Cinecittà, la Mecca del cinema mondiale negli anni '50, torna ad attrarre le produzioni straniere e in particolare americane. In questi giorni si stanno concludendo le riprese di Zoolander 2, prodotto e interpretato da Ben Stiller, in corso anche le riprese di una grande classico che ha segnato la storia di Cinecittà: il remake di Ben Hur, regia di Timur Bekmambetov, una produzione di MGM e Paramount Pictures. Ma a Roma è stato anche Daniel Craig per alcune riprese dell'ultimo 007.
Sono da poco finiti i lavori di un altro kolossal “Christ the Lord” diretto da Cyrus Nowrasteh, che sarà nelle sale americane il prossimo anno. E' un “movimento” che non si vedeva da parecchio tempo nei mitici studi di via Tuscolana a Roma. Quale sia il segreto di questa rinascita lo spiega il Chief executive officer di di Cinecittà Studios spa, Giuseppe Basso, che annuncia anche qualche novità molto interessante per gli spettatori americani.
Hollywood torna sul Tevere: come è accaduto?
Il principale elemento è stato l'approvazione di una nuova legge, che abbiamo chiesto a lungo al governo italiano.
Sapevamo che avrebbe avuto successo. E' la tax credit: permette alle produzioni straniere di avere dei benefici fiscali fino a 10 milioni di euro per ciascuna casa produttrice. E' una segnale importante che è stato subito colto da chi nel mondo ancora oggi è leader dell'industria cinematografica, gli Stati uniti d'America.
Perché è così importante che siano le produzioni americane a tornare a Cinecittà?
Perché ancora oggi nel mondo gli Stati Uniti sono il paese che organizza il suo cinema come un'industria. Le produzioni americane sono sempre molto ambiziose, con grandi budget. Il loro cinema abbraccia tutti i generi: fantascienza, commedia, thriller, storico. Hanno inoltre una grande e efficiente struttura di distribuzione. E non a caso sono loro ad aver inventato il merchandising intorno a un film e ai suoi personaggi. Quello americano è un meccanismo economico vincente: molti investimenti in grandi produzioni, ma anche un grande ritorno in termini monetari. Pensiamo a un film come The Avengers: un investimento di 260 milioni di euro per un ritorno, in un solo week end, di 180 milioni. Sono ancora i leader, e credo che lo saranno per molto tempo.
Cinecittà risponde bene a un cinema così esigente?
Finora abbiamo sempre avuto ottimi riscontri: gli americani apprezzano non solo la bellezza dell'Italia, ma anche la professionalità e le infrastrutture di Cinecittà. Qui ci sono gli studios più grandi d'Europa con 40 ettari e 22 teatri di posa. Ma vogliamo fare di più: Cinecittà ha ancora molti spazi da utilizzare. Stiamo pensando, ad esempio, alla possibilità di costruire anche un albergo qui dentro, che permetta in particolare a chi lavora alle produzioni di alzarsi la mattina ed essere già sul posto di lavoro. Un albergo che, ovviamente, sarebbe aperto anche ai turisti che amano il cinema.
Cinecittà e gli Stati Uniti: è una intesa che non nasce oggi....
Il rapporto tra Cinecittà e gli Stati uniti è forte sin dalla nascita di Cinecittà: gli Studios sono stati costruiti negli anni '30, perché Mussolini voleva creare un'industria intorno al cinema italiano come negli Stati uniti. Cinecittà nasce proprio guardando all'organizzazione del cinema americano.
Eppure il cinema italiano non riesce a emulare quello americano, perché?
Il cinema italiano è innanzitutto un cinema più povero. Ma il problema è anche culturale: i nostri autori tendono a immaginare prodotti più autoreferenziali; molto spesso le storie italiane sono storie che possiamo capire soltanto noi, sia per temi ma anche perché molto spesso caratterizziamo i personaggi per le loro inflessioni dialettali. E' difficile poi tradurre queste particolarità all'estero. Inoltre faccio una riflessione: l'Italia ha molti spunti da offrire. Pensiamo a un film come Il Diavolo veste Prada. Prada è un marchio italiano, eppure il film è ambientato tra gli Stati uniti e la Francia.
La modernizzazione della nostra industria cinematografica aiuterà a far crescere il cinema italiano?
Secondo me sì, e lo sto già osservando. La Tax Credit, ad esempio, è stata estesa di recente anche alla fiction. Oggi la fiction di qualità è un meccanismo produttivo molto rilevante, con un grande pubblico, e l'Italia ha già delle buone produzioni come Gomorra. Sto notando che molti produttori vogliono ora sostenere dei progetti girati direttamente in inglese. Si tratta quindi di progetti con budget elevati, che per avere un buon ritorno devono avere la possibilità di sbarcare sui mercati esteri. Così vengono pensati direttamente per i mercati stranieri. Questo porterà un cambiamento.
Produzioni italiane girate direttamente in inglese?
Proprio così. E non bisogna stupirsi: è un ricorso storico. I cosiddetti “Spaghetti western”, ovvero i western “all'italiana”, che hanno modificato il modo di fare western negli Stati uniti, erano girati in inglese perché gli attori erano inglesi. Quando questi film arrivavano nelle sale americane erano stravisti e incassavano molti soldi. Il problema, però, è che per far funzionare davvero una industria cinematografica, c'è comunque bisogno di un pubblico “domestico”: negli Stati uniti si va moltissimo al cinema. In Italia no: dovremmo abituare sin da piccoli i nostri figli ad andare al cinema.
Tornando a Cinecittà: non è solo un luogo di produzione cinematografica, ma anche un posto che i turisti possono visitare. Cosa si può vedere?
Certo: dal 2011 siamo un luogo visitabile grazie al progetto “Cinecittà si mostra”. Abbiamo centinaia di migliaia di persone ogni anno, soprattutto una grande quantità di stranieri. Abbiamo una bellissima mostra che parla della storia di Cinecittà attraverso i periodi di produzione più importanti, che vanno dagli anni '30 agli anni '90 dello scorso secolo, dove ci sono delle sezioni asolutamente suggestive. E poi ci sono i percorsi dentro Cinecittà, per visitare i nostri Studios insieme alle nosre guide. E' un viaggio molto interessante, che consiglio: vi aspettiamo a Cinecittà!
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