Un’Italia per tutti
Nel mio primo editoriale scrissi che questo era “un magazine con il cuore”. Ed è questo infatti lo spirito con cui siamo ancora oggi testardamente in giro. Ma perchè non ce ne siamo rimasti solo online? Sempre il cuore...
Su Internet ci siamo nati, è casa nostra. Ma il contatto fisico con il territorio e con la gente rimane fondamentale, e integrare media diversi è stata la nostra sfida: un’Italia per tutti, dappertutto. Online e sui social ogni giorno ovunque sei; nella tua in-box il venerdì; nella TV davanti al tuo divano, la domenica. E in carta ogni due mesi per una lettura più approfondita, rilassata; e non più solo a New York, ma anche a Boston, Washington, Los Angeles, San Francisco, e presto a Miami e Chicago.
Ma oggi, giunti dove siamo, c’è la domanda che si fa nel giorno del compleanno: cosa faremo da grandi? La risposta non l’abbiamo, ma sappiamo che la vera sfida ci sta difronte. E che non possiamo vincerla fino in fondo da soli. E’ venuto il momento di lanciare un messaggio a chi crede davvero nell’importanza di comunicare l’italianità fuori dall’Italia. Un messaggio che va al di là dell’esistenza e dell’esperienza di i-Italy.
La vera sfida: un “Network Italico”
La vera sfida che abbiamo davanti è quella della comunicazione professionale dell’Italia negli USA. Dare una scossa ad un panorama editoriale che, nonostante gli sforzi nostri e di altri, rimane deludente. Perchè, ci chiediamo, avendo in mano un gioiello come il “Brand Italia” si fa così poco e così male, ancora oggi, perfino in America?
Perchè non c’è ancora un vero grande network televisivo “italico” in America? Un “Italian_Food+Travel+Lifestyle_Channel” che racconti ogni giorno—ma in inglese, per carità!—le migliaia di storie e di persone, di luoghi e di ricette, di eventi culturali e di prodotti di qualità che fanno l’esperienza italiana in questo paese? E perchè non c’è un magazine a distribuzione nazionale che faccia lo stesso, magari in sinergia con il video? E poi una piattaforma digitale (o una “federazione di piattaforme digitali”) che rimandi tutto questo online, sui social?
E’ vero, questo è il modello i-Itay. Ma per realizzarlo davvero su scala nazionale negli USA, ci vuole qualcosa di molto più grande. Perchè non c’è?
Manca il pubblico? Non credo proprio. Negli USA c’è una “nicchia di mercato” di almeno 50 milioni di persone che per motivi affettivi, genetici, professionali, culturali o semplicemente di gusto, amano l’Italia. Quasi 20 milioni di loro hanno un’origine italiana; non parlano più la lingua, ma hanno l’Italia nel cuore. Poi ci sono i milioni di americani che riempiono i ristoranti e le pizzerie italiane; quelli che adorano il gourmet, la moda e il design italiani; e poi gli amanti dell’arte e del cinema, della letteratura e della musica. Il pubblico c’è, si può fare.
Mancano le risorse? Mi sembra difficile. Sul lato italo-americano, ci sono influenti associazioni e fondazioni con migliaia di aderenti tra cui imprenditori, managers, professionisti, artisti e celebrities. Sul lato italiano ci sono apposite istituzioni di promozione culturale e commerciale, spesso attivissime. Quanto al mondo economico, ci sono migliaia di aziende italiane e italo-americane, piccole e grandi, molte delle quali di alto prestigio. E tante altre sono pronte a sbarcare su questo mercato. Le risorse ci sono, si può fare.
Più forti insieme?
E allora perchè si fa ancora tanto poco e tanto male sul piano della comunicazione? La risposta più diffusa è che manca una visione comune. Gli italiani non fanno squadra quasi mai. La frammentazione è una costante del carattere italiano, che non sa (e spesso non vuole) collaborare. L’individualismo italiano—grande ricchezza di creatività, ma grande limite all’affermazione competitiva nel mondo globale di oggi!
Questo è certamente vero e si applica a tutti, dal mondo dell’associazionismo italo-americano a quello delle imprese italiane all’estero. Ma mentre lancio questo messaggio nella bottiglia che invita a fare squadra, voglio anche fare un mea culpa come operatore della comunicazione.
Noi professionisti della comunicazione, italiani, italo-americani, e americani “italofili”, con la passione per il giornalismo e la missione del “raccontare italiano” ci siamo sparpagliati in decine di piccole esperienze: siti web, blog, pagine facebook e, localmente, qualche giornale in carta e qualche programma televisivo. Alcune di queste esperienza sono di ottima qualità e hanno un seguito non indifferente. Ma non abbiamo saputo unirci in un network, creare una rete capace di proporsi innanzitutto al pubblico, e poi al mercato: a chi ha risorse da investire, ma non ha un mezzo di comunicazione adeguato a raggiungere efficacemente la vastissima “nicchia Italica” negli USA.
Vogliamo provarci insieme? La nostra esperienza dimostra che è possibile crescere, ma dobbiamo farlo insieme se vogliamo fare la differenza. Noi siamo pronti ad andare oltre i-Italy con chi vorrà unirsi a noi in un progetto comune culturalmente valido ed economicamente sostenibile.
Buon compleanno!.
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Your Message in the Bottle. It Takes a Network!
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