Brazzà ed i pittori di Poto Poto
Al "National Arts Club" al Gramercy Park South i pannelli della "School of Painters of Poto Poto" a Brazzaville e la presentazione del libro "Brazza: A Symbol for Humanity". Intervista con l'autrice Idanna Pucci
Pietro di Brazza ancora protagonista a New York. Dopo la felice mostra allla Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU abbiamo partecipato ad un altra serata dedicata a lui presso l'esclusivo National Arts Club al Gramercy Park South.
La figura dell'inusuale esploratore è stata rivisitata da tre variopinti pannelli realizzati dagli studenti della scuola della "School of Painters of Poto Poto" a Brazzaville. Importanti ma per niente invadenti, hanno colorato e accompagnato gli ospiti delle bellissime sale del National Arts Club. In tanti colori tanti momenti e vitali espressioni della vita congolese
Le singole tele hanno una propria espressività, ma fanno parte di un progetto che le comprende tutte e attribuisce loro un'armonia di senso.
Giancarlo Cammerini uno dei curatori della mostra ha raccontato: "Sono andato più volte in Congo con gli altri due curatori Idanna Pucci e Terence Ward. Ho visto la scuola e i suoi artisti, un posto straordiario. L'istituto nacque grazie al pittore francese Pierre Lods con lo scopo di interpretare temi semplici senza alcuna influenza occidentale. Ne è nata così una moderna forma d'arte di cui il Congo va fiero ancora oggi".
La mostra è stata allestita anche a Roma nel 2006, all'Auditorium Parco della Musica. Un grande successo: un muro intero di pannelli esposti. "L'opera è unica, ma qui è stata segmentata per motivi di spazio", ha commentato Cammerini. "Abbiamo spedito i pannelli 15 giorni fa e poi sono stati montati qui."
Straripanti di fantasia le grandi tele dipinte allontanano il pensiero della povertà e della disperazione.
La scrittrice Idanna Pucci ha fornito tutti i materiali utili per la realizzazione dei quadri, ma non ha voluto espressamente avere contatti con i giovani artisti per non influenzarne le opere.
La presentazione del suo libro "Brazza in Congo: A Life and Legacy", Umbrage Edition Aprile 2009, ha rapprensentato un momento molto importante delle serata. Secondo l'autrice, il suo volume e l'esposizione hanno risvolti attuali. Evidenziano che ancora oggi l'elite ricerca beni e ricchezze, mentre la gente comune è sempre abbandonata a se stessa. La devastazione delle risorse naturali rende l'idea della realtà africana odierna. Gli interessi occidentali e asiatici hanno attualmente sostituito i vecchi obiettivi delle compagnie coloniali.
"Io ritengo però che in questo scenario sconsolante la fenice dell'arte e la cultura crescano sopra le ceneri della sofferenza. Per questo la memoria di Brazza è inseparabile dall'antica anima del Congo e il suo ricordo accresce l'espressione artistica malgrado la terribile povertà", ci ha detto quando l'abbiamo avvicinata per una breve intervista. "Cinque dei nove artisti principali sono Bate'ke'. Il direttore del EPPP, Ecole de Peinture de Poto Poto, Pierre Claver Ngampio è il nipote dell'attuale re Makoko. Purtroppo l'EPPP non riceve sovvenzioni governative a causa dello scarso valore attribuito all'arte e alla cultura. Grazie a Kofi Annan, l'Unescu ha riconosciuto il EPPP come centro culturale. Ora gli artisti hanno creato una 'cooperativa' per assicurarsi una propria sopravvivenza, anche se sfortunatamente hanno poca possibilita' di esibire le loro opere all'estero e ricevere riconoscimenti internazionali."
Cosa rappresentano i pannelli esposti?
"Il titolo, Brazza: A Symbol for Humanity mette in luce l'interpretazione che gli artisti danno di Brazza. Le tele sono di movimenti, colori e forme, tutti simboli importanti di grandi gruppi etnici e figure storiche che alimentano l'ispirazione degli artisti. Nei pannelli si notano i ritratti di tre importani spiriti guardiani."
Chi sono questi spiriti guardiani?
"Pietro di Brazza, Re Makoko Iloo I e Pierre Lods, fondatore di Ecole de Peinture de Poto Poto. L'esploratore italiano rappresenta l'umanesimo e la solidarietà; il re africano la spiritualità e la tradizione; il creatore francese l'arte e la cultura. Il potere dell'arte è come un ponte di comunicazione tra nazioni e culture diverse."
Quale è il messaggio di questa esibizione?
"Penso che il significato sia la straordinaria attualità di Brazza. Il suo pensiero, oggi ritenuto scontato, non lo era certo a metà '800. Congo-Brazzaville, in qualità di quarta più grande produttrice di petrolio, è piena di risorse naturali e possiede anche la preziosa foresta pluviale. Lo sfruttamento ossessiovo di queste terre è ancora una realtà fortemente radicata. Brazza ha combattuto intensamente per contrastare tutto questo e la sua memoria è rimasta viva fino ai nostri giorni, infatti per la maggior parte dei congolesi il ricordo dell'esploratore rimane quello di un benefico 'antenato'."
Cosa rappresentano i pannelli esposti?
"Il titolo, Brazza: A Symbol for Humanity mette in luce l'interpretazione che gli artisti danno di Brazza. Le tele sono di movimenti, colori e forme, tutti simboli importanti di grandi gruppi etnici e figure storiche che alimentano l'ispirazione degli artisti. Nei pannelli si notano i ritratti di tre importani spiriti guardiani."
Chi sono questi spiriti guardiani?
"Pietro di Brazza, Re Makoko Iloo I e Pierre Lods, fondatore di Ecole de Peinture de Poto Poto. L'esploratore italiano rappresenta l'umanesimo e la solidarietà; il re africano la spiritualità e la tradizione; il creatore francese l'arte e la cultura. Il potere dell'arte è come un ponte di comunicazione tra nazioni e culture diverse."
Quale è il messaggio di questa esibizione?
"Penso che il significato sia la straordinaria attualità di Brazza. Il suo pensiero, oggi ritenuto scontato, non lo era certo a metà '800. Congo-Brazzaville, in qualità di quarta più grande produttrice di petrolio, è piena di risorse naturali e possiede anche la preziosa foresta pluviale. Lo sfruttamento ossessiovo di queste terre è ancora una realtà fortemente radicata. Brazza ha combattuto intensamente per contrastare tutto questo e la sua memoria è rimasta viva fino ai nostri giorni, infatti per la maggior parte dei congolesi il ricordo dell'esploratore rimane quello di un benefico 'antenato'."
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