Dalla Sicilia al Nuovo Mondo

Marcello Sajia (November 03, 2007)
120 pannelli in cinque sale al terzo piano del museo di Ellis Island. Momenti della storia siciliana, un secolo e mezzo di un flusso migratorio narrato in diversi aspetti attraverso cui, anche i più informati, potrebbero scoprire di non saperne abbastanza. Il professor Saija ideatore e curatore della mosca ci spiega il percorso


Nell'immaginario collettivo, ma anche in alcune analisi storiche datate, le ragioni che spiegano l'emigrazione sono sempre connesse con la crisi economica dei territori da cui la gente parte. E, in realtà, se consideriamo le condizioni della Sicilia tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni del Novecento, potremmo avere un certo riscontro di quest'interpretazione: la difficoltà di esportare gli agrumi, la crisi delle miniere di zolfo e di pomice, i vigneti distrutti dalla fillossera, la contrazione di prodotto nelle tonnare e nelle salina, la mafia , ancora efficacissima nel controllo sociale delle masse contadine prive di speranza nel futuro, sono tutti elementi che danno l'immagine delle condizioni economiche dell'Isola a cavallo dei secoli XIX e XX.

Se però allarghiamo lo sguardo alle epoche precedenti, troviamo che le difficoltà non sono tipiche soltanto di quel periodo, ma sono in qualche modo endemiche e durature nel tempo. Perché, allora, la gente parte alla fine dell'Ottocento e non prima? Quali altre variabili intervengono per spiegare il fenomeno?



Per comprendere meglio dobbiamo guardare più alle cause esogene piuttosto che a quelle endogene, ed in particolare a quella cultura dell'emigrazione che viene promossa ed alimentata dalle Compagnie di Navigazione. Centinaia di agenti e subagenti, ufficiali o non, sparsi per tutta l'Isola, sono i promoter di una campagna pubblicitaria che non ha precedenti nella storia di Sicilia. Essi hanno un prodotto immateriale da vendere: il cosidetto Sogno Americano. Nel tempo, però, hanno un ritorno concreto dalla percentuale che lucrano su ogni passaggio transoceanico venduto.



Il sistema coinvolge come operatori gente comune: barbieri, levatrici, bottegai etc, che, persino nei villaggi più sperduti, si attivano per diffondere la propaganda e reclutare clienti alle Compagnie di Navigazione.

 Se tutto questo è vero, è difficile dar credito a chi vuole ancora interpretare l'emigrazione esclusivamente come inevitabile espulsione. Il motivo dominante diventa invece l'attrazione di un destino che, nonostante le incognite, promette una vita migliore.



Di questo modello interpretativo ho discusso alcuni anni fa con Emanuele Crialese, durante una sua lunga visita al Museo dell'Emigrazione di Salina, quando il film NUOVOMONDO era ancora in gestazione ed egli, sposata in pieno la tesi, l'ha trasferita nel film in maniera certamente più efficace di come avrebbe potuto fare qualsiasi pubblicazione scientifica.



Questa è la ragione per la quale abbiamo deciso di proiettare NUOVOMONDO, in occasione dell'inaugurazione della mostra, e, naturalmente questa interpretazione è il leit motive della Exibition sulla Storia dell'Emigrazione siciliana ad Ellis Island.

 In questo quadro, nella prima galleria, abbiamo deciso di esporre i pannelli sulle cause strutturali dell'emigrazione, giustapponendoli a quelli sulla propaganda e su le guide agli emigranti edite dalle Compagnie di Navigazione.



Nella seconda galleria, senza una particolare linea interpretativa, abbiamo descritto i comportamenti ed i riti che precedono la partenza: dall'attività degli usurai a quella delle banche italoamericane e dei cosidetti caporali del lavoro, attivissimi nei prestiti agli emigranti per l'acqisizione del biglietto. Poi le valige di cartone ed i bauli, i carretti siciliani sulle strade polverose, il Trenino, la dove c'è, le paure e le preoccupazioni dei momenti che precedono la partenza con le visite mediche e le ultime formalità richieste, e finalmente la partenza delle navi dai porti di Messina e di Palermo.



