Residente altrove Erri rimane interamente cittadino della nostra terra insieme ai tanti poeti che con il loro genio, la loro poesia, la loro impareggiabile arte sanno ancora riconoscere la bellezza di Partenope, struggente, delicata e insieme sfrontata e puttana. Ma quell'altrove potrebbe essere riferito anche alla città intera che è pronta, e non sempre, a necrologi appassionati per i suoi figli migliori, piuttosto che approfittare del loro genio mentre ancora vivi si lasciano toccare.
Siamo ancora scioccati dalla visione delle tragiche immagini che hanno raccontato l'aggressione terroristica di Parigi, omicidi a cielo aperto gridati in nome di Dio, bestemmia al Dio vivente che nulla ha da spartire con il sangue innocente impunemente versato. Il mondo si è fermato a riflettere e, salvo rare eccezioni, ha dichiarato l'insopportabilità al sopruso, ha fatto sentire forte la sua voce in difesa della libertà, oltre il confine della giusta e varia differenza di opinione riguardo alla produzione del giornale satirico Charlie Hebdo.
Anche chi Charlie non si sente affatto, chi riconosce che la libertà è rispetto della libertà altrui, che la blasfemia non può essere materia di libertà, non ha potuto che essere anche lui Charlie Hebdo, in difesa della tolleranza e del diritto alla diversità di opinione. Parigi marcia in difesa della diversità di pensiero, mentre in Italia il reato di opinione resta punibile, può ancora mandare in galera chi ne viene accusato e rendere meno libera la scrittura del poeta o di un giornale. Un reato che nasce da una norma voluta dal codice Rocco anche se oggi sembra davvero antistorico e stravagante punire, redarguire, sanzionare idee, opinioni, pensieri siano essi i più strambi o difficili da accettare e condividere.
Nei prossimi giorni Erri De Luca dovrà comparire davanti al Tribunale di Torino per aver dichiarato riguardo alla Tav: «Hanno fallito i tavoli di governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l'unica alternativa». Erri ha inoltre dichiarato: «Per uno scrittore il reato di opinione è un onore». Non posso che essere d'accordo con lui e certo non solo perché ne sono fraterno amico e perché con lui ho condiviso percorsi di scrittura, ma perché ritengo che le parole, le sue, le mie, di chiunque voglia liberamente esprimere il suo parere, facciano bene o male, se fanno pensare, se provocano pensieri, se sanno sabotare le coscienze o il potere avvertito contrario sono benedette. Restano solo parole e restando parole rendono onore alla libertà di pensiero, la sola capace di permettere ancora di uscire fuori dall'omologazione, dall'ingessamento di costume, dall'imperante pensiero unico che vorrebbe sottomettere tutti al suo dominio. Alle parole si risponde con le parole, né con le sbarre, né con i kalashnikov, né tantomeno con le forche. Al loro desiderio di sabotaggio con la difesa di idee contrarie e se davvero sembrassero bislacche basta una fragorosa pernacchia, che rimane la loro più tragica condanna. Lo scrittore condivisibile o meno che sia, si mette a nudo e per questo più di altri presta il fianco a ogni attacco, a ogni parola contraria. Ma di sicuro la rivoluzione poetica di Erri è parola che investe significati di pace.
In "Sottosopra", un libro che abbiamo partorito a quattro mani, ha descritto i poveri in spirito come «i Lieti abbassati di vento: quelli che stentano a respirare per come sono oppressi, quelli con il cuore calpestato. Lieti tutti quelli che sono dati per spacciati oggi, i migratori respinti, i bombardati in casa, i difensori della pace derisi dai signori delle guerre seduti alla presidenza». È parola sacra resa pane masticabile ai viandanti del nostro tempo. Anche questo è sabotaggio!
Ricordo una sera in una pizzeria di Forcella, ero con Erri, Nives Maroi, una delle poche donne che ha scalato le vette più alte del mondo, Antonio Franchini e Roberto Saviano: mai opinioni di libertà tanto distanti furono spezzate in parole condivise. Intorno a una pizza anche "La parola contraria" può diventare amica. Scrive Erri nel suo ultimo libro: «Sul banco degli imputati mi piazzano da solo, ma solo lì potranno. Nell'aula e fuori, isolata è l'accusa». I nostri poeti, quelli nati nelle nostre mura sono nostri anche se risiedono altrove. Bene fare memoria dei morti e a loro tributare onore, meglio sarebbe non lasciarli da soli mentre ancora da vivi compongono versi, cristalli di libertà.
I nostri poeti sono tali anche se risiedono altrove. Bene fare memoria dei morti e a loro tributare onore, meglio sarebbe non lasciarli da soli mentre sono ancora vivi. Lo scrittore, condivisibili o meno che siano le sue idee, si mette a nudo e per questo più di altri presta il fianco a ogni genere di attacco.
*Gennaro Matino è docente di Teologia pastorale e insegna Storia del Cristianesimo presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Editorialista di 'Avvenire' e 'Il Mattino'. Opinionista di 'La Repubblica". Parroco della SS Trinità. Il suo più recenti libri: “Economia della crisi. Il bene dell'uomo contro la dittatura dello spread" (Baldini & Castoldi - 2013) e "Tetti di Sole" (2014).