PESCARA - “Mons. Edoardo Menichelli è un grande arcivescovo, un vero pastore, e lo sarà anche come cardinale”. Don Vincenzo Tassitani esprime ammirazione per la scelta di Papa Francesco.
Per anni in Abruzzo è stato molto vicino all’attuale arcivescovo di Ancona. Obiettore di coscienza, partito a 20 anni da Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, per prestare il servizio militare a Chieti, è ritornato dopo qualche tempo in Calabria per ultimare gli studi nel seminario di Catanzaro. Dal volontariato all’altare, sempre dalla parte degli ultimi. Una scelta maturata nella città di San Giustino. Nel 1998 l’incontro con l’arcivescovo Menichelli, allora alla guida della diocesi di Chieti. A fissare l’appuntamento era stato don Giuseppe Di Virgilio, che si occupava “della pastorale vocazionale e accompagnava i giovani che iniziavano il cammino di formazione alla vita consacrata”. Ricorda Don Vincenzo: “L’arcivescovo mi fece una domanda a bruciapelo: “Vince', ma davvero ti vuoi fare prete?” Dissi: “Sì,io lo desidero”. Raccontai tutto di me, i segni della chiamata di Dio, il giorno che mi fermai a pregare a San Giustino. Ero solo, nella grande cattedrale mi sentii piccolo, ma immensamente amato da Dio. In quel momento intimo con Dio, dall’iniziale smarrimento trovai luce nel mio animo. Pensai: “Sì, Signore, sia fatta la tua volontà”.
PESCARA - In queste ore di gioia per la Basilicata, il modo migliore per festeggiare la designazione di Matera a “Capitale Europea della Cultura 2019” è quello di ricordare le parole e l’opera di due grandi uomini che alla Città dei Sassi hanno dato proprio tanto: Rocco Scotellaro e Carlo Levi. Proprio in questi giorni, da Torino, l’amico Pino Colosimo, uno studioso di origini calabresi che ha tanto appreso dalle lezioni del nonno contadino, mi ha scritto per dirmi che aveva trovato una pubblicazione in cui veniva riportato il discorso tenuto nel 1967 da Levi a Matera nel convegno “Gramsci e il Mezzogiorno, oggi, in Basilicata”. Gli ho risposto che ero molto interessato e tempestivamente mi ha mandato tutto. Documento storico, dal quale ho tratto un passaggio dell’intervento di Levi che ritengo molto significativo.
Rileggiamolo insieme: “Visto che sono qui a Matera, vorrei per un minuto soltanto accennare ad un problema di cui pensavo anche questa notte passeggiando nei Sassi, vorrei accennarvi al problema dei Sassi di Matera, alla necessità della loro vita, della loro esistenza come fatto vitale per salvare un patrimonio architettonico unico al mondo e che non si può salvare se non dandogli una ragione effettiva di esistenza, se non cioè secondo le linee che ho cercato di esporre anche nella mia relazione al Senato, cioè rendendoli nuovamente abitabili senza voler riprendere le stesse strutture, le stesse abitazioni e gli stessi vicinati di prima; trovandovi anche altre destinazioni, ma rendendoli veramente un fatto vivo e del resto su questa linea lavorano architetti e urbanisti che vengono qui, sia di Matera sia di Venezia, sia di Napoli sia di altrove, e lavorano anche i giovani di Matera che hanno fatto quell’importante lavoro sulle chiese rupestri e sui tentativi di dar vita al Sasso e per cui dovremmo evitare di ridurre il Sasso di Matera, che vi ripeto è effettivamente una delle meraviglie dell’architettura popolare del mondo, a un fatto morto.
Non possiamo ridurre Matera come ad una città che ho visto nel Caucaso in Georgia che si chiama Varsia e che era una piccola città fiorente nel XII secolo ma che poi venne distrutta dai persiani e che adesso non è che un insieme di buchi nella roccia dove rimasta soltanto l’antica chiesa con gli splendidi affreschi del XII secolo. Ma,deve essere, invece, quasi direi a segnare la vitalità del mondo meridionale, deve ancora riprendere una sua vita quotidiana e reale. Perché anche su un problema così particolare, così lontano apparentemente da uno sviluppo politico-sociale, si può dimostrare la maturità del Mezzogiorno, e il fatto che la coscienza rivoluzionaria è il solo modo di ridare valore alle radici del passato, al suo linguaggio e anche alla sua arte poiché, come ci ha insegnato anche questo Gramsci, è nella storia che esistono le premesse di ogni possibile rivelazione e rivoluzione. Oggi cari amici un ritorno a Matera come questo è per me sempre una ragione profonda di vita, un contatto con la realtà nel suo farsi sempre nuova e sempre legata a quei valori fondamentali dell’uomo che qui ho imparato a conoscere.
