E’ cominciato bene il viaggio a New York di Luigi de Magistris il 3 giugno, con una visita alla storica Little Italy di Manhattan che è servita anche da spunto ad un lungo articolo del New York Times [2].
Si sa quanto sia difficile per qualsiasi personalità straniera, che non sia una star del cinema o un presidente in visita all’ONU, avere l’attenzione dell’icona del giornalismo americano.
Ma il sindaco di Napoli, in visita a Little Italy appena sbarcato dall’aereo, se li è trovati subito difronte, giornalista e fotografo. Merito anche del contesto, certamente: ben pochi politici italiani vanno in visita con grande rispetto e sincero interesse nei luoghi storici dell’emigrazione italiana. Vero è che l’articolo del New York Times non mancava di qualche superficiale ammiccamento a vetusti stereotipi che fanno imbufalire la comunità italoamericana, ma è vero anche che il giornale ha colto uno dei temi salienti del viaggio. L'importanza di stringere un legame tra due realtà—quella di Napoli e quella della comunità italiana in America—che vogliono entrambe liberarsi dal comune destino di essere troppo spesso associate agli stereotipi negativi di “pizza, mandolino e crimine organizzato.”
Il tema è raccontato in un bel filmato prodotto dal Comune di Napoli che de Magistris ha portato con se “Naples, Not a Common Place” .
Luigi de Magistris l’ha spiegato appena arrivato, partecipando a un affollatissimo ricevimento organizzato da Don Donald Sakano (di madre italiana), parroco di St. Patrick’s Old Cathedral.
Lo accompagnava il sacerdote, teologo e saggista napoletano Gennaro Matino, che appunto con Sakano sta lavorando ad un gemellaggio spirituale e culturale tra le due parrocchie che darà vita ad una serie di eventi tra Napoli e New York a partire dal prossimo anno.
Entusiastica l’accoglienza del quartiere, completa di passeggiata informale, soste presso storici negozi come gli alimentari (Alleva e DiPalo), strette di mani e decine di selfie, fino alla Chiesa del Sangue Preziosissimo, sempre gestita da Don Sakano, tempio nazionale di San Gennaro negli USA e cuore dell’antica comunità in gran parte di origini napoletane e meridionali.
Tra i partecipanti anche i leader della comunità cinese della adiacente Chinatown e Victor Papa, Presidente del Two Bridges Neighbrhood Council che si occupa proprio di “celebrare la diversità culturale” dell’area, e in particolare di favorire la coesistenza tra comunità italiana e cinese. Un messaggio simbolico importante che rispecchiava l’altro grande tema che è risuonato lungo tutto il viaggio di de Magistris: Napoli e New York come città inclusive e “meticcie” per eccellenza, luoghi di accoglienza e accettazione dei migranti, centri di convivenza tra popoli e culture.
Ma il dialogo con la comunità italiana è giunto ancor più lontano quando il Sindaco di Napoli si è recato in un’altra “Little Italy” ancor più (colpevolmente) ignorata dalle usuali visite ufficiali, quella del Bronx .
Guidato da Nicola Trombetta, popolarissimo presidente della Federazione Campania USA, de Magistris ha iniziato il suo bagno di folla allo storico mercato di Arthur Avenue dove l’infaticabile David Greco, vero “ambasciatore” italiano nell’area e proprietario di Mike’s Deli gli ha perfino insegnato a … fare la mozzarella!
Tra una folla entusiasta e sotto i riflettori della TV locale il Sindaco si è lavato le mani, si è arrotolato le maniche della camicia, e ha seguito le istruzioni di David Greco lavorando l’impasto fino alla formatura.
Una volta assaggiata e certificata, la “mozzarella d’o Sindaco” è stata distribuita ai presenti che l’hanno gustata come una prelibatezza.
Poi la passeggiata su Arthur Avenue e Belmont Avenue (“la vera Little Italy di New York”, come amano dire i suoi abitanti con una punta di polemica verso l’omologa ma più conosciuta area di Manhattan): tra negozi, ristoranti e botteghe artigiane, con momenti di allegria e ricordi struggenti di alcuni anziani immigrati napoletani.
Anche qui fino a una chiesa, Our Lady of Mt. Carmel per salutare il giovane parroco Jonathan Morris, che in jeans e t-shirt riparava un muro della sua chiesa (noto anche come Morris commentatore televisivo per importanti network da Fox a Cnn, Morris è stato consigliere teologico di Mel Gibson per il film La Passione di Cristo, ed è “campus minister” alla Columbia University). E infine a pranzo nel ristorante San Gennaro con un vero ragù e tanti progetti.
