Dopo il successo della mostra allestita in onore della pittrice messicana Frida Kahlo al Brooklyn Museum [2], la prima negli Stati Uniti, arriva al Torino Film Festival [3] e poi nelle sale italiane dal 25 al 27 novembre, il documentario, “Frida, viva la vida”, di Giovanni Troli, che racconta con intensità la storia di un’icona di stile, simbolo di un modo di affermare la propria femminilità fuori dai canoni tradizionali.
"Esistono tante Frida, dice il regista, e con gli autori ci siamo chiesti come si poteva aggiungere qualcosa di nuovo ad un’artista cosi nota. Alla fine, abbiamo deciso di concentrarci sulle due anime di Frida: da una parte il simbolo del femminismo contemporaneo, dall’altra l’artista libera nonostante le costrizioni di un corpo martoriato”.
Colpita dalla poliomielite a sei anni e vittima di un incidente stradale che la lascerà invalida a diciotto, Frida convisse sempre con dolori atroci che la perseguitarono fino alla morte. Sviluppò una pittura personale, come forma di autoanalisi e come attestazione della propria esistenza. Il risultato fu un arte descrittiva, un insieme di simboli che nel tempo sono diventati un modello di riferimento per artisti, musicisti, stilisti.
Ed è Asia Argento a condurre lo spettatore alla scoperta della vera Frida, i suoi problemi, fisici ed emotivi, il suo rapporto distruttivo e totalizzante con Diego Rivera “È un personaggio che sento molto affine perché come lei sono stata vittima di un sistema patriarcale che tende a soffocare le donne. L’attrice italiana, tra le prime ad accusare il produttore Weinstein per violenza sessuale e una delle figure chiave del movimento #MeToo, ricorda il coraggio di Frida di ribellarsi al tradizionale stereotipo misogino che considera la donna un oggetto del desiderio maschile. “Questa è una libertà che le donne hanno dovuto imparare a desiderare e che non sempre hanno avuto”.
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Links
[1] http://test.casaitaliananyu.org/files/screenshot2019-11-23at200717png
[2] https://www.brooklynmuseum.org/
[3] https://www.torinofilmfest.org/en/