E’ un rapporto con ciò che esiste per la prima volta: non quel mondo contadino che attraverso tutte da Gramsci e le difficoltà e le crisi della sua creazione, della sua autocreazione, anche davanti a problemi sempre nuovi e sempre più vasti, complessi e difficili, è in cammino. Vi ricordate i versi di Rocco Scotellaro: ”E’ fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi/ con i panni e le scarpe e le facce che avevamo”.Con le facce che avevamo, e qui con voi io le ritrovo quelle facce, che avevamo, ma di cui abbiamo preso coscienza, a cui abbiamo dato un’esistenza nuova; e questo fatto, che Antonio Gramsci aveva capito, è, insieme, poesia e libertà”.
Matera si è messa in gioco ed ha vinto. Ha saputo dare un seguito positivo all’ ”esistenza nuova” avviata dai grandi Levi e Scotellaro. Complimenti amici della Lucania da un calabrese che gioisce per il meraviglioso traguardo raggiunto da una regione veramente “in movimento”.
C'è un forte ed innovativo fermento culturale. La promozione della regione anche fuori dai confini nazionali ha dato buoni frutti. C'è un’attività cinematografica unanimemente apprezzata, messa in moto dalla Lucana Film Commission, guidata da Paride Leporace, grande uomo di cultura esperto di cinema. Questo riconoscimento è il risultato di una compattezza e serietà di intenti che vanno sottolineati. Ed elogiati. Ad alta voce. Un esempio da seguire. Spero che questo nuovo successo lucano sia da stimolo per la sonnacchiosa Calabria. Ha tanti beni, ma non sa metterli in mostra. Addirittura li oscura con l’indifferenza. E non li protegge come sarebbe opportuno: dagli scavi di Sibari all’antica Kaulon, pietre millenarie da salvare e da valorizzare!
PESCARA - “Il Papa ha molti nemici, ma non ha paura, perché si sente protetto da milioni di cattolici che approvano e difendono il suo operato”. Ad affermarlo è stato il grande drammaturgo italo-americano Mario Fratti che il 25 settembre scorso a Pescara, nella Sala “Figlia di Iorio” della Provincia, ha presentato il libro “Nuovi drammi” (Noubs edizioni).
Una raccolta di sei sue opere, l’ultima delle quali, “Teneramente”, è dolorosamente vicina alla realtà “nascosta” di ieri, oggi “svelata” dal Papa del cambiamento. “E’ un tragico episodio di pedofilia che riguarda la Chiesa”, spiega l’autore. “Un atto unico, un monologo teatralissimo, in cui si affronta un tema tanto attuale, quello della violenza dei preti ai danni dei minori”.
“La corruzione di un fanciullo è quanto di più terribile e immondo si possa immaginare, laChiesa lotta perché il vizio sia debellato e l'educazione recuperata. Ma anche noi abbiamo questa lebbra in casa”. Questo aveva ammesso il Pontefice in un colloquio con Eugenio Scalfari, pubblicato nel luglio scorso da Repubblica. Papa Francesco ha tolto effettivamente il coperchio. “Sì, sta affrontando seriamente il delicato problema della pedofilia”, dice Fratti. E aggiunge: “Si vergogna di un passato in cui si celava tutto ed ora è orgogliosissimo del fatto che molti sacerdoti sono d’accordo con lui ed approvino le nuove regole”. Basta con silenzi e connivenze.
“Ha dimostrato con i fatti che bisogna arrestare e punire i colpevoli”, ribadisce Fratti. Basta con gli insabbiamenti. La commissione Onu per i diritti dei minori con un rapporto-denuncia aveva chiesto chiarimenti al Vaticano sulle “politiche della Santa Sede che hanno permesso a religiosi di abusare sessualmente di decine di migliaia di bambini e ragazzi”. La commissione delle Nazioni Unite aveva accertato che “il Vaticano aveva violato la convenzione per i diritti dei minori” per cui aveva sollecitato “l'immediata rimozione" dei responsabili e la loro "consegna" alle autorità civili. Auspicata anche “l'apertura degli archivi sui pedofili e sugli uomini di chiesa che hanno coperto i loro crimini”.