Nella terza galleria, abbiamo rappresentato il primo impatto dei nuovi arrivati con l'America, naturalmente dopo il passaggio da Ellis Island che, nel luogo che ospita la mostra, non ha bisogno di essere illustrato altrimenti. Ecco quindi le pricipali Little Italies a Manhattan, a Chicago ed a Rochester. Non sono tutte, ma sono esempi tra i più significativi.

Per le successive gallerie, abbiamo dovuto fare una scelta su come presentare la vita delle comunità siciliane negli Stati Uniti. Tra i diversi possibili modi (vita familiare, lavoro, eventi sociali e politici), abbiamo scelto l'antico associazionismo; quello delle Società di mutuo soccorso.



 E' certamente un modo inusuale di presentare la vita delle comunità derivate dall'emigrazione siciliana, ma tale scelta, da un lato, ci da la possibilità di presentare la preziosa collezione delle Società di Mutuo Soccorso dei sette Musei siciliani dell'emigrazione aderenti alla Rete che ha organizzato l'evento; dall'altro, ci permette alcune considerazioni che servono a cogliere caratteristiche importanti dell'emigrazione siciliana.



Abbiamo notato che non tutte le comunità di siciliani in America fondano Società di mutuo soccorso. Tale comportamento è infatti usuale per quelle che provengono dalla Sicilia costiera, dalle piccole isole e dalle zone orientali, dov'è prevalente la piccola e media proprietà terriera. E' invece più raro per gli emigrati provenienti dalle zone interne dell'isola e quasi del tutto assente nelle zone del latifondo. Le poche eccezioni hanno ragioni ben codificate come l'identità religiosa Greco ortodossa o quella linguistica delle comunità galloitaliche. Per il resto bisogna aspettare gli anni Venti del novecento per rilevarne qualcuna.

Perché questa differenza? Quali cause possono spiegarla? Forse un'altro dato che raccogliamo dalle statistiche ufficiali, ci aiuta: notiamo che nelle zone dov'è prevalente il latifondo, l'emigrazione comincia già negli anni Ottanta dell'Ottocento, mentre i flussi delle zone costiere e delle zone orientali diventano consistenti solo dopo la svolta del secolo.



La ragione che sta probabilmente alla base di questo fenomeno va ricercata nell'arretratezza della Sicilia interna del latifondo dove costumi semifeudali e privilegi dell'aristocrazia generano una crudele società dicotomica. Qui la mafia ha il controllo sociale ed impedisce con la violenza qualunque ribellione da parte dei braccianti che non hanno quindi speranza del domani. Da queste situazioni di disperazione, aperta la stagione dell'emigrazione la gente parte subito portando con se una cultura di una società disgregata che non ha mai conosciuto in patria il mutuo soccorso e non ha quindi alcun modello per riprodurlo nel nuovo mondo.



 Assolutamente diversa è la cultura della solidarietà delle comunità provenienti dale zone costiere e da quelle orientali di prevalente piccola e media proprietà terriera. Qui i contadini piccoli proprietari ed i braccianti conservano la speranza di allargare la proprietà o di acquistarla e le Società di Mutuo soccorso, fondate all'indomani dell'Unità, sono ancora attivissime alla fine del secolo.



Da qui non si parte subito. L'emigrazione per necessità è più rara. Comincia ad assumere consistenza dopo la diffusione dell'American Dream; e quando la gente parte, porta con se una cultura della solidarietà che conosce da molti anni le società di Mutuo soccorso e quasi naturalmente le reproduce nel nuovo mondo.

Credo che questa rilevante differenza possa contribuire a spiegare perché molte comunità siciliane hanno avuto più rapidi percorsi di integrazione sociale ed economica e gli storici possono seguire le loro tracce nel tempo; mentre per tante altre comunità non è stato possibile rintracciare alcuna aggregazione e le tracce dei singoli emigranti si perdono dopo il passaggio da Ellis Island.

* Professor, Department of International and European Political Studies, Università di Messina

Articolo publbicato su Oggi7 del 28 ottobre 2007

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