“Solo dalla ricostruzione della storia si possono porre le basi per superare l’odio”, ha esordito cosi' il Console Generale Natalia Quintavalle, presentando l’incontro dedicato alle Foibe, il massacro degli italiani della Dalmazia e della Venezia Giulia, durante la seconda guerra mondiale.
Il riferimento alla foibe deriva dalle cavità carsiche profondissime e di origine naturale, dette appunto foibe, con un ingresso a strapiombo. Fu li' dentro che venne portato a compimento il massacro, tra il 1943 e il 1947, gettando quasi 10mila cittadini italiani.
Presenze importanti, alla commemorazione del 26 febbraio, presso il Consolato Generale, quelli di Eligio Clapcich ed Ellis Tommaseo, rispettivamente presidenti dell’Associazione Giuliani nel mondo [2] per le sezioni New Jersey e New York.
Ed Eligio Clapcich, di fronte a una platea composta da altri associati, storici, dal console generale aggiunto Roberto Frangione e dal console aggiunto Chiara Saulle, da membri della comunità italiana, ha ripercorso la storia di questa strage, partendo dalla sua esperienza personale.
“Su Trieste [3] hanno marciato gli slavi, i tedeschi, gli americani, i neozelandesi e quindi gli italiani”, ha detto, ricordando come Trieste abbia “tolto il sonno a Stalin, Tito, Eisenhower, Churchill. È importante ricordare”, ha proseguito, “per chi non ha più un nome e per chi ha subito il martirio delle foibe.”
E' una strage nascosta, sconosciuta ancora ai libri di storia. Ellis Tommaseo, la cui mamma solo per caso è scampata alla strage di Vergarolla, una spiaggia di Pola [4], ha raccontato la sua esperienza.
“Il 18 agosto 1946”, ha detto, “nella spiaggia di Vergarolla era stata organizzata una gara di nuoto a cui partecipavano anche molti bambini. Alle 2 del pomeriggio una mina disattivata, ma poi riattivata da mano ignota, è esplosa uccidendo 100 persone. Questa è la strage di Vergarolla, l’unica rimasta senza una riga nei libri di storia e senza un ricordo”.
E l’unica testimonianza diretta di quel massacro è una foto, che è stata proiettata, che immortala un uomo con una bambina in braccio tratta in salvo. “Ma di quell’uomo non sappiamo neanche il nome”, ha aggiunto Tommaseo.
Nel 1946 la mamma di Tommaseo aveva 4 anni e avrebbe dovuto partecipare alla gara di nuoto “ma fortunatamente”, ha raccontato il presidente dell’Associazione Giuliani nel mondo New York, “mia madre accusò un malore e non andò in quella spiaggia dove perse un cuginetto”.
La strage di Vergarolla è una strage sommersa. “Non c’è morte peggiore dell’essere taciuti e ignorati” sentenzia Tommaseo. La conclusione del Console Generale Natalia Quintavalle e' colma di commozione: “il consolato ha ridato dignità a un massacro dimenticato”.
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Links
[1] http://test.casaitaliananyu.org/files/gruppo1456868323jpg
[2] http://www.giulianinelmondo.it/index.php?view=home
[3] https://en.wikipedia.org/wiki/Trieste
[4] https://en.wikipedia.org/wiki/Pula