La svolta c’è stata. Papa Francesco la sta portando avanti con grande determinazione. In tutti i campi. E con grandi rischi. Mario Fratti, durante la presentazione del suo libro con Lucilla Sergiacomo, Goffredo Palmerini, Generoso D’Agnese, il sindaco di Pescara Marco Alessandrini e l’Assessore comunale alla Cultura Giovanni Di Iacovo, ha avuto più volte parole di grande stima e anche timori per l’incolumità del Pontefice: “Per me Francesco è un grande. Lo ammiro. Uomo meraviglioso, spero che abbia una lunga vita”. I timori sull’incolumità del Papa purtroppo non sono infondati. L’allarme l’aveva lanciato diversi mesi fa anche il giudice Nicola Gratteri: “Il Papa rischia? Certamente. Il rischio c’è soprattutto quando in modo sistematico si porta avanti un progetto per deviare il corso di un fiume”. Ed è quello che Papa Francesco sta facendo.
*già Caporedattore del TGR Rai
L’AQUILA - Come eravamo. Come siamo. Come vorremmo essere. In Italia e oltre i confini della Penisola. Dal sogno passare alla realtà della Bellezza dell’Italia. Il recente film di Paolo Sorrentino premiato con l’Oscar ha riacceso i riflettori sulla nostra ricchezza artistica, storica e culturale da tutelare e valorizzare. E’ fresco di stampa ed è stato presentato venerdì scorso, 28 marzo, a L’Aquila, con una magnifica cornice di pubblico che ha riempito in ogni ordine di posti l’auditorium. E tra il pubblico una delegazione di 21 studenti del Colorado College (Usa) guidati dal prof. Salvatore Bizzarro, all’Aquila per visitare la città e l’Istituto Cinematografico “La Lanterna Magica”.
E’ un vero e proprio libro di storia, quello di Goffredo Palmerini, che tutte le biblioteche delle scuole italiane e gli Istituti di Cultura Italiana all’estero dovrebbero possedere e rendere fruibile alle giovani generazioni, lasciandolo come preziosa eredità ai ragazzi del futuro.
”L’Italia dei sogni - Fatti e singolarità del bel Paese”, One Group Edizioni, ultima fatica letteraria di Goffredo Palmerini, un grande studioso con L’Aquila nel cuore e gli italiani che sono partiti e quelli che sono rimasti nella mente, racconta un popolo che ha grandi potenzialità e può davvero sognare positivo. Basta volerlo. E’ il filo ideale che lega questo libro ai due precedenti, “L’Aquila nel mondo” e “L’Altra Italia”, che tanto successo hanno riscosso e con i quali forma una trilogia.
”Un sogno in un ognuno dei tre titoli di Palmerini: contribuire con i suoi scritti a varcare i confini imposti da ogni pessimistica visione che vorrebbe come persi i valori della nostra terra e delle sue genti”, annota l’editore.
Palmerini, con la modestia che l’ha sempre contraddistinto, dice: ”Sono consapevole che nulla di eccezionale si trovi in questi miei scritti. E tuttavia l’accoglienza favorevole che ricevono, con le più varie motivazioni, fanno ritenere semplicemente utile il mio “servizio” verso le comunità italiane nel mondo”. E dedica un pensiero particolare al Capo dello Stato Giorgio Napolitano “con ammirazione per l’alto magistero esercitato alla guida dell’Italia in uno dei periodi più difficili della nostra storia”. Sottolinea “la saggezza,l’equilibrio ed il costante e rigoroso riferimento alla nostra Costituzione” e lo ringrazia per l’apprezzamento del libro “L’Altra Italia” che “ha particolarmente gradito”, come gli ha scritto il dott. Carlo Guelfi, Consigliere e Direttore dell’Ufficio di Segreteria del Presidente della Repubblica.
Gli scritti di Palmerini hanno un alto valore sociale e culturale. ”Una funzione di straordinario spessore“, rileva opportunamente nella prefazione Errico Centofanti, giornalista e scrittore. Proprio così. Ha costruito un circuito mondiale di contatti “con appassionata meticolosità” e diffonde le notizie. ”Non si tratta di un’attività da agenzia di stampa”, precisa Centofanti. E spiega: “Goffredo produce reportages dettagliati, precisi, accuratamente documentati, su avvenimenti e persone di entrambi i fronti: parla delle cose italiane che possono suscitare l’interesse di chi vive altrove e a noi racconta quel che mai verremmo a sapere di quell’altra Italia, fatta di decine di milioni di uomini e di donne che vivono all’estero e nelle cui arterie scorre sangue di origine italiana”. La riscoperta delle radici. Non nostalgici ricordi, ma inviti a capire com’eravamo e a non dimenticare i grandi sacrifici degli emigranti in Italia e nel mondo. Successi sofferti. Il presente ed il passato. ”Un incrocio di informazioni e di riflessioni con cui si accrescono ogni giorno la consapevolezza della realtà e l’attitudine a sviluppare fattori di progresso”, dice ancora Centofanti.
