera, a rimanere incollata al televisore sintonizzato su Rai 1, per trascorre qualche ora tra un sorriso e una canzone, dimenticando, almeno momentaneamente, i mille problemi di un Paese che soffre una crisi storica.
     

    Per Lunedì 5 dicembre è fissata l’ultima puntata di “ilpiùgrandespettacolodopoilweekend” che si preannuncia quanto mai interessante: il “divo” di Rai 1 ha anticipato che rivolgerà un messaggio a Barack Obama e pare che Roberto Benigni contribuirà a colorare di simpatia la serata…..insomma, un programma che è tutto un programma! 

  • Fatti e Storie

    Tamarreide, la risposta Made in Italy a Jersey Shore

    In piena era dei reality show, in Italia come in America (e come, del resto, in tutte le parti del mondo), non è importante sapere chi siano Dante Alighieri o Edgard Allan Poe, è invece indispensabile conoscere approfonditamente personaggi come Francesca Cipriani e Michael Sorrentino (più noto come “The Situation”). Di conseguenza, inevitabilmente, i canali tv di maggior rilievo trasmettono una serie interminabile di questo tipo di programma televisivo: Grande Fratello (in America Big Brother), L’isola dei famosi (Celebrity Survivor negli USA), La Pupa e il Secchione (Beauty and the Geek in inglese), sono tutti programmi che, dietro il pretesto di sottoporre i concorrenti a prove di carattere diverso che possono andare da prove di convivenza a prove di sopravvivenza, nascondono l’intento di far emergere la personalità dei personaggi nella speranza celata che si scatenino liti furibonde e amori passionali, situazioni, insomma, scomode o imbarazzanti, che riempiano le pagine delle riviste o gli spazi di altri show televisivi.

    L’ultimo capolavoro italiano si chiama Tamarreide, e per molti aspetti sembra essere la risposta allo show americano Jersey Shore che è ormai arrivato alla sua quarta stagione. Jersey Shore, che ha riscosso grande successo negli States, si propone di seguire otto ragazzi, per lo più italo americani, durante le loro vacanze estive, quindi di filmarne, tra muscoli gonfiatissimi e curve vertiginose, gli attriti e gli accordi (più o meno intimi).

    Tutto italiano è invece Tamarreide, andato in onda dal 13 giugno al 25 luglio in sette puntate su Italia 1. Voce e volto narrante del programma sono stati quelli di Fiammetta Cicogna; protagonisti sono stati quattro ragazzi e quattro ragazze provenienti da diverse parti dell’Italia (Sicilia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Umbria, Campania, Lombardia e Piemonte); che hanno vissuto e viaggiato all’interno di un pullman, adornato da arredi animalier e da milioni di paillettes, per provare al Bel Paese il loro essere degli autentici “tamarri”.

    Tradizionalmente il termine tamarro designa colui che, mancando di eleganza, viene considerato rozzo; nonciclopedia (sotto la voce “tascio”, sinonimo di “tamarro”) lo descrive come colui che è “avverso a ogni senso di buon gusto, a forme di cultura, a svaghi umani: è grezzo, animalesco, chic”. Contrariamente a ciò che normalmente si pensa, il tamarro non è, per così dire, un tipo fisso: accanto al tamarro di campagna ve ne sono diverse varietà tutte cittadine che si caratterizzano per la semplice mancanza di gusto o per l’ossessione della griffe; e Tamarreide ha mostrato ognuno di questi tipi.

    I temi che le sette puntate hanno lasciato emergere sono stati tutti estremamente pericolosi (il sesso, l’obesità, l’omofobia) e secondo il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) sono stati trattati in maniera tanto inappropriata da chiedere all’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) già dopo la messa in onda della seconda puntata del programma “di disporre la soppressione immediata del programma, viste le tante segnalazioni ricevute e le immagini poco edificanti trasmesse nelle prime due puntate della trasmissione. I telespettatori  ritengono altamente diseducativo il programma, che mostra situazioni ambigue, volgarità e un linguaggio scurrile da parte dei concorrenti. Il sesso, poi, sembra essere il vero motore di Tamarreide, con scene hot inadatte alla prima serata”. L’appello di Codacons sembra essere stato ignorato, infatti il programma è stato trasmesso fino all’ultima puntata, ma sono stati comunque in molti a manifestare il proprio dissenso: su Twitter si leggono commenti come “Il bus di Tamarreide al rogo”, “Propongo di fare un referendum per cancellare Tamarreide. In cambio vi ridiamo il nucleare!”. I più severi additano lo show come “un programma che suona come un inno all'ignoranza e un insulto all'intelligenza degli italiani” o lo commentano come “uno squallore dannoso per la tv, più di quanto lo sia già. non si da spazio alla cultura, non si parla di ciò che davvero succede nel nostro paese, e invece si da spazio ad uno schifo del genere!?!?!!!……si è toccato proprio il fondo!”

    Su Facebook, invece, prevale l’ironia: impazzano i gruppi sarcastici nei confronti della conduttrice del programma e in modo particolare nei confronti del suo rotacismo; ci si può iscrivere a gruppi come “L'autolesionismo di Fiammetta Cicogna nel dire "TAMARRRRI"”.

    Pochissime sono le lance spezzate in favore dello show. Alberto D’Onofrio, il regista del programma, spiega: “Tamarreide è un esperimento riuscito”… “In parte il problema di Tamarreide è stato anche generato dalla confusione tra docu-soap e reality… Tamarreide è una storia che ha il tempo narrativo della soap, ma il linguaggio di un documentario: questo è il significato della parola docu-soap. Non è assolutamente un reality, non si vince nulla, non ci sono eliminazioni”.

    Fiammetta Cicogna, spiega invece in un’intervista che i ragazzi che guardano il programma “sanno di andare a vedere dei tamarri. Mentre altri personaggi vengono venduti come delle persone normali e sono molto più cafoni e pericolosi per l’educazione, loro si sa che sono tamarri, per questo non penso che vengano presi dai ragazzi come modello, perché già di per sè sono etichettati”.

    Infatti, generalmente un tamarro è inconsapevolmente tale, e riconosce l’accezione negativa di questo termine come offensiva; al contrario i tamarri che Italia1 ha eletto a partecipanti del suo nuovo show, non solo ne sono consci, ma addirittura ne sono fieri: paradossalmente dai loro dialoghi e monologhi emerge una sorta di gara per chi sia il più tamarro! Tra un neologismo e l’altro trovano ampio spazio i turpiloqui che in genere sono atti a rendere con maggiore forza un concetto, o, più spesso, fungono da interiezioni. I dialetti locali prendono quasi interamente il posto dell’italiano, e pure quando la lingua nazionale cerca di emergere, ci si imbatte spesso in inesattezze grammaticali ed errori di costruzione della frase che susciterebbero almeno il sorriso di chiunque.

    Il programma attualmente si è concluso tra attacchi e difese e, con grande sollievo dei più, non sembra essere stato un successo. Comunque nell’attesa di sapere se vi sarà una seconda edizione, non ci resta che gridare “evviva il congiuntivo!!!”

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