Dopo l'intervento del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, il Presidente Mattarella ha rivolto un indirizzo di saluto.
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Signor Ministro,
Signore e Signori Ambasciatori,
Care e Cari Consoli,
ringrazio il Ministro Moavero Milanesi per il suo intervento, nel quale ho colto grande attenzione e molta riconoscenza verso il vostro prezioso lavoro.
Un’attività complessa e delicata, talvolta svolta in condizioni ambientali non agevoli e con una scarsa disponibilità di risorse.
Un lavoro che presuppone un aggiornamento professionale permanente e che richiede attenzione vigile e una spiccata capacità di comprensione dei bisogni e delle esigenze delle comunità, italiane e straniere, presso le quali prestate servizio.
Attraverso di voi desidero porgere un sentito ringraziamento ai collaboratori degli Uffici consolari, giorno per giorno sono impegnati nel coadiuvare la vostra azione.
Di questo impegno, dell’autentica passione che lo anima, desidero ringraziarvi sinceramente tutti.
I lavori della Conferenza che vi apprestate a inaugurare e animare – opportunamente convocata per “fare il punto” su come riscontrare al meglio una domanda di servizi consolari crescente e mutevole – costituiranno un’occasione importante di dialogo.
Mi auguro da ciascuno, sulla base dell’esperienza maturata, un contributo al dibattito.
L’Italia ha sperimentato nei secoli, in tante parti del suo territorio, la necessità dell’emigrazione, un fenomeno sovente doloroso, che ne ha marcato la storia e il percorso di sviluppo, talvolta contribuendo ad arricchire l’apertura della nostra società e la nostra stessa identità nazionale.
I moltiplicatori della nostra civiltà sono state, anzitutto, le collettività all’estero, estendendo, ben oltre i confini nazionali, e radicando, in numerosissimi Paesi del mondo, la nostra cultura.
Flussi migratori che, nel tempo, si sono trasformati, assumendo spesso il carattere di libera scelta nel cogliere opportunità presenti in altre società, incrementando così il patrimonio comune dell’umanità su terreni come quelli della ricerca e dello sviluppo.
Un eccezionale capitale umano – costituito da comunità italiane antiche e recenti, da presenze numericamente rilevanti o esigue – che rappresenta una realtà unica di promozione del nostro sistema Paese, nelle sue più diverse articolazioni.
Ad esse si è aggiunto, ora, il contributo delle numerose comunità estere presenti in Italia, divenute elementi significativi della rete di proiezione verso le loro nazioni di origine delle capacità della nostra comunità.
Il vostro quotidiano impegno vi consente di apprezzare il valore di queste esperienze, che potete assecondare: possono soccorrere anche gli sviluppi delle nuove tecnologie, che si aggiungono alle tradizionali pratiche di connessione sociale.
Rappresentate le Istituzioni dello Stato, in comunità spesso lontane e remote, ma sempre attente alla propria identità, sempre attente a mantenere il contatto con il Paese d’origine, e con capacità di integrazione e di proposta nelle diverse società in cui operano.
Occorre fare i conti con il presente e con le domande emergenti dai richiamati nuovi fenomeni di emigrazione dall’Italia, che alcuni preferiscono definire con l’espressione “nuova mobilità”.
A differenza del passato, un numero crescente di nostri connazionali decide di espatriare per periodi definiti e con obiettivi precisi, spostandosi in più Paesi – soprattutto in Europa, ove la libertà di movimento e impresa è una realtà consolidata e feconda – e cercando i contesti lavorativi più adatti per mettere a frutto i propri talenti, inclinazioni, professionalità.
Anche queste nuove realtà danno impulso alla forte “domanda di Italia”, incrementata dall’attenzione crescente a livello globale nei confronti del nostro Paese, e di cui vi è stata traccia evidente la scorsa settimana, alla terza edizione degli Stati Generali della Lingua italiana all’estero.
Sono istanze complesse e, per molti aspetti, non sperimentate.
L’osmosi tra antica e nuova mobilità ha un grande valore e ci consente, tra l’altro, di diffondere all’estero un’immagine più puntuale e attuale.
Una realtà, la nostra, che – pur senza celare nessuno dei problemi, anche rilevanti, che vi sono – è quella di un Paese avanzato, con risorse e capacità rilevantissime, tale da attrarre anche talenti dall’estero che possano contribuire a far crescere ulteriormente le competenze e rafforzare reti di connessione.
Un Paese – il nostro - in cui l’operosità, la creatività, la cultura, la solidarietà, sono tratti caratterizzanti e irrinunciabili.
In questo contesto, la vostra iniziativa deve essere altresì funzionale a favorire una crescente “circolarità” nella mobilità dei nostri connazionali – oltre che dei cittadini stranieri che nutrono interesse per l’Italia – in modo che le competenze sviluppate o perfezionate all’estero possano sempre essere poste al servizio dell’arricchimento culturale, economico e sociale della Repubblica.
Care e Cari Consoli,
Sono convinto che saprete raccogliere – con la dedizione che, tengo a dirlo, tradizionalmente contraddistingue l’operato della Farnesina – queste sfide, trasformandole in opportunità per valorizzare le risorse del nostro Paese e delle nostre collettività, ovunque nel mondo.
Grazie del compito che svolgete e auguri per la conferenza.
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