“Ma cosa c’è in questo volume di così vasto interesse umano per gli innumerevoli lettori italiani sparsi nel mondo?”, si chiede nella presentazione Salvatore Bizzarro, che negli Stati Uniti è professore di italiano e spagnolo nell’università del Colorado College, a Colorado Springs. ”Per cominciare - dice - abbiamo un’idea precisa della stampa italiana all’estero e della sua preziosa funzione. Uno dei riferimenti ricorrenti e principali è il terribile terremoto del 2009 che ha devastato L’Aquila, una delle città più belle d’Italia e la mia prediletta”. Lo studioso mette poi in evidenza che “il libro inizia con uno scritto sul Santuario dedicato a Giovanni Paolo II e sulla Perdonanza, il primo giubileo istituito da papa Celestino V.
Una breve descrizione ci conduce nell’incantevole villaggio di San Pietro della Jenca e nell’omonima chiesetta medievale. In quel luogo si ricordano tre papi: San Pietro Apostolo, Celestino V - che,con la Perdonanza, cancellò il commercio delle indulgenze – e Giovanni Paolo II a cui è stato dedicato il Santuario di San Pietro della Jenca”. Santuario recentemente salito alla ribalta delle cronache nazionali e internazionali per il furto sacrilego compiuto da tre giovani che avevano portato via e poi buttato perché ritenevano di scarso valore, un reliquiario con un pezzetto di stoffa intrisa di sangue, ritagliata dall'abito che Giovanni Paolo II indossava il 13 maggio nel 1981, quando rimase vittima dell'attentato compiuto da Ali Agca in piazza San Pietro. A donare la reliquia, che è stata recuperata dalla polizia su indicazione degli stessi ladri, era stato il segretario del pontefice nel 2011, Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale e arcivescovo di Cracovia. Aveva spesso accompagnato Karol Wojtyla in gran segreto sulle tanto amate montagne abruzzesi.
Palmerini, a proposito della Perdonanza, fa una riflessione di estrema attualità: ”Sarebbe proprio un altro miracolo di San Pietro Celestino se chi detiene i pubblici poteri, ad ogni livello, in luogo di reciproche accuse e polemiche a non finire, si provasse a trovare, in pace e con buona volontà, i sentieri del bene comune. Quel che serve all’Aquila e agli aquilani”. Vivere serenamente. Dalle lezioni di Giovanni Paolo II e Celestino V, al capitolo successivo sul “Museo delle Lettere d’Amore” di Torrevecchia Teatina. Scrive: ”Diverrà uno dei Musei più singolari al mondo, nel costruire uno straordinario fondo di memorie ed emozioni attraverso la raccolta, la catalogazione e la conservazione di preziose testimonianze private, le più intime, che così diventeranno un patrimonio condiviso. Ad inaugurarlo, nell’agosto del 2011, Giò Di Tonno, un cantante tanto amato, vincitore del festival di Sanremo con Lola Ponce.
Tanti personaggi raccontati in 280 pagine ricche di testimonianze d’affetto alle origini. Il prof.Alberto Di Giovanni, direttore del Centro Scuola e Cultura Italiana di Toronto che ha donato alla sua Roccamorice “una collezione d’arte e una biblioteca di notevole valore culturale e patrimoniale”. Dan Fante, “figlio del mitico scrittore italo-americano John Fante (originario di Torricella Peligna dove ogni anno per iniziativa della studiosa Giovanna Di Lello si svolge il festival letterario “Il dio di mio padre” ) e scrittore di successo egli stesso”. A L’Aquila ha dato il “primo spruzzo di colore” ad un “murale nel cuore della città “ come “testimonial d’eccezione ad un'altra delle numerose iniziative che l’Associazione Jemo ‘nnanzi da quel tragico 6 aprile 2009 porta avanti nella città devastata dal terremoto”. Invito alla ripartenza. Appello alla rinascita. Con l’ottimismo della volontà. Don Tonino Bello, raccontato da Francesco Lenoci nel libro “Spalancare la finestra del futuro”.
