Oriana Fallaci si è guadagnata un posto nel mondo della letteratura italiana, tradotta e vendutissima all’estero, non solo per i romanzi scritti in età matura, ma anche con il giornalismo praticato fin dalla più giovane età. I suoi articoli andavano ben oltre la cronaca o l’intervista pura e semplice: argomenti organizzati in modo originale, scrittura ricca di sfumature, lessico e sintassi adattati a persone e circostanze. Sempre coinvolgente, polemica, appassionata testimone della sua epoca, fu la giornalista più letta della sua epoca.
Era un formicaio Pennsylvania Station, il 7 ottobre scorso. Un venerdì mattina di tran tran, nella Grande Mela, come sempre. Viaggiatori in arrivo dell’hinterland solerti e premurosi di guadagnare le uscite. Altri, come noi, in ordinata attesa dell’indicazione, sul grande tabellone orario, del binario di partenza del treno…Brilla l’acciaio delle carrozze strisciate di rosso e blu… Il treno sotterraneo va man mano guadagnando la luce, all’aperto. L’ineguagliabile profilo di Manhattan si allontana, i binari corrono lungo una teoria di specchi d’acqua. Poi il treno si infila tra gli alberi, che, in questa stagione ostentano uno straordinario ventaglio di colori… Segue una ricca ed articolata descrizione dell’ambiente, che dona al lettore, con parole semplici ed ispirate, l’esperienza di quel viaggio.
Poche pagine più in là, ecco la biografia di un abruzzese che ha realizzato il sogno americano con l’intelligenza e la volontà: …Anche Pasquale, a 13 anni, lavora con il padre nell’edilizia, dal ‘58 al ‘62. In quegli anni il lavoro non ha età, specie nel sud, per aiutare la famiglia ed andare avanti. Eppure il giovane Pasquale, tra calce e cazzuola, pensa anche agli studi, studia musica e suona anche il clarinetto, di notte legge libri. Studi medi all’Avviamento commerciale, poi l’Istituto Tecnico Industriale…Il brano elenca poi informazioni sulla vita di quest’uomo, che passa dalle umili ristrettezze dell’Italia del dopoguerra, alle vette del mondo accademico americano della East Coast. Come è ben noto, rigorosamente selettivo per merito.
Non è Oriana Fallaci, è Goffredo Palmerini, con un libro che contiene una raccolta di articoli di argomenti diversi, difficile sintetizzarne in poche parole il contenuto. Invece di elencare i titoli degli articoli, mi pare opportuno mettere in luce il generale punto di vista con cui l’autore sceglie gli argomenti da trattare. Gli articoli che narrano di fatti che si svolgono in territorio regionale abruzzese, o all’estero, sono scelti perché possano interessare persone ormai di culture e lingue diverse, sparse nei quattro angoli del pianeta, collegandole e dando loro una possibilità d’incontro, di scambi di informazioni e di opinioni. È un fenomeno che può essere fecondo di sviluppi per ora ignoti. Insomma, Goffredo Palmerini è uno scrittore che ha capito ed usato in modo intelligente, aperto al futuro, creativo, le possibilità infinite della rete internet.
Il valore di questo libro in particolare (per ora solo in lingua italiana), non è limitato alla mera testimonianza di avvenimenti e personaggi della sua epoca, collocati nel testo in ordine cronologico. Sta, soprattutto, nel tipo di scrittura, vario, ricco, coinvolgente, che trova sempre le parole adatte per descrivere sentimenti ed emozioni, scava nella psicologia dei personaggi in modo acuto ed efficace, si sofferma sull’ambiente della formazione, costruisce delle figure a tutto tondo, trasformandole in qualcosa di più. Ne fa dei personaggi- simbolo, rappresentativi di milioni di altre esperienze simili sparse nel mondo.
Da sottolineare che in questo caso L’Italia dei sogni. Fatti e singolarità del bel paese, l’autore illumina la presenza e la concretezza del sogno come motore fondamentale dell’esistere, ieri ed oggi molla primaria delle migrazioni dei popoli, dovunque nel globo. L’emigrazione non è più la valigetta di cartone legata con lo spago, non è più la nostalgia del passato, delle radici personali. È un’onirica visione del futuro, che poi si scontra e si realizza nella realtà, di un futuro migliore per sé e per i discendenti futuri, di cui il migrante diventa esso stesso radice fondante. Dobbiamo esserne consapevoli, visto che l’Italia è diventato un paese che esporta cervelli e cultura ed importa manodopera.
L’emigrazione abruzzese, e non, ha trovato dunque il suo cantore. Per questo dobbiamo essere grati a quei cittadini di Paganica che una quindicina di anni fa sostennero la rivolta di Monte Manicola, senza di loro oggi avremmo un deputato in più ed uno scrittore in meno.