In ideale continuazione di questo viaggio fra i migranti, anche la visita al famoso porto d’ingresso di Ellis Island, oggi uno straordinario museo, con un anfitrione d’eccezione: il prof. Robert Viscusi del Brooklyn College (CUNY), saggista, scrittore e poeta e grande esperto dei temi dell’immigrazione italiana negli USA.
Preziosa la guida del ranger di origini italiane Anthony D’Antonio, che ha sottoposto il sindaco e i suoi accompagnatori ad un gioco di simulazione molto azzeccato. Davanti a un ignaro pubblico di visitatori e turisti, de Magistris ha impersonato il presidente di una commissione incaricata di decidere sul caso di Frank, un tipografo canadese a cui nel 1906 era stato rifiutato l’ingresso per “disturbi psicologici” (colpevole in realtà di essere una donna che tentava di immigrare travestita da uomo, consapevole delle difficoltà che avrebbe altrimenti incontrato nel mondo degli affari in USA).
Tra il serio e il faceto, il “presidente della commissione”—sottolineando l’inclusività della sua politica migratoria come sindaco di Napoli—ha deliberato di ammettere Frank negli USA (il ranger gli ha poi confidato che così effettivamente andò quel caso agli inizi del secolo scorso).
Il prof. Viscusi lo ha dunque premiato regalandogli una copia del suo poema Ellis Island recentemente pubblicato in edizione italiana.
Nel mondo della cultura
Il mondo della cultura italiana a New York ha accolto de Magistris con due conferenze talmente affollate che in entrambi i casi è stata necessaria l’apertura di una sala attigua collegata alla principale da una Tv a circuito chiuso.
La prima è stata al John D. Calandra Italian American Institute della City University of New York, il più grande istituto universitario negli USA dedicato interamente all’esperienza italiana.
Qui il Sindaco di Napoli è stato ospite d’onore di un incontro di studi intitolato “L’oro di Napoli” che aveva tra i relatori il preside dell’istituto Anthony Tamburri, e i professori Robert Viscusi (Brooklyn College), Fred Gardaphè (Queens College), Stanislao Pugliese (Hofstra University) e Gennaro Matino (Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale e Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”).
E’ stata l’occasione per declinare in termini di “alta cultura” lo stesso messaggio portato tra il “popolo” delle Little Italy: “Attraversata da tanti popoli nella sua storia—conquistata da Arabi e Spagnoli, Francesi e… Americani—Napoli non è mai stata e non sarà mai un città intollerante e razzista”.
E se l’Italia è indietro a tanti altri paesi per quanto riguarda le politiche migratorie, Napoli è invece all’avanguardia—ha sottolineato il sindaco anticipando un tema di cui discuterà poi a lungo anche con il sindaco Bill de Blasio: l’iniziativa del Comune di Napoli di offrire la “cittadinanza onoraria” agli immigrati e ai loro figli, aprendo loro le porte ad una serie di servizi che, nell’interpretazione della sua Amministrazione, rappresentano diritti inalienabili garantiti dall’articolo 3 della Costituzione italiana che sancisce l’eguaglianza fra gli uomini.
Perchè, ha concluso tra gli applausi del pubblico, con l’odierna globalizzazione “il denaro e le merci possono viaggiare da un posto all’altro e attraversare tutti i confini—ma agli uomini questo diritto viene negato.”
Il giorno dopo, alla Casa Italiana Zerilli-Marimò (New York University) il discorso è continuato come parte di una serie di incontri intitolati “Eppur si muove”, dedicati ai cambiamenti politici e sociali nell’Italia di oggi.
Accolto sulle note di “Napule è” di Pino Daniele, intervistato dal direttore della Casa prof. Stefano Albertini e dal direttore di i-Italy Letizia Airos, de Magistris si è soffermato sulla sua esperienza di magistrato, protagonista di inchieste importanti contro le mafie e la corruzione, poi di parlamentare europeo e infine di Sindaco della sua città.
E poi, sommerso dalle domande di un pubblico che non voleva più andarsene, ha risposto a tutti parlando della sua esperienza di “sindaco di strada”, della sua passione per la democrazia partecipativa, della sua visione di Napoli e New York, così lontane geograficamente ma paradossalmente così vicine, accomunate dal modo inclusivo di concepire le diversità—non come un pericolo, ma come una risorsa. “Napoli non è la città dei fuochi, ma la Città del Fuoco" ha esclamato a un certo punto. “Un città che ha un fuoco dentro, di amore, passione e volontà di riscatto. Un fuoco che oggi ha attraversato l'oceano”.
