La fiera della piccola e media editoria dal 5 all’8 dicembre 2009, “Più libri e Più liberi” è ormai alla sua 8ª edizione.
La fiera è nata otto anni fa per garantire una sorta di vetrina e lente di ingrandimento a quei piccoli e medi editori che in Italia rappresentano il 25% delle uscite annuali delle novità editoriali pubblicate.
Un appuntamento ormai atteso da tutti, agenti letterari anche stranieri, autori e lettori che soprattutto nel weekend ogni anno affollano le sale del Palazzo dei Congressi di Roma all’Eur, noto come il quartiere moderno della capitale sito a sud della città e a ridosso del fiume Tevere.
Tanti gli appuntamenti istituzionali e culturali in programma nella quattro giorni romana e a parteciparvi abbiamo trovato anche il Procuratore Nazionale Antimafia, Pietro Grasso, che abbiamo già incontrato a New York in occasione della settimana della legalità grazie all’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrate).
Insieme a Grasso era anche la nota scrittrice di origini siciliane, Dacia Maraini in occasione del dibattito dal titolo ‘Mafia vs Legalità’ organizzato dall’Associazione Stampa Romana. Due siciliani che nei loro rispettivi ambiti si sono sempre occupati della cultura della legalità.
La scrittrice ha presentato il libro da poco edito “Sulla Mafia” della Giulio Perrone Editore. Un libro in cui momenti letterari e commenti a eventi di cronaca si alternano, fino all’intervista conclusiva in cui la scrittrice ribadisce la sua testimonianza e il suo punto di vista sul confine tra lecito e illecito, sulla necessità sempre più impellente di giustizia, sull’attuale rapporto tra i giovani e la legalità in Italia.
Il segretario dell’Associazione Stampa Romana ha aperto la conferenza lasciando la parola principalmente ai due ospiti che si sono alternati nell’esprimere il loro concetto di legalità e di lotta alla mafia.
Pietro Grasso ha commentato i nuovi successi che hanno visto alcuni eccellenti arresti del gotha mafioso, soprattutto ribadendo l’importanza che, le istituzioni e la politica in primo luogo hanno, nel segnalare per primi la distanza da certe ambiguità e corruzioni.
La scrittrice, rispondendo a una domanda precisa del giornalista sul ruolo dello scrittore, nell’affrontare questi temi delicati ma fondanti per la democrazia di un paese, parla dell’uso della parola, del linguaggio per cambiare certa mentalità.
Dopo un’importante affermazione di Pietro Grasso sull’utilità dei pentiti e l’importanza dei riscontri sulle loro informazioni, salutata dal pubblico presente con calore e partecipazione, Dacia Maraini ha parlato di come ha affrontato nel suo libro certi temi in relazione, ad esempio, ai rapporti famigliari. A come questi siano continuamente messi alla prova, laceranti perfino.
Inoltre, il procuratore Grasso sulla specificità di Cosa Nostra siciliana ha affermato “per come la conosciamo oggi Cosa Nostra siciliana, possiamo dire che le regole sono sempre le stesse, arcaiche, ma ogni volta al passo coi tempi e a seconda delle attività illecite che prevalgono.”
“Oggi”, dice la Maraini, “c’è qualcosa di nettamente differente rispetto ad anni fa, il concetto dell’omertà è profondamente cambiato; da quando non si poteva pronunciare nemmeno la parola mafia oggi grazie al linguaggio, alla parola di chi non vuole piu rassegnarsi questa parola non è più tabù”.
“Oggi”, prosegue la Maraini, “sta avvenendo qualcosa che sta scardinando questa cultura e ciò avviene attraverso la parola”.
“Anche nell’ambiente mafioso”, prosegue Grasso, “l’uso della parola ha subito modificazioni: è attraverso di essa che i pentiti hanno scardinato e rotto le regole che al momento dell’iniziazione valgono come codice unico e incontrovertibile.”
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Alla fine della conferenza abbiamo posto una domanda a Dacia Maraini sul ruolo della parola e del linguaggio, uno risposta davvero illuminante.
Signora Maraini, può spiegarci che differenza c’è tra la parola nel giornalismo e quella in letteratura quando si toccano argomenti così legati alla società civile?
“La parola giornalistica è importantisima ma funzionale fine a se stessa, a dare delle informazioni su fatti accaduti affinché il lettore, il cittadino si facciano un’idea.
La parola letteraria rappresenta invece qualcosa di più illuminante; alle volte infatti con un proprio stile lo scrittore può raggiungere le coscienze di chi legge. La parola letteraria, sia essa in prosa o in poesia, può essere anche più pericolosa verso certe mentalità negative che prediligono l’omertà e la censura alla conoscenza e alle capacità critiche. Essa può scalfirle.”
L’incontro avvenuto a Roma fa da sponda in un certo senso a quello tenutosi a New York durante la settimana della legalità, in un percorso che alcuni apparati istituzionali come quelli rappresentati dal procuratore Grasso insieme alla società civile e intellettuale compiono insieme verso una più forte presa di coscienza su questi temi.
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