Una riflessione sui giovani. ”Si parla di generazione tradita, -scrive Palmerini - la più colpita dalla crisi, dalla disoccupazione, dalla recessione. Eppure l’autore confida nei giovani e li invita, con le parole di don Tonino Bello, a “danzare la vita” senza scoramenti. Li esorta, anzi, a farsi organizzatori della Speranza, preparandosi a svolgere ruoli da protagonisti nello sviluppo sociale e civile del Paese, specialmente nel mondo del lavoro, dove occorre essere consapevoli che un bravo imprenditore – allo stesso modo di un bravo comunicatore e di una persona comunque orientata al futuro – “deve sapere, deve saper fare e deve farlo sapere”.
Mario Fratti, il drammaturgo abruzzese che “dal 1963 vive a New York dov’è un’autorità indiscussa del teatro americano e mondiale”. Nel 2011 organizzò e finanziò una rassegna sui nuovi autori italiani.”E’ un cruccio del grande drammaturgo che non si fa ragione della miopia tutta italiana di trascurare i nostri autori, sovente di grande valore, per rappresentare opere di stranieri”. Fratti ha mantenuto solidi i legami con L’Aquila, dove ha presentato il libro di Palmerini “L’Altra Italia” ed ha partecipato all’anteprima di una sua opera, la commedia Frigoriferi, “trasposta in musical per iniziativa dell’Associazione Mamò e della sua effervescente presidente, Federica Ferrauto”.
Rimanendo negli Stati Uniti, Palmerini dedica molto spazio al Columbus Day, la manifestazione dell’orgoglio italiano. Una cronaca dettagliata della sfilata “un’occasione annuale per esprimere l’orgoglio della comunità italiana, le eccellenze della nostra cultura, il contributo italiano alla crescita ed alla storia degli Stati Uniti d’America. Tutti elementi che nel Columbus Day si fondono, in un caleidoscopio di emozioni profonde, palbabili”.
Dicevamo un libro di storia. Proprio così. Ricordando “le pioniere della parità: Filomena Delli Castelli e Maria Federici, costituenti abruzzesi”. Maria Federici, aquilana, è stata tra le 5 donne delle 21 elette all’Assemblea Costituente che hanno fatto parte della “Commissione Speciale dei 75 che elaborò il progetto di Costituzione poi discusso in aula dall’Assemblea ed approvato il 22 dicembre ‘47”.
E’ grazie al suo impegno se è stato consentito l’accesso alle donne in magistratura e se le famiglie, l’associazionismo e i diritti sindacali hanno avuto la dovuta attenzione, così come si è molto impegnata per aiutare gli emigrati e le loro famiglie. Filomena Delli Castelli, originaria di Città Sant'Angelo in provincia di Pescara, il padre emigrante in America, dopo laurea in lettere e filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha insegnato nel magistrale del suo paese. Impegnata in politica, ha fondato la sezione della Democrazia Cristiana e successivamente è stata nominata segretaria provinciale del Movimento Femminile. Eletta all'Assemblea Costituente italiana il 2 giugno 1946 è stata rieletta alla Camera dei deputati nel 1948 e poi nel 1953. Dal 1951 al 1955 è stata anche sindaco di Montesilvano. Una delle prime donne – se non la prima – ad essere eletta Sindaco. Ha collaborato con la Rai nel settore della cultura e del volontariato.
Palmerini scrive, riguardo alle due costituenti abruzzesi: ”Il loro pensiero illuminato, lo stile di vita, il loro assiduo impegno politico e sociale, restano un esempio notevole nel tempo che viviamo. Oggi il loro esempio stride con certa volatilità del pensiero, con certa incoerenza dei comportamenti politici, con la labilità dei riferimenti ai grandi valori”. Bisogna rileggere le lezioni di Filomena Delli Castelli e di Maria Federici “per poter migliorare il rapporto tra istituzioni e cittadini, per recuperare credibilità alla politica” e soprattutto “per tornare a costruire il futuro della nostra Italia”. Per far diventare una bella realtà “L’Italia dei sogni”!
Queste le considerazioni sul bel volume di Goffredo Palmerini, presentato in un pomeriggio memorabile per il feeling che si è stabilito con un pubblico molto attento agli interventi dei relatori e dell’autore. Il prof. Bizzarro, in apertura dell’evento, nell’intervento di saluto, ha letto anche una lettera di ringraziamento che il Rettore del Colorado College, la prof. Jill Tiefenthaler, ha inviato a Goffredo Palmerini per la sua preziosa collaborazione con l’ateneo americano nell’assistenza agli allievi per i loro studi di cinematografia durante i corsi estivi in Abruzzo.
*già Caporedattore del TGR Rai