Non solo università, ma anche scuola. De Magistris ha visitato un’altra eccellenza italiana a New York, la Scuola d’Italia “Guglielmo Marconi”—l’unica scuola che offre, dalle elementari al liceo, un curriculum interamente bilingue (italiano-inglese) certificato sia in Italia che in USA.
Ricevuto dal Presidente del board Steve Acunto, da Francesca Verga (ex studente e membro del board) e dalla preside Maria Palandra, il Sindaco di Napoli ha parlato a un folto gruppo di genitori appena usciti da un consiglio d’istituto, per poi immergersi tra i ragazzi, sedendosi per terra con loro a giocare e a rispondere a tante domande su “cosa fa un sindaco”—come d’altra parte è abituato a fare spesso nella sua città. Con la dinamica dirigenza della Scuola d’Italia, oggi in grande espansione, si è anche cominciato ad ipotizzare un progetto di scambi a cui potrebbero partecipare scuole napoletane.
Promuovere Napoli
Tanti gli incontri istituzionali e con imprenditori e operatori di vari settori per promuovere Napoli sotto i più diversi aspetti: destinazione turistica, set cinematografico, scenario per matrimoni e lune di miele, ma anche città in cui i napoletani che hanno avuto successo all’estero possono tornare ad investire.
Di questi temi de Magistris ha discusso con il Console Generale Natalia Quintavalle, con il direttore dell’Enit per il Nord America Eugenio Magnani, con il Direttore dell’Italian Trade Agency Maurizio Forte e il suo vice Romano Baruzzi. Con tutti, sotto diverse forme, il Sindaco ha reiterato l’impegno della sua Amministrazione ad agire come facilitatore di contatti e comunicazione per chi voglia sviluppare attività sul territorio.
Particolarmente produttivi due incontri, uno presso il megastore enogastronomico Eataly sulla Fifth Avenue, rivolto agli operatori turistici specializzati in viaggi in Italia e sponsorizzato dall’aerolinea Meridiana (che in estate ha i voli diretti Napoli-New York) e l’associazione “Pizza Village” (che organizza da anni a settembre l’omonima manifestazione sul “Lungomare Liberato”). Qui il Sindaco ha presentato il “pacchetto Napoli” del suo Assessorato al Turismo e, di nuovo, il bel filmato “Napoli, Not A Commonplace”. Il secondo incontro di grande interesse in campo promozionale è stato organizzato dalla Camera di Commercio Italia-America presso l’elegante sede della gioielleria Buccellati su Madison Avenue, dove de Magistris ha incontrato il Presidente della camera Alberto Milani insieme a tanti imprenditori, molti dei quali napoletani, impegnati s New York in diversi settori dall'immobiliare all’abbigliamento, dall’enogastronomia alla distribuzione. E anche qui sono nate più idee progettuali da sviluppare nei prossimi mesi.
E, sempre seguendo questo filone promozionale, de Magistrgis ha anche partecipato al pranzo inaugurale di Open Roads, il festival del cinema italiano della Film Society del Lincoln Center diretto da Antonio Monda, giunto ormai alla sua 14^ edizione. Qui, alla presenza di molti registi italiani coinvolti (da Francesca Archibugi a Duccio Chiarini, da Eleonora Danco a Cristina Comencini e Ivano de Matteo e altri) il Sindaco ha annunciato la costituzione dell’Ufficio Cinema del Comune di Napoli, volto a facilitare il lavoro delle produzioni cinematografiche che intendano scegliere napoli come set.
Gli incontri con le eccellenze imprenditoriali legate a Napoli e alla sua area metrtopolitana—simboli di una città che si sa anche autopromuovere—sono stati davvero tanti e molto diversificati: dall’aperitivo presso la sede americana della famosa sartoria Kiton, con il Presidente Antonio Paone e il manager Luca Infantino che hanno invitato per l’occasione un selezionato gruppo di amici, al pranzo offerto da Rossopomodoro al sindaco, agli operatori turistici e alla stampa nel suo nuovo locale nel Village. Particolare la cena presso il ristorante Ribalta, dove il proprietario Rosario Procino e il suo socio-chef Pasquale Cozzolino hanno convocato i membri del Club Napoli di New York per salutare il loro sindaco. Procino ha anche colto l’occasione per consegnare a don Gennaro Matino una donazione del Club Napoli in favore di una realtà sociale importate a Napoli, l’associazione Medici di strada, come testimonianza della volontà dei napoletani all’estero di aiutare la propria città. Ma de Magistris ha anche visitato realtà piccolissime, come la “Panineria Italiana” dei fratelli Mario e Giuseppe Pesce, nel Greenwich Village, e nuovi esercizi appena aperti come Il Vicoletto, delizioso ristorante fondato dagli imprenditori Giovanni Colavita (giovane molisano, presidente della Colavita USA) e Jerry Turci (un napoletano immigrato 40 anni fa, oggi proprietario di un grande mercato agroalimentare sull’altra sponda del fiume, nel New Jersey). E con tutti lo stesso messaggio di apertura e collaborazione verso chi viene a investire a Napoli, ma anche chi da Napoli è venuto a New York a scoprire l’America e tuttavia rimane legato alle proprie origini.
Napoli e New York, città inclusive sul 41^ parallelo
Come si vede, c’era un robusto filo rosso a legare questo viaggio nei suoi diversi aspetti, quello dei flussi migratori sia in uscita che in entrata, nel passato come nel presente. E certamente nel futuro, difronte ad una globalizzazione che va indirizzata culturalmente e governata politicamente perchè oltre agli aspetti economici e finanziari si valorizzino quelli umani e civili. Un tema questo che nella visione di de Magistris lega Napoli al mondo, da un lato attraverso il Mediterraneo di cui Napoli è il centro, dall’altro attraverso quel 41^ parallelo che, attraverso l’Oceano Atlantico, congiunge Napoli e New York.
Per una settimana il sindaco de Magistris ha portato questo tema nelle strade e nelle università, tra la gente, tra gli imprenditori, tra gli uomini di cultura. Ma anche nelle sedi istituzionali e politiche più diverse, dall’ONU al Comune di New York.
Nella sede della Rappresentanza Permamentne Italiana presso le Nazioni Unite, infatti de Magistris ha incontrato l’Ambasciatore Sebastiano Cardi e il suo vice Inigo Lambertini, fra l’altro di origine campana. La conversazione si è incentrata a sul ruolo strategico delle città nel mondo globale (o meglio glo-cale, come direbbe Piero Bassetti) e in partiolare sul ruolo che Napoli intende svolgere per promuovere lo sviluppo di un Mediterranteo di pace e di diritti condivisi di cittadinanza. Temi globali come le ondate migratorie in Europa la pace in Medio Oriente non possono non passare oggi per la mediazione culturale e politica delle grandi città che si affacciano su questo mare, a nord e a sud, a est e ad ovest. L’Ambasciatore Cardi si è detto disponbile ad avviare con il Comune di Napoli un lavoro congiunto su questi temi, in particolare sul sostegno a politiche di inclusione nelle città europee e sul ruolo strategico che in questo campo può svolgere Napoli, “da sempre città di pace”.
Un tema questo che è riemerso con forza nell’incontro forse più importante che il Sindaco di Napoli ha avuto durante questo viaggio, quello con il Sindaco di New York, l’italoamericano Bill de Blasio. Un’ora di colloquiodi alto profilo politico e di grande sintonia umana, svoltosi alla presenza delle rispettive delegazioni ristrette e poi continuato in privato tra i due sindaci nella residenza di de Blasio, dove de Magistris è stato invitato per un aperitivo fuori programma.
I due si sono trovati d’accordo praticamente su tutto e nei prossimi mesi metteranno in campo una serie di iniziative comuni. Il Comune di New York offrirà il suo sostegno ai progetti del Comune di Napoli per una “migrazione turistico-culturale di ritorno” in cui i tantissimi newyorkesi di origine napoletana e campana possano visitare la terra madre dei loro avi alla riscoperta delle proprie radici. Ma anche, e soprattutto, i due enti colleboreranno ad un serio e approfondito confronto sulle proprie politiche di accoglienza e di inclusione dei migranti, nella comune convinzione che la contaminazione e lo scambio tra culture differenti sia fonte di ricchezza e non motivo di timore.
De Blasio e de Magistris si sono confrontati anche su alcune iniziative concrete che hanno messo in campo in questi anni nelle proprie città, tra cui la nuova carta di identità che il Comune di New York ha offerto a tutti i residenti, inclusi gli immigrati “illegali” (senza documenti), paragonata all’iniziativa napoletana di offrire la “cittadinanza onoraria” agli immigrati, che come aveva già detto nella sua conferenza al Calandra Institute, consente loro l’accesso ad alcuni servizi essenziali, base di diritti di cittadinanza condivisi.
Bill de Blasio e Luigi de Magistris si sono promessi reciprocamente di di collaborare in modo fattivo sul tema perché New York e Napoli si facciano promotori di una coalizione di città che nel mondo si impegnano, anche nei confronti dei propri governi nazionali, a politiche di contrasto delle diseguaglianze e di promozione dell’integrazione culturale e sociale.
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[2] http://www.nytimes.com/2015/06/05/nyregion/an-italian-mayor-makes-his-first-trip-to-manhattan-and-likes-what-he-tastes.html?_r=0