Parallel worlds, roots/ of vitreous deep languages- / bubbles weep in throats
Mondi paralleli, radici / di vitrei profondi linguaggi- / bolle piangono in gole
Sono lampi di emozioni e suggestioni a tratti taglienti come lame, i versi scritti da Andrea Zanzotto in quello che è stato il suo ultimo capolavoro: Haiku for a season.
A raccontarci Zanzotto, venuto a mancare il 18 Ottobre 2011 è il suo editore ed amico Patrick Barron durante un incontro avvenuto presso l’Istituto di Cultura Italiana di New York lo scorso 14 Marzo 2014.
Haiku for a season è una raccolta di 91 pseudo Haiku in Inglese. Zanzotto si serve proprio di questa forma di componimento nata in Giappone per esprimere suggestivamente i suoi conflitti interiori, le sue paure e le sue ansie.
Il poeta, come ci spiega Barron, si ispira in maniera libera agli Haiku giapponesi, arricchendoli di neologismi, giochi parole e parole composte che, oltre a renderli incredibilmente affascinanti, esprimono il grande interesse che la sperimentazione ricoprì nel corso di tutta la sua vita. "Zanzotto era una persona curiosa, al quale piaceva sperimentare nuove lingue" continua il professor Barron. E infatti il poeta decise di scrivere le poesie in inglese, una lingua che si presta molto ai giochi di allitterazione e di monosillabismo, tecniche di grande effetto, amate molto da Zanzotto.
E di questo linguaggio rapido e diretto come i suoi haiku, l’autore ne fece medicina per i suoi dolori fisici e dell’anima in una continua ricerca della sua soggettività attraverso la poesia.
“Solo quindici anni dopo Zanzotto decide di tradurre autonomamente i suoi versi, una traduzione sicuramente non letterale” ci spiega l’editore Barron. Il poeta infatti continua a giocare con le parole e crea dei testi paralleli in italiano che quasi si intrecciano con i testi in inglese, integrandoli e in qualche modo rendendoli più ricchi e allusivi.
Lo ricorda con dolcezza Barron “la prima volta che conobbi Andrea, ricordo che mi fece entrare in una stanza dove era appesa una grande bandiera dai colori della pace. Era quasi impossibile parlare con lui tanti erano gli amici, i parenti e i vicini che lo venivano a trovare di continuo”.
Ed è proprio da quella casa nella cittadina di Pieve di Soligo, in Veneto che noi immaginiamo affacciarsi Zanzotto e ammirare la natura e paesaggi, anche interiori, cambiare giorno dopo giorno.
Haiku for a season edito da The University of Chicago Press, a cura di Anna Secco e Patrick Barron , viene infatti scritto in un periodo molto dedicato della sua vita tra la primavera e l’estate del 1984, periodo in cui il poeta era molto malato.
Petals pappi cotton-filaments/ noses in sneezes awekening/ all is allerrgy
Petali soffioni filamenti/ nasi si svegliano in starnuti/ tutto è allergia
E quella malattia, diventata anche interiore, Zanzotto la guarisce attraverso i versi della sua poesia. Una poesia curativa, una manciata di parole che parlano di emozioni profonde che cambiano colori e fioriscono con lo scorrere delle stagioni che il poeta descrive.
Andrea Zanzotto rimane uno dei poeti più elogiati del dopoguerra in Italia e Haiku for a season, non può che esserne una conferma. Oltre ad essere incredibilmente suggestivo e ad avere la capacità di trasmettere le immagini dei paesaggi della sua terra da lui molto amati, i versi del poeta, considerato da molti maestro del minimalismo, sono specchio delle trasformazioni di un’Italia appena uscita dalla guerra e quindi socialmente e culturalmente in cambiamento.
Haiku of an unforseen daybreak / maybe mine – maybe drawls / or mini-noises of other universes
Haiku di un’alba inattesa / forse mia – forse cenni / o sussurri di atri universi.
Paragonato da molti al celebre Ungaretti, Zanzotto arricchisce però i suoi versi con esperimenti linguistici fatti di poesia bilingue e pseudo haiku.
Poche parole cariche però di tanti colori, emozioni e paesaggi che portano altrove.