Le strade del cinema italiano al Lincoln Center

L. A. S. (June 01, 2009)
Comincia questa settimana l’edizione 2009 della rassegna di cinema italiano "Open Roads" presso il Lincoln Center di New York. Abbiamo posto alcune domande ad Antonio Monda che, con Richard Peña (Film Society of Lincoln Center), ne cura la programmazione


Scrittore, critico cinematografico e docente della NYU alla Tisch School of the Arts, Monda è da anni un importante punto di riferimento per la promozione del cinema italiano negli USA.


E' anche  l'anima di "Open Roads: New Italian Cinema” l’evento più significativo dedicato al cinema italiano contemporaneo a New York che quest'anno  è giunto alla nona edizione.


Organizzato da Cinecittà Luce-Filmitalia,  ha  come coproduttore la Film Society del Lincoln Center, l’istituzione del New York Film Festival.

Open Roads, si riconferma con una programmazione eccellente. Qualcosa di cui andare fieri


Si,  fino ad ora abbiamo presentato circa 120 film. Molti di questi hanno trovato una distribuzione. Questo è il piu grande successo. Nel corso della rassegna riempiamo le sale. Siamo riusciti, in questi anni, a presentare un quadro molto variegato con generi diversi.

Torniamo  indietro nel tempo. E’ stato difficile avviarlo?


Sì. Perchè non era mai stata realizzata una cosa del genere. C’era da poco il NICE, un festival a cui faccio i complimenti perchè curato con grande dedizione. Ma è un altra cosa. L’impatto di Open Roads sul pubblico Americano è forte. E questo sicuramente perchè la Film Society of Lincoln Center ha sposato l’inizativa.

Sono stati tre, secondo me, i punti di forza di Open Roads, che hanno consetito di avvicinare il pubblico americano. Prima di tutto l’impegno della Film Society of Lincoln Center e lo sguardo attento di Richard Peña. Secondo il tuo vivere in prima persona la realtà americana.  Terzo il tuo rapporto diretto con i giovani, visto che sei anche un professore.  Tutto questo consente di intuire le esigenze del pubblico americano. Sei d’accordo?


Certo. La Film Society è un istituzione importantissima sul territorio. E Richard un esperto insostituibile. Ma il pubblico non si conosce mai bene. E soprattutto quello americano. Per quanto mi riguarda, certo, vedo giovani quotidianamente, so cosa cercano…

Esiste un filo che collega i film che avete scelto?


No. Abbiamo un quadro molto variegato. Da film quasi sperimentali come quello di Baricco, film di maestri  del cinema conosciuti come Avati, a proposte di giovani e giovanissimi. Poi il documentario di Mimmo Calopresti, i film di animazione di Ursula Ferrari.


L’idea base è di non dare una linea precisa ma di mostrare in quali direzioni va il cinema italiano di oggi. Qusto facendo anche vedere come è vitale.


Invitiamo gli spettatori a trovare loro la linea.

Cosa lega “Lezione 21”  al “Il papà di Giovanna”?  Pochissimo, se non la voglia di affermare qualcosa di personale.

Come li avete scelti?

La qualità soltanto. Nessun criterio particolare. Cerchiamo di non prendere magari solo gli stessi autori. L’intento è di dare spazio e voce atutti. Anche se alcuni ritornano ogni anno. Un’altro aspetto che teniamo in considerazione è il  loro modo di raccontare l’Italia di adesso…


E come pensi che l’Italia sia raccontata oggi dal cinema italiano?



L’Italia guarda al passato per capire il presente. Vedi Pupi Avati con il suo film ma anche, mi dicono, Marco Bellocchio con il suo ultimo lavoro. E il presente che si vede è un presente pieno di angoscie e incertezze.


E il cinema più che mai è diventato la coscienza dell’Italia? Almeno rispetto alla televisione…

Non voglio dare una lettura politica. Certo racconta un’Italia disorientata, preoccupata e spesso di persone molto sole. Si, molto sole.

E’ un buon momento per il cinema italiano?

Ci sono dei registi che hanno realizzato cose molto belle. Mi vengono in mente questi nomi: Garrone, Sorrentino, Saverio Costanzo, Crialese e Virzi. Insieme a loro, e non dico dietro,  ci sono moltissimi fermenti interessanti. E la cosa bella è che ognuno va in una direzione diversa. Non c’è una linea unica…

Quale è una qualità che oggi distingue il cinema italiano?

La  voglia di raccontare il nostro disagio, senza ipocrisia, in maniera diretta


Ma perchè è così difficile portare il cinema italiano all’estero?



Avviene per qualunque produzione di lingua non inglese. C’è  quella francese, ma rimane lo stesso modesta. Ed è un un cinema aiutato dal governo e che quindi rispetto al nostro ha qualche appoggio  in più. Ma poi quanti film francesi vedi in giro?

Nel corso della programmazione di Open Roads verranno anche attori, registi?


Sono attesi Marco Amenta, Donatella Finocchiaro, Silvio Orlando, Dino Gentili, Maria Sole Tognazzi, Filippo Timi, Ursula Ferrara, Teresa Marchesi, and Sandra Petraglia , Mimmo Calopresti…

E Jovanotti?

Si, presenterà il film su Fabrizio De Andrè. Si è prestato con grande generosità.  E’ un altro piccolo regalo…

Subito dopo la rassegna la ricerca per la distribuzione…

E’ molto importante. Si è sempre innescato un meccanismo … Sono sempre stati acquistati i diritti americani. Almeno due film per volta. Tra questi ricordo L’ultimo bacio, Pane e tulipani, Caterina va in città…



***


La selezione di quest’anno prevede la proiezione di 12 tra i migliori film recenti. Sarà anche presente  un programma firmato da Ursula Ferrara, una delle più grandi artiste dell’animazione italiana,  e  la presentazione di otto cortometraggi.


Un altro momento  speciale sarà quello della prima proiezione americana di “Effedìa, Sulla Mia Cattiva Strada”, un documentario realizzato da Teresa Marchesi per il decimo anniversario dalla morte di Fabrizio De Andrè.

 

Saranno presenti alla proiezioni attori, registi, attori, sceneggiatori.


Organizzato da Cinecittà Luce-Filmitalia, grazie al supporto della Direzione Generale Cinema - MIBAC, ha come coproduttore la Film Society del Lincoln Center, l’istituzione del New York Film Festival.


Maggiori informazioni sulla programmazione nel sito della
Film Society del Lincoln Center







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