“Chi di voi ha mai visto uno spettacolo italiano a New York?” Chiede l'attore comico Enrico Brignano ai ragazzi della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, dove lo scorso 7 Maggio ha presentato il Rugantino che lo vedrà protagonista a Broadway il prossimo 12, 13 e 14 Giugno.
I ragazzi sorridono e rimangono in silenzio, “Questo mi responsabilizza ancora di più" continua l'attore "infatti nonostante io sia molto soddisfatto della mia carriera Italiana, la vita artistica e’ fatta comunque sempre di nuovi stimoli” spiega.
Enrico Brignano, con la sua simpatia ipnotizza e diverte il pubblico composto in gran parte di giovani studenti che l'attore riesce e a stregare. Per farlo passa inevitabilmente attraverso New York, una città in cui ha vissuto prima di fare carriera e di diventare quindi famoso .
E’ una New York che diverte e fa ridere a crepapelle quella di Brignano. Ci racconta ad esempio di quando faceva il bus boy in un ristorante dell’Upper East Side per mantenersi. “Il mio inglese era ancora maccheronico, un giorno una signora mi chiese exscuse me can you give me an ashtray? Non avevo assolutamente capito cosa mi stesse chiedendo ma feci finta di niente, Le risposi di si e tornai in cucina ripetendo e ripetendo ancora mentalmente la frase per cercare di decifrarla”.
Non trovando la soluzione all’enigma e pensando che l’ashtray fosse chissà quale pietanza, invece del semplice posacenere che la signora stava chiedendo, il giovane Enrico torna al tavolo e dice “Sorry we have only Italian Food in this restaurant” creando una situazione di ilarità generale.
“New York mi ha fatto cadere in basso ma mi ha fatto pure risalire”, racconta l’attore. Dai 20 dollari al giorno come bus boy, “da bravo italiano” come dice lui, riesce nel tempo a diventare il manager di quel ristorante.
Alti e bassi quindi e poi la corsa verso il successo, diventa un attore, un comico famoso.
"Questo e’ un mestiere in cui il fallimento e’ dietro l’angolo, ogni giorno bisogna dare prova delle nostre capacità, ed è una cosa che noi italiani siamo in grado di fare".
Gli italiani sono testimoni ed anche artefici di tante cose anche se molte volte, afferma Brignano, siamo proprio noi stessi a denigrare la nostra terra.
E racconta, quasi come fosse una favola, dell'Italia, una penisola strana fatta a forma di stivale, a sud dell’Europa. Parla della lingua italiana a volte complicata, difficile, figlia del latino e del greco.
"Questa lingua e questo paese così complessi alla fine nella storia hanno sempre dato prova di grande talento. Il talento e’ infatti una moneta che si usava nell’antica Roma. ".
Ricorda come già dal Cinquecento l'Italia sia stata in grado di trasmettere all'America una serie di invenzioni, fino ad arrivare ad una vera e propria ondata di successi italiani nel novecento.
Brignano elenca poi i sindaci italiani che si sino susseguiti in America.
"L’alternanza tra un sindaco italiano e un sindaco non italiano mi ricorda l’alternanza dei sette re di Roma che salivano al potere ciclicamente con un re di origine etrusca e uno di origine romana".
New York infatti, a detta dell'attore, ricorda un po’ quella che era l’antica Roma, posto per eccellenza dove era difficile anche entrare. "A New York dove e’ possibile rimanere bloccato perché ti sei portato in valigia un pezzetto di Parmigiano Reggiano. Vallo a spiegare che te lo mangi e non succede niente" scherza Brignano.
Il Rugantino venne presentato a New York - con la partecipazione di due straordinari attori come Nino Manfredi e Aldo Fabrizi - per la prima volta nel 1964 ,un anno dopo l’omicidio di Kennedy, in un’America presa dalla paura.
Era un'epoca in cui non c’era la tv a colori, non c’era Internet e una nave impiegava un mese e mezzo per arrivare dall’Italia a New York. E va detto, questo spettacolo in italiano venne un po’ boicottato per paura che rubasse lo scettro nell'americanissima Broadway. Il Rugantino fatto di storia,musica e costumi totalmente italiani ebbe comunque successo.
Si tratta di una commedia ambientata in Italia nel 1830. Rugantino e’ una maschera presa in prestito dal 1600 e portata nel 1830, periodo in cui ancora a Roma era vigente la pena di morte. Intorno a questo personaggio viene costruita una storia d’amore che si evolve fino ad un colpo di scena.
"Quello che mi porta qui e’ la necessita di esternare un pizzico di patriottismo, sento viva la necessita’ di dire: io sono italiano. Il bisogno di veniere a New York e presentare a voi e ad altre comunità italiane questo spettacolo. Tutto questo con la speranza che voi portiate i vostri amici americani, che i newyorkesi scoprano questo musical italiano".
In questo momento storico infatti l'attore pensa sia ancora più forte il bisogno di valorizzare il nostro talento. "E' difficile da capire anche perché molto spesso noi siamo talentuosi solo quando veniamo messi alle strette".
"Ma in generale tutto ciò di cui siamo capaci non dovrebbe che alimentare il nostro essere orgogliosi di essere italiani. Nella nostra accezione piu’ positiva che equivale a dire essere persone consapevoli di provenire da un piccolo Paese, visto in un contesto mondiale, he però ha sempre dato prova di essere all’altezza della situazione nel momento di necessità".
Il Rugantino è in scena
il 12-13-14 giugno al New York City Center
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