Abbiamo incontrato presso la sede di i-Italy l’assessore al lavoro con delega all’emigrazione della Regione Sicilia, Carmelo Incardona.
Ha deciso di venire negli USA, dopo solo due mesi dal suo insediamento, in occasione delle celebrazioni italiane del mese di ottobre: "Venire a New York è un obbligo per chi si occupa di emigrazione. Per la Sicilia l'emigrazione è una pagina della storia con risvolti tristi, ma al tempo stesso è motivo di orgoglio per l’affermazione dei nostri corregionali all'estero.”
Con grande energia Incardona, senza mezzi termini, mette in chiaro il suo impegno per promuovere l’immagine di una regione, che deve essere conosciuta come realtà del presente e del futuro.
"Vogliamo accompagnare le antiche tradizioni con le novità culturali che ci sono in Sicilia, con produzioni di qualità del territorio e vogliamo cominciare dalla nostra collettività, da tutti i siciliani egli amanti della Sicilia. Sono loro i nostri primi ambasciatori del Made in Siclily nel mondo".
Un po’ provocatoriamente gli chiediamo: cosa c’è dopo il carretto siciliano, simbolo spesso abusato dell’isola più grande del Mediterraneo?
Dopo il carretto ci sono grossi cambiamenti. Sono stati fatti tanti sforzi. Prima di tutto per le infrastutture. Abbiamo completato diverse opere, alcune sono in corso di realizzazione. Chiaramente c’è ancora molto da fare, ma è normale se si vuole essere al passo con la società moderna.
Nella nostra isola c’è una qualità della vita molto elevata. Con il carretto si immagina ancora una Sicilia analfabeta, povera, non è piu così. Accanto alle tre università tradizionali (Catania, Messina e Palermo) si sono aggiunti consorzi in quasi tutte le province. Ragusa ha un consorzio, anche la piccola delle province siciliane, Enna, ha una grande università privata.
La formazione ha avuto una grande crescita in Sicilia e sta cambiando intensamente la regione. Probabilmente oggi ci sono molti (o forse) troppi laureati per la ricettività del mercato. E certo questo è un problema, la Sicilia esporta all’estero le cosiddette “menti”, i cervelli formati nei nostri atenei.
Abbiamo poi strutture alberghiere all’avanguardia che garantiscono servizi ad alto livello. Anche le più piccole uniscono ad un’accoglienza di tipo familiare tutti i confort che un turista può desiderare.
Un’altra cosa importante è che la Sicilia prende sempre maggiore consapevolezza dei suoi beni architettonici e paesaggistici. Esistono percorsi molto interessanti dove turismo vuol dire anche cultura, conoscenza intelligente del territorio.
Quello che manca ancora è un’azione coordinata e sinergica per la promozione della Sicilia. Un esempio, al Columbus Day, ci siamo presentati in mille associazioni diverse senza coordinamento. Questo danneggia la nostra immagine oltre a rappresentare un unitile spreco di risorse.
Dobbiamo proporre la nuova Sicilia, quella che ha come eroi Falcone e Borsellino. Quella che fa della legalità non solo il principio ispiratore dell’azione di governo ma anche un fondamenale fattore di sviluppo. Quindi dobbiamo presentare la nostra immagine nuova, più corrispondente alla sostanza attuale. Dobbiamo quindi riformarci anche su attività di tipo culturale. Utilizzando diversi canali.”
Cosa mi dice di questo nuova fiction ambientata in Sicilia
“Agrodolce”? [2]
Può essere un buon canale?
“Non l’ho vista, ma condivido l’iniziativa. Quando si fa un film, o una fiction, che ha per oggetto i siciliani non si può pensare sempre alla coppola, al carretto, alla lupara, alle strade non asfaltate... oggi è tutto diverso. Ha per esempio avuto una grande importanza per noi la fi
ction
“Montalbano” [3] tratta dai romanzi di Camilleri. A Ragusa abbiamo incrementato la presenza turistica. Le bellezze della Sicilia, ma partendo da un’immagine positiva. Se una persona si deve spostare da New York vuole andare in un posto dove si sente al sicuro!”
In Sicilia c’è un grosso fermento artistico soprattutto tra giovani. Intendete promuoverlo all’estero?
“Si bisogna portare qui i giovani che fanno rock. Che spesso può voler dire musica tradizionale siciliana in chiave moderna. Il rock nella nostra regione subisce l’influenza del passato ed è diverso da qualsiasi altro. Vorremmo fare di New York il palcoscenico per il lancio della nostra isola con testimonianze di caratura internazionale del mondo dello sport, scienza, spettacolo, arte per far conoscere la cultura siciliana di oggi.”
Questo non si può fare senza un grande lavoro di lancio commerciale?
“Lavoreremo con le Camere di Commercio sul territorio siciliano e con quella italoamericana di New York. Ovviamente anche con le istituzioni qui rappresentate come l’ Ice, Istituto di Cultura, Enit e Consolato. Vogliamo sollecitare investimenti statunitensi nell'isola, contribuendo anche allo scambio culturale di giovani tra le due sponde dell'Atlantico. Intendiamo facilitare il percorso burocratico degli investitori stranieri. Da anni si parla dell'istituzione dello "sportello unico" di cui anche la Sicilia deve ancora dotarsi.”
Un’altra domanda un po’ provocatoria. Ha sicuramente visitato associazioni siciliane nell’area. Quanti giovani ha visto?
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“Nessuno. E’ ed perché ai giovani non interessa più il carretto... Lo stesso padre, nonno rifiuta il carretto, nonostante ne sia affezionato. Non vuole tornare in Sicilia, vuole rimanere qui negli Stati Uniti.
Non so io stesso ho un figlio di 11 anni. Lui mi dice, quando mi vede manovrare con il telefonino, il pc: papà tecnologia, zero?
Questo vuol dire che guarda avanti rispetto a me, rispetto a ciò che io rappresento. Riproporre il carretto significa riproporre il passato.”
Però da parte dei giovani italo-americani rimane un grande amore per l’Italia e per la terra di appartenenza.
“Si lo so, ma ci vuole una proposta seria che magari coniughi tradizione e modernità.”
Ma allora torniamo al carretto. Se lei dovesse mettere un’immagine al posto del carretto cosa metterebbe?
“L’arma dei Carabinieri. Oggi ci sono tanti giovani che denunciano. Ad esempio a Palermo hanno costituito un’associazione che si chiama “Addio pizzo” per tentare di sensibili
zzare i commercianti a non pagare il pizzo. I giovani oggi hanno come eroi Falcone e Borsellino. Si l’Arma dei Carabinieri come simbolo di una Sicilia che impegna tante risorse nella legalità e nell’educazione alla legalità.”
Queale è il bilancio delle sue giornate americane. Che impressione ha avuto?
“In questi giorni mi sono fatto un’idea migliore su come organizzare la presenza siciliana qui. Ho avuto contatti istituzionali importanti, sono stato alle Nazioni Unite, ho visitato la comunità siciliana di Brooklyn, poi nel New Jersey, qui al Calandra Institute ho parlato a lungo con il dean, Anthony Tamburri, ho visto rappresentanti eletti del Cgie, Comites, dei Carabinieri, ho dell'associazionismo, ho parlato con la gente. Ho potuto riflettere sull’immagine della nostra regione qui. Era importante venire, soprattutto per il Columbus Day, quando le tutte le migliori energie vengono spese per promuovere l’Italia.
Ho scelto New York perchè è la più grande vetrina. Se vogliamo riproporre una nuova immagine della Sicilia dobbiamo partire da qui, nel centro commerciale e culturale del mondo. Vorrei usare un paragone; se una cosa esiste oggi, deve stare in TV. Allo stesso modo per far esistere la nuova Sicilia, bisogna farla esistere a New York. E l’anno prossimo poporrò l’arma dei carabinieri come nostra immagine. Nella tradizione antica i Siciliani invece erano visti ostili all’arma. Oggi ne vogliono l’amicizia e la vicinanza.”
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Palermo. "Festa in piazza Politeama (09.27.2008). From Radio 105 - Flickr Image [5]