In queste ultime settimane si sono sprecati, direi anche giustamente, i commenti sul larghissimo consenso che Barack Obama è riuscito a convogliare sulla sua persona fuori dagli Stati Uniti. In fondo si potrebbe dire che Obama ha avuto come constituency, ovvero come “territorio elettorale”, non solo gli Stati Uniti ma il mondo, o perlomeno una parte di esso.
Questa notazione introduce una riflessione. Sarà interessante vedere se Obama nelle sue scelte di politica estera difenderà solo e unicamente gli interessi degli Stati Uniti d’America o se baderà anche agli interessi della grande constituency per certi versi mondiale che l’ha sostenuto. Da molte parti si è detto che Obama ha compreso come il web, e cioè lo spazio virtuale, sia il nuovo territorio del confronto, anche e soprattutto del confronto politico.
Il discorso di Obama a Berlino (Part 1)
Non è invece stata percepita un’altra verità: lo spazio del web è anche una nuova constituency elettorale. Quindi, se il nuovo Presidente degli USA vorrà essere rispettoso con i propri elettori, sia concreti sia in questo caso virtuali, non dovrà più occuparsi solo degli USA e dei loro interessi nazionali.
L’elezione di Obama dimostra che oggi non c’è più un confine ben delimitato tra le constituencies e il sistema di interessi che il candidato deve rappresentare. Ciò è dovuto al fatto che l’era glo-cal (la dimensione globale che si intreccia sempre e comunque con quelle locali), la nostra era, ha prodotto un nuovo tipo di popolo e forse sta producendo anche nuove forme di partecipazione democratica.
In un ambito come questo, dove si discute di italici e italicità, sarebbe interessante poter riflettere sulle opportunità che si presentano al giorno d’oggi agli italici, un popolo nuovo e interamente globale-locale. Gli italici potrebbero, infatti, essere rappresentati negli USA per mezzo degli italoamericani, mentre gli stessi Stati Uniti potrebbero essere efficacemente rappresentati nei paesi dove risiedono gli italici per mezzo e tramite quest’ultimi.
In altre parole, Barack Obama con la sua elezione e presidente degli USA non solo ha relegato in secondo piano il problema dell’impermeabilità fra i gruppi etnici, ma, in misura ancora maggiore, ha rimescolato il rapporto fra un messaggio politico e i confini dello Stato in cui questo messaggio viene lanciato.
Obama ha creato una constituency mondiale? Adesso è tenuto a rappresentarla.
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