Human rights based medicine, medicina fondata sui diritti umani.
Durante l’incontro tenuto il 6 settembre 2012 nel megatendone di Emergency [2], esteso su tutta Piazza Duomo, 1000 posti a sedere, Cecilia Strada ha ampiamente spiegato di che si tratta. È un elementare concetto di democrazia, applicato alla medicina: un ospedale dove tutti, ricchi e poveri possano ricevere le stesse cure, a livello di eccellenza. Niente cliniche private, niente viaggi della speranza.
Siamo ad un concetto, ad un sogno o qualcosa di simile, che è l’esatto opposto dell’idea di medicina spiegata, per esempio, dai repubblicani americani durante le campagne elettorali. Estendono il concetto di libero mercato, fondamento di tutte le loro tradizioni culturali, politiche e sociali iper liberiste, anche alla medicina, sostenendo che l’ammalato deve poter scegliere le cure necessarie nel libero mercato della salute, senza nessuna forma di intervento dello stato a tutela del diritto alla salute.
Insomma, nella loro logica, chi paga di più è curato meglio. A tanta gente non resta che fare i conti con il bilancio personale prima di decidere se, come e quando curarsi.
Fuori di questa ottica, non solo nelle parole, ma nei fatti, il progetto Emergency dei Polibus. Riporto le notizie seguenti dall’articolo di Simonetta Gola, pubblicato sulla rivista di Emergency in distribuzione in piazza.
Due pullman , trasformati in ambulatori portano assistenza sanitaria a chi non ha la possibilità di essere curato. “Offrono cure mediche a migliaia di invisibili: uomini e donne che lavorano e vivono in condizioni disumane, a volte senz’acqua, a volte senza un tetto, spesso senza speranze, sempre senza diritti.” (Cecilia Strada). Sono nati perché dal 2006 a oggi i bisogni delle fasce più deboli della popolazione sono cresciuti: una cultura politica improntata all'esclusione e tagli sempre più consistenti alla spesa pubblica hanno messo in discussione anche i diritti fondamentali.”
La scorsa estate i Polibus hanno operato negli aranceti di Rosarno, tra i nomadi di Arpinova, nel campo profughi di Manduria, dove uomini e donne vivono “in condizioni vicinissime alla schiavitù ed emarginati senza diritti”. Ora sono in Emilia, perché è lì che n’è più bisogno.
Diritti. Di diritti negati se ne è parlato a lungo sotto il megatendone di Piazza Duomo, da tanti punti di vista. Presenti relatori di diversa cultura e diverse esperienze: Cecilia Strada, Giancarlo Caselli, Maurizio Landini, Vauro , don Pino de Masi, ed il sindaco Massimo Cialente, coordinati da Corradino Mineo.
Sono stati elencati: diritto alla salute, diritto al lavoro, diritto all'istruzione, diritto al cibo, al gioco. Diritto di sognare, per i più giovani ed anche per i meno giovani, perché no? Un sogno da realizzare può diventare una ragione di vita. A qualunque età.
Fa piacere sentir rispuntare fuori la parola diritti, dopo tanto sentir parlare di competizione, globalizzazione e profitti. Se ne parlava di diritti, qualche decennio fa, nel dopo sessantotto.
Purtroppo, anni di bombe, stragi e morti ammazzati senza colpevoli. Per cui di diritti, soprattutto di quelli dei lavoratori, ad un certo punto non se ne è parlato più, sono diventati un qualcosa di fastidioso, meglio non pensarci, generano polemiche feroci. Oggi la parola rispunta fuori, con tanta forza e tanta rabbia. Rinasce dalla eccessiva concentrazione di potere economico, politico e finanziario in pochissime mani, dall’eccesso di tagli della spesa pubblica, pudicamente (o furbamente?) chiamati spending review, dalla crescita di eccessive differenze economiche, dalla diffusione crescente della povertà, dal forte impoverimento delle classi medie lavoratrici. Negli anni ’50 erano poveri quelli senza lavoro, oggi sono poveri anche quelli che lavorano, un lavoro solo non basta più per tirare avanti, e spesso neppure due.
Ondate di applausi calorosi dal pubblico presente, tanti volontari di Emergency provenienti da tutta Italia, ed anche un po’ di aquilani.
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[1] http://test.casaitaliananyu.org/files/emergency1347080912jpg
[2] http://www.emergency.it/index.html