Louis-Philippe Dalembert è un romanziere, poeta e saggista nato ad Haiti, nel 1962. Conosce bene l’Abruzzo, è vissuto a l’Aquila a lungo, ha sposato un’abruzzese, ed oggi vive da oltre 25 anni tra Port-au-Prince, Parigi e Roma. Il suo romanzo Ballata di un amore incompiuto, edito da Frassinelli, è stato presentato a l’Aquila presso la libreria Colacchi, attualmente situata nel centro commerciale Amiternum, allontanata dal sisma dalla bella sede storica situata nel centro della città.
Il romanzo è ambientato per gran parte in Abruzzo, in un borgo nelle immediate vicinanze dell’Aquila. Bella occasione per vedere noi stessi studiati e osservati da un occhio estraneo, in un rovesciamento della nostra situazione quando, emigrati per lavoro in terre lontane, ci mettiamo ad osservare il paese ospitante. Bella occasione per conoscerci in una prospettiva multiculturale, vissuta ed espressa da un uomo di pensiero, da un artista, un autorevole giudizio su di noi, fra i tanti quotidianamente espressi dagli extracomunitari ospiti della nostra città per lavorare nei cantieri della ricostruzione.
La narrazione del romanzo Ballata di un amore incompiuto si svolge tra presente e passato, l’inizio e la fine due sismi, quello che colpì Haiti, per cui il protagonista rimase vivo tra le macerie e fu salvato dopo tre giorni, e quello de L’Aquila, che compie il destino del protagonista con la perdita della moglie incinta e prossima al parto, schiacciata dalle macerie della sua casa. L’autore ha una sensibilità marcata per le apocalissi provocate dai sismi, di cui descrive particolari con chiarezza ed efficacia; è evidente anche un’idea di stretto legame tra eros e thanatos, amore e morte, per cui egli alterna ricordi ed episodi di amore e sesso con quelli di morte e distruzione.
Vivacissime le scene di vita domestica nel paese dei dintorni dell’Aquila, dove vive la ragazza protagonista. L’extracomunitario è accolto con tolleranza e benevolenza, dando a lui l’opportunità di integrarsi e vivere in serenità la sua esperienza di lavoro in Italia. Non senza sporadici episodi di razzismo, per cui il romanzo si conclude con un finale veramente sorprendente.
La presentazione del romanzo è stata fatta in presenza dell’autore, il quale ha notato che noi italiani siamo troppo propensi a sottolineare le nostre negatività, al contrario dei francesi che esaltano con orgoglio i loro pregi. Ha fatto notare inoltre che siamo troppo passionali, sempre pro o contro qualcuno, e che un po’ più di ragionevole distacco dalle cose potrebbe essere utile.
L’incontro con Louis-Philippe Dalembert è stato accompagnato da una mostra di opere dell’artista aquilano Vincenzo Bonanni, anch’egli presente in libreria e già conosciuto all’Aquila per precedenti mostre. Fra le opere in esposizione mi ha colpita in modo particolare l’opera legata alla poesia, in particolare ad Alda Merini, che ha ispirato anche altri lavori di Vincenzo Bonanni.
In questa immagine della poesia, come arte creativa astratta, appare il profilo del volto della poetessa sul lato sinistro dell’opera, circondato dal colore rosso, lo sguardo aperto verso una zona del quadro, che, contrariamente al solito nell’opera di V. Bonanni, è volutamente lasciata in bianco, con macchie di colore sparse qua e là. Mi è sembrata un’efficace rappresentazione dell’idea di creatività, uno spazio bianco che prende vita a seconda dell’ispirazione e delle capacità dell’artista.
Una bella serata, da ripetere, per tanti lettori che possono avere una buona occasione di incontri, divenuti tanto difficili nell’epoca postsisma, che ha disperso gli aquilani dal centro storico ai centri commerciali